LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Richiesta di rinvio: quando è tardiva in appello?

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per false attestazioni. La questione centrale riguardava una richiesta di rinvio per astensione del difensore, ritenuta irrilevante dalla Corte. La decisione si fonda sul fatto che la parte appellante non aveva richiesto la trattazione orale del processo d’appello entro il termine perentorio stabilito dalla legge, consolidando così il rito cartolare e facendo decadere il diritto a partecipare all’udienza.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Richiesta di Rinvio in Appello: Quando il Termine è Perentorio

Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce i rigidi termini procedurali che disciplinano il processo d’appello penale, sottolineando come la tardiva formulazione di alcune istanze possa precludere diritti fondamentali della difesa. Il caso in esame riguarda una richiesta di rinvio per legittimo impedimento del difensore, dichiarata irrilevante a causa del mancato rispetto del termine perentorio per chiedere la discussione orale del processo. Analizziamo la vicenda e i principi di diritto affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti: La Dichiarazione di Residenza e la Condanna

La vicenda trae origine dalla condanna di un uomo per il delitto di false attestazioni a un pubblico ufficiale (art. 495 c.p.). L’imputato, nel richiedere il duplicato della propria patente di guida presso la Motorizzazione Civile, aveva dichiarato di risiedere in un comune italiano, mentre in realtà la sua residenza effettiva era in Slovenia. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’appello avevano confermato la sua colpevolezza.

Il Nodo Processuale: La Richiesta di Rinvio e la Trattazione Orale

Il fulcro del ricorso per Cassazione non riguardava il merito della condanna, ma una questione puramente procedurale. Il difensore dell’imputato aveva chiesto il rinvio dell’udienza d’appello a causa della sua adesione a un’astensione dalle udienze (sciopero di categoria). La Corte d’appello, tuttavia, aveva rigettato l’istanza, procedendo alla celebrazione dell’udienza e alla conferma della condanna.

La motivazione del rigetto si basava su un presupposto fondamentale: la richiesta di trattazione orale del processo d’appello, avanzata dal nuovo difensore, era stata presentata tardivamente. Secondo la Corte territoriale, tale richiesta doveva essere formulata in un momento antecedente, legato alla prima udienza del giudizio di secondo grado. Di conseguenza, il processo era destinato a svolgersi con rito cartolare (senza la presenza delle parti), rendendo di fatto irrilevante l’impedimento del difensore a partecipare fisicamente.

Le Motivazioni della Cassazione sul Diniego della Richiesta di Rinvio

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d’appello, rigettando il ricorso e offrendo un’importante lezione sui termini processuali. Il ragionamento dei giudici si fonda sull’interpretazione dell’art. 598-bis, comma 2, del codice di procedura penale.

Questa norma stabilisce che l’appellante, l’imputato o il suo difensore possono chiedere di partecipare all’udienza d’appello. Tale richiesta è però soggetta a un termine di decadenza di quindici giorni dalla notifica del decreto di citazione. È un termine perentorio, la cui inosservanza comporta la perdita del diritto.

Il Principio della Decadenza e l’Irrevocabilità della Scelta del Rito

Nel caso specifico, alla prima udienza d’appello, né le parti né i difensori avevano avanzato richiesta di discussione orale entro il termine previsto. Questo, secondo la Cassazione, ha determinato il consolidamento della trattazione scritta. La scelta (o la mancata scelta) del rito diventa irrevocabile e non può essere rimessa in discussione, nemmeno in caso di rinvio dell’udienza o di nomina di un nuovo difensore.

La Suprema Corte ha precisato che la norma è chiara nel collegare la richiesta alla prima udienza della fase di appello. Permettere una riapertura dei termini a ogni rinvio o cambio di difensore creerebbe incertezza procedurale. Di conseguenza, essendo l’imputato decaduto dal diritto di partecipare all’udienza, la sua successiva istanza di rinvio per impedimento del difensore a presenziare era del tutto irrilevante. Non si può essere impediti a fare qualcosa che, per legge, non si ha più il diritto di fare.

Conclusioni

La sentenza ribadisce il rigore delle norme procedurali e l’importanza del rispetto dei termini perentori. La scelta di partecipare o meno alla discussione orale in appello deve essere compiuta tempestivamente e in modo irrevocabile all’inizio del giudizio di secondo grado. Una volta decorso il termine, il rito si consolida nella forma cartolare, e le successive vicende processuali, come la nomina di un nuovo legale o la sua adesione a uno sciopero, non possono riaprire termini ormai scaduti, rendendo inefficace qualsiasi successiva richiesta di rinvio basata sulla necessità di presenza fisica.

È possibile chiedere la trattazione orale dell’appello in un momento successivo alla prima udienza?
No, la sentenza chiarisce che la richiesta di partecipare all’udienza d’appello deve essere presentata, a pena di decadenza, nel termine di quindici giorni dalla notifica del decreto di citazione o dell’avviso della data fissata per il giudizio, e si ricollega alla prima udienza. Una volta scaduto tale termine, il diritto è perso.

Il cambio del difensore o il rinvio dell’udienza consentono di presentare una nuova richiesta di discussione orale?
No. La Corte di Cassazione ha specificato che né il mutamento del difensore né il semplice rinvio del processo a una nuova udienza possono condurre alla riapertura del termine perentorio previsto dall’art. 598 bis, comma 2, cod. proc. pen. La scelta del rito, una volta consolidata, è irrevocabile.

Una richiesta di rinvio per adesione del difensore a uno sciopero è sempre accolta?
No. Nel caso di specie, la richiesta è stata giudicata irrilevante. Poiché l’appellante era già decaduto dal diritto di chiedere la trattazione orale, il processo doveva svolgersi in forma scritta. Di conseguenza, l’impedimento del difensore a essere fisicamente presente non aveva alcun effetto sulla procedura, che non prevedeva la sua partecipazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati