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Richiesta d’asilo dopo espulsione: il reato resta?

La Corte di Cassazione ha stabilito che la richiesta d’asilo presentata da un cittadino straniero dopo aver ricevuto e ignorato un ordine di espulsione non annulla il reato di illecita permanenza. Con l’ordinanza in esame, la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso, affermando che il permesso di soggiorno provvisorio ottenuto in attesa dell’esito della domanda di asilo non giustifica la precedente violazione dell’ordine di allontanamento dal territorio nazionale.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Richiesta d’Asilo Dopo l’Ordine di Espulsione: Annulla il Reato?

Una questione di grande attualità nel diritto dell’immigrazione riguarda gli effetti di una richiesta d’asilo presentata dopo che uno straniero ha già ricevuto un ordine di espulsione e non lo ha rispettato. Può questa mossa sanare la precedente condotta illecita? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo punto, delineando un principio giuridico molto chiaro e rigoroso.

I Fatti del Caso Giudiziario

Il caso ha origine dal ricorso di un cittadino straniero contro una sentenza del Giudice di Pace. L’uomo era stato condannato per il reato previsto dall’art. 14, comma 5-ter del Testo Unico sull’Immigrazione, ovvero per non aver ottemperato a un provvedimento di espulsione emesso nei suoi confronti quasi due anni prima. La sua difesa si basava su un evento successivo alla violazione: la presentazione di una domanda per il riconoscimento del diritto d’asilo.

La linea difensiva: la richiesta d’asilo come giustificazione

Secondo il ricorrente, la presentazione della richiesta d’asilo e il conseguente ottenimento di un permesso di soggiorno provvisorio avrebbero dovuto giustificare la sua permanenza sul territorio nazionale, rendendo di fatto inefficace la precedente accusa. In sostanza, si sosteneva che il nuovo status di richiedente asilo potesse avere un effetto sanante sulla precedente condotta penalmente rilevante.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto categoricamente questa interpretazione. I giudici hanno chiarito che il reato di mancata ottemperanza all’ordine di espulsione è un reato istantaneo. Ciò significa che si consuma nel momento esatto in cui lo straniero, senza un giustificato motivo, non lascia il territorio nazionale entro il termine stabilito.

L’elemento chiave della decisione risiede nella cronologia degli eventi. La richiesta d’asilo, essendo stata presentata successivamente alla consumazione del reato, non può avere alcun effetto retroattivo per giustificare una condotta già perfezionatasi come illecita. Il permesso di soggiorno provvisorio rilasciato al richiedente asilo è definito dalla Corte come un atto dal “carattere necessitato”, ovvero un documento indispensabile per permettere allo Stato di esaminare la domanda di protezione internazionale. Tuttavia, la sua funzione si limita a regolarizzare la presenza dello straniero per il futuro e per la durata della procedura, senza poter sanare violazioni passate.

La Corte ha inoltre rafforzato la sua posizione richiamando un proprio precedente consolidato (Sez. 1, n. 35707 del 2019), che aveva già stabilito come il permesso provvisorio non costituisca una “giustificazione per la precedente illecita permanenza”.

Le Conclusioni: La Decisione della Suprema Corte

In virtù di queste motivazioni, il ricorso è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha confermato che la successiva richiesta d’asilo non assume alcun rilievo ai fini dell’esclusione della punibilità per il reato di mancato rispetto dell’ordine di espulsione. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: le procedure per la protezione internazionale non possono essere utilizzate come strumento per eludere le conseguenze penali di precedenti violazioni delle norme sull’immigrazione.

Presentare una richiesta d’asilo dopo aver ricevuto un ordine di espulsione cancella il reato per non aver lasciato il Paese?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il reato di mancata ottemperanza all’ordine di espulsione si perfeziona nel momento in cui scade il termine per lasciare il territorio. La successiva richiesta d’asilo non ha effetto retroattivo e non elimina il reato già commesso.

Il permesso di soggiorno provvisorio ottenuto durante la procedura d’asilo giustifica la permanenza illegale precedente?
No. Il permesso di soggiorno provvisorio è un atto necessario per consentire l’esame della domanda di asilo, ma non costituisce una giustificazione per la precedente illecita permanenza sul territorio nazionale, ovvero per non aver rispettato l’ordine di espulsione.

Qual è stata la decisione finale della Corte sul ricorso?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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