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Richiesta trattazione orale: quando è valida in appello?

La Corte di Cassazione chiarisce che la richiesta trattazione orale nel processo d’appello penale deve essere presentata con un’istanza separata e solo dopo la fissazione dell’udienza. Inserirla direttamente nell’atto di appello, sebbene non sia un atto nullo, espone la parte al rischio che venga ignorata, senza che ciò costituisca una violazione processuale. La Corte ha quindi rigettato il ricorso di un imputato che si era lamentato della mancata celebrazione dell’udienza in presenza, poiché la sua richiesta era stata formulata in modo non conforme alle regole procedurali, stabilite per una migliore organizzazione del lavoro giudiziario.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Richiesta Trattazione Orale: Se Inserita nell’Atto di Appello è Valida?

Nel processo penale, il rispetto delle forme e dei termini non è un mero formalismo, ma una garanzia fondamentale per il corretto svolgimento della giustizia. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito questo principio in relazione a un aspetto cruciale del giudizio di secondo grado: la richiesta trattazione orale. La pronuncia analizza il caso di un imputato la cui istanza di discussione in presenza è stata ignorata perché formulata in modo non conforme, offrendo chiarimenti essenziali per gli operatori del diritto.

I Fatti del Caso: La Condanna e l’Appello

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo da parte del Tribunale per un reato previsto dalla legge sulle armi (L. n. 110/1975). La pena inflitta era di quattro mesi di arresto e 667 euro di ammenda. La Corte d’Appello, successivamente, confermava integralmente la sentenza di primo grado.

L’imputato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per Cassazione basandolo su due motivi principali. Il primo, di natura squisitamente processuale, lamentava che la Corte d’Appello avesse proceduto con un’udienza non partecipata, nonostante nell’atto di appello fosse stata inserita una specifica richiesta di discussione orale. Il secondo motivo, invece, criticava la sentenza per una presunta mancanza di motivazione sulla determinazione della pena e sulla mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche in misura più ampia.

La Questione Procedurale: Validità della Richiesta Trattazione Orale

Il cuore della controversia risiede nella modalità con cui la richiesta trattazione orale era stata avanzata. Il difensore l’aveva inserita all’interno del corpo dell’atto di appello, in un riquadro specifico prima dell’esposizione dei motivi.

La Corte di Cassazione si è trovata a dover stabilire se una richiesta formulata in questo modo, ovvero contestualmente all’impugnazione e prima ancora che fosse fissata una data per l’udienza, fosse idonea a vincolare la Corte d’Appello a celebrare il processo in forma partecipata.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso infondato, fornendo una chiara interpretazione delle norme procedurali che regolano la materia, evolutesi dalla legislazione emergenziale Covid-19 fino alla recente Riforma Cartabia.

La Normativa di Riferimento e la ‘Ratio’ Organizzativa

I giudici hanno spiegato che sia la disciplina emergenziale sia l’attuale art. 598-bis del codice di procedura penale prevedono una scansione temporale precisa. La richiesta di discussione orale deve essere formulata per iscritto e trasmessa telematicamente alla cancelleria dopo che la data dell’udienza è stata fissata, ed entro un termine perentorio calcolato a ritroso da quella data (quindici giorni liberi prima).

Questa regola, sottolinea la Corte, non è casuale. Risponde a una ratio di consentire una migliore e più efficiente organizzazione delle udienze. Permette alle cancellerie di distinguere fin da subito i procedimenti che necessitano della presenza delle parti da quelli che possono essere decisi sulla base degli atti, ottimizzando così il calendario giudiziario.

L’Onere della Parte: Riproporre l’Istanza Correttamente

La Corte ha stabilito un principio di fondamentale importanza pratica: una richiesta di rito partecipato avanzata in modo non conforme, come nel caso di specie all’interno dell’atto di appello, non è di per sé ‘irricevibile’. Tuttavia, la parte che sceglie questa via si espone al rischio che la sua istanza non venga esaminata e, soprattutto, si assume l’onere di riproporla nelle forme e nei termini corretti una volta ricevuta la notifica del decreto di citazione.

In altre parole, non deriva alcuna sanzione processuale (es. nullità) se la Corte d’Appello procede con il rito camerale non partecipato. L’errore procedurale ricade interamente sulla parte che non ha seguito la via maestra indicata dal legislatore. Nel caso specifico, il difensore, pur avendo ricevuto l’avviso di fissazione dell’udienza senza l’indicazione della partecipazione, non aveva provveduto a depositare una nuova e autonoma istanza.

Infine, la Corte ha dichiarato inammissibile anche il secondo motivo di ricorso, ritenendolo generico, poiché la pena era già stata fissata nel minimo edittale e ulteriormente diminuita per effetto delle attenuanti generiche concesse nella loro massima estensione.

Le conclusioni e le implicazioni pratiche

La sentenza consolida un orientamento rigoroso sull’onere di diligenza che grava sul difensore nel richiedere la celebrazione del processo d’appello in forma orale. La decisione insegna che l’inserimento della richiesta trattazione orale nell’atto di impugnazione non è una scorciatoia valida né una cautela sufficiente. Per avere la certezza che il processo si svolga in presenza, è indispensabile attendere la fissazione dell’udienza e, solo allora, depositare un’istanza autonoma e specifica, trasmessa per via telematica entro il termine di legge. Agire diversamente significa assumersi il rischio che il diritto alla discussione orale venga, di fatto, vanificato per una propria negligenza procedurale.

Una richiesta di trattazione orale inserita direttamente nell’atto di appello è valida?
La Corte chiarisce che, sebbene non sia tecnicamente ‘irricevibile’, tale richiesta non è conforme alla procedura. La legge richiede un’istanza separata e successiva alla fissazione dell’udienza. Presentarla nell’atto di appello espone al rischio concreto che non venga esaminata, senza che ciò comporti una nullità del procedimento.

Se il giudice d’appello ignora la richiesta di discussione orale presentata in modo non corretto, cosa succede?
Non deriva alcuna sanzione processuale. La parte che ha formulato la richiesta in modo non conforme si assume l’onere e il rischio che essa non venga presa in considerazione. Spetta a tale parte riproporre l’istanza nei modi e nei termini corretti una volta ricevuta la fissazione dell’udienza.

Perché la legge prevede che la richiesta di trattazione orale sia fatta con un atto separato e successivo?
La sentenza spiega che questa previsione risponde a una ratio di migliore organizzazione delle udienze. Permette alle cancellerie e ai giudici di gestire in modo più efficiente il calendario, distinguendo i processi che richiedono una discussione in presenza da quelli che possono essere decisi sulla base degli atti scritti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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