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Richiesta interrogatorio: chiarezza o abuso processo?

La Corte di Cassazione ha stabilito che una richiesta interrogatorio, per essere valida, deve essere formulata in modo chiaro ed esplicito. Una richiesta inserita in modo ambiguo e quasi nascosto all’interno di una memoria difensiva, senza essere richiamata nelle conclusioni, non obbliga il Pubblico Ministero a procedere e può configurare un abuso del processo. La Corte ha annullato la sentenza d’appello che aveva dichiarato la nullità del giudizio per il mancato interrogatorio.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Richiesta Interrogatorio: Quando la Forma Diventa Sostanza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 28050/2024) ha riacceso i riflettori su un tema cruciale della procedura penale: le modalità con cui l’indagato deve formulare la richiesta interrogatorio dopo la conclusione delle indagini. Questo caso dimostra come il diritto alla difesa debba bilanciarsi con il dovere di lealtà processuale, evidenziando che una richiesta ambigua, inserita in modo ‘incidentale’ in una memoria difensiva, può essere considerata un abuso del processo e non generare la nullità degli atti successivi. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Al centro della vicenda vi è un imputato condannato in primo grado dal Tribunale di Salerno per reati di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi (art. 474 c.p.) e ricettazione (art. 648 c.p.).

La Corte d’Appello, tuttavia, aveva annullato questa sentenza. Il motivo? Il decreto di citazione a giudizio era stato emesso senza che il Pubblico Ministero avesse prima proceduto all’interrogatorio dell’indagato. La difesa aveva infatti presentato, dopo la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini (ex art. 415-bis c.p.p.), una memoria difensiva in cui, a suo dire, era contenuta tale richiesta. L’eccezione di nullità era stata sollevata tempestivamente in giudizio.

Contro questa decisione della Corte d’Appello, il Procuratore Generale ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che la richiesta interrogatorio non era stata formulata in modo esplicito e inequivocabile, ma con modalità ambigue tali da configurare un abuso del processo.

La Validità della Richiesta Interrogatorio

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Procuratore Generale, ribaltando la decisione della Corte d’Appello. Il punto centrale del ragionamento dei giudici supremi ruota attorno ai requisiti di chiarezza e inequivocabilità che una richiesta del genere deve possedere.

L’art. 415-bis, comma 3, c.p.p., stabilisce che l’indagato può chiedere di essere sottoposto a interrogatorio, e in tal caso il Pubblico Ministero ‘deve procedervi’. La violazione di questo obbligo determina una nullità a regime intermedio. Tuttavia, la giurisprudenza costante afferma che, affinché sorga questo obbligo, la richiesta deve essere formulata ‘in maniera chiara, esplicita ed inequivocabile’, senza che siano necessarie formule sacramentali.

L’Analisi della Memoria Difensiva

Nel caso specifico, la Cassazione ha esaminato il testo della memoria difensiva e ha rilevato che la frase contenente la richiesta era inserita in modo anomalo all’interno di un’argomentazione giuridica sulla insussistenza del reato di ricettazione. Testualmente, il difensore scriveva: ‘…la condotta tenuta dall’indagato che chiede l’interrogatorio non può in alcun modo integrare l’ipotesi di reato…’.

Secondo la Corte, questa formulazione era stata espressa ‘con una sorta di incidentale imprevista’ e risultava ‘inserita in una proposizione linguistica che recava un contenuto diverso, ben più ampio’. Inoltre, nelle conclusioni della memoria, il difensore chiedeva l’archiviazione o la modifica dell’imputazione, senza fare alcun riferimento alla necessità di svolgere l’interrogatorio precedentemente ‘sollecitato con le descritte anomale modalità’.

Il Principio dell’Abuso del Processo

La Corte ha fondato la sua decisione sul principio dell’abuso del processo e sul dovere di lealtà processuale che incombe su tutte le parti, compreso il difensore (art. 105, comma 4, c.p.p.).

L’abuso del processo si verifica quando un diritto viene utilizzato per finalità oggettivamente diverse e contrastanti rispetto all’interesse per cui è stato riconosciuto. In questo caso, la modalità con cui è stata formulata la richiesta interrogatorio è stata ritenuta idonea a ‘trarre in inganno il magistrato inquirente’, poiché difettava del requisito della chiarezza, intesa anche come ‘agevole riconoscibilità’.

In pratica, la difesa non può ‘nascondere’ una richiesta processuale fondamentale all’interno di un’argomentazione complessa, senza poi evidenziarla nelle conclusioni dell’atto, con il rischio di creare un vizio procedurale da far valere in un secondo momento. Questo comportamento viola i doveri di lealtà e correttezza che devono improntare la condotta di tutti i soggetti del procedimento.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha ritenuto che una richiesta di interrogatorio formulata in modo non chiaro, esplicito e inequivocabile non fa sorgere l’obbligo per il Pubblico Ministero di procedere. La modalità ‘incidentale’ e quasi nascosta con cui la richiesta era stata inserita nel corpo di una memoria difensiva, senza essere richiamata nelle conclusioni, è stata valutata come una violazione del dovere di lealtà processuale. Tale condotta, idonea a indurre in errore il magistrato, configura un abuso del processo, poiché il diritto viene esercitato non per reali finalità difensive, ma per creare pretestuosamente una nullità procedurale. Pertanto, la Corte ha escluso la nullità del decreto di citazione a giudizio.

Le Conclusioni

La sentenza in commento offre un importante monito: il diritto alla difesa, pur essendo inviolabile, non può essere esercitato in modo sleale. La chiarezza e la trasparenza degli atti difensivi sono essenziali per garantire il corretto svolgimento del processo. Una richiesta interrogatorio deve essere immediatamente percepibile come tale dall’autorità giudiziaria. In caso contrario, come stabilito dalla Cassazione, non solo la richiesta sarà inefficace, ma la condotta difensiva potrebbe essere qualificata come un abuso del processo. Di conseguenza, la Corte ha annullato la sentenza d’appello, disponendo un nuovo giudizio.

Una richiesta di interrogatorio deve essere fatta con una formula specifica?
No, la legge non richiede formule sacramentali. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha chiarito che la richiesta deve essere formulata in maniera chiara, esplicita e inequivocabile, tale da essere facilmente riconoscibile dall’autorità giudiziaria.

Cosa succede se una richiesta di interrogatorio è formulata in modo ambiguo o ‘nascosto’?
Secondo la sentenza, una richiesta formulata in modo ambiguo, inserita incidentalmente in un’argomentazione più ampia e non richiamata nelle conclusioni dell’atto, non fa sorgere l’obbligo per il Pubblico Ministero di procedere. Tale condotta può essere considerata un abuso del processo e, di conseguenza, non determina la nullità degli atti successivi.

Il difensore ha doveri di lealtà nel processo penale?
Sì. La Corte di Cassazione ha ribadito che il principio di lealtà processuale si applica a tutti i soggetti del procedimento, compreso il difensore dell’imputato. L’attività difensiva deve essere svolta con lealtà e correttezza, senza pregiudicare l’esercizio delle facoltà e garanzie previste a tutela del diritto di difesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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