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Ricettazione rame: la Cassazione conferma la condanna

La Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due imputati condannati per la ricettazione di 800 kg di rame. La sentenza analizza la prova della provenienza illecita del bene e i motivi per cui non è stata concessa l’attenuante della particolare tenuità del fatto. La condanna per ricettazione rame è stata quindi confermata.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricettazione Rame: La Cassazione e la Prova della Consapevolezza

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 906 del 2024, si è pronunciata su un caso di ricettazione rame, confermando la condanna per due imputati. La decisione offre importanti spunti sulla valutazione della prova nel reato di ricettazione, sul rigetto della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e sui limiti del ricorso per cassazione. Analizziamo nel dettaglio la vicenda e i principi di diritto affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Il Trasporto Illecito

Il caso riguarda due soggetti: il titolare di una ditta di trasporti e un autista. Quest’ultimo è stato sorpreso a trasportare un carico di 800 kg di rame, occultato sotto altro materiale, che è risultato essere stato sottratto a una nota compagnia di telecomunicazioni. I giudici di primo e secondo grado avevano ritenuto entrambi colpevoli del reato di ricettazione in concorso, ritenendo provata sia la provenienza illecita del materiale sia la consapevolezza degli imputati.

I Motivi del Ricorso: Tra Tenuità del Fatto e Vizi di Motivazione

Gli imputati hanno presentato ricorso in Cassazione lamentando diversi aspetti. In particolare, hanno sostenuto che:

1. Mancata applicazione della particolare tenuità del fatto: Entrambi avevano richiesto il riconoscimento della causa di non punibilità prevista dall’art. 131-bis c.p., senza ricevere una risposta motivata dai giudici d’appello.
2. Mancanza di prova sulla consapevolezza: Si contestava la logicità della motivazione con cui era stata affermata la consapevolezza della provenienza illecita del rame. Secondo la difesa, non vi erano prove sufficienti a dimostrare che gli imputati sapessero che il rame fosse rubato.
3. Negazione delle attenuanti generiche: Uno degli imputati si doleva anche del mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, a fronte di una personalità non allarmante.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Ricettazione Rame

La Suprema Corte ha dichiarato tutti i ricorsi inammissibili, ritenendoli manifestamente infondati. Secondo gli Ermellini, i motivi proposti non erano altro che una ripetizione delle argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello, senza introdurre una critica argomentata e specifica contro la sentenza impugnata.

Le Motivazioni

La Corte ha smontato punto per punto le doglianze dei ricorrenti. Sul tema della particolare tenuità del fatto, ha chiarito che la Corte d’Appello l’aveva implicitamente ma inequivocabilmente rigettata nel momento in cui aveva giudicato congrua la pena inflitta. Tale valutazione è, infatti, logicamente incompatibile con il riconoscimento di un’offesa di minima entità. Per quanto riguarda le attenuanti generiche, il diniego è stato considerato legittimo perché non era emersa alcuna forma di pentimento (resipiscenza) da parte dell’imputato.
Il punto cruciale riguarda la prova della consapevolezza della provenienza illecita, elemento fondamentale nel reato di ricettazione. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: non è necessario che il reato presupposto (il furto del rame) sia accertato con sentenza definitiva. La sua esistenza e la provenienza delittuosa del bene possono essere desunte logicamente dalla natura e dalle caratteristiche del bene stesso, come nel caso di un’ingente quantità di rame appartenente a una compagnia telefonica. La consapevolezza degli imputati è stata correttamente dedotta dalle circostanze: l’autista non poteva non aver verificato il carico, mentre il titolare della ditta, beneficiario del trasporto di un bene di così alto valore, doveva necessariamente essere a conoscenza della sua natura illecita, anche per le modalità di occultamento.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce la severità con cui la giurisprudenza valuta i casi di ricettazione rame, un reato che causa notevoli danni a infrastrutture e servizi pubblici. Le conclusioni pratiche sono chiare: i ricorsi per cassazione devono presentare critiche specifiche e non possono limitarsi a riproporre questioni di merito già valutate. La richiesta di applicazione della particolare tenuità del fatto è difficilmente accoglibile per quantitativi ingenti di merce rubata. Infine, la prova della consapevolezza nel reato di ricettazione può essere raggiunta anche attraverso elementi logici e presuntivi, basati sulle circostanze concrete del fatto e sulla natura del bene.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando è fondato su motivi manifestamente infondati, generici o che si risolvono nella mera ripetizione di argomentazioni già respinte nei gradi di merito, senza una critica specifica e argomentata contro la decisione impugnata.

Per configurare il reato di ricettazione è necessario che il furto originario sia stato accertato con una sentenza definitiva?
No. La Corte ha ribadito che la provenienza delittuosa del bene può essere desunta anche dalla sua natura, dalle sue caratteristiche e da altri elementi di fatto, senza che sia necessario un accertamento giudiziale irrevocabile del reato presupposto.

Perché la Corte ha negato l’applicazione della particolare tenuità del fatto in questo caso di ricettazione rame?
La Corte ha ritenuto che la richiesta fosse stata implicitamente rigettata dalla Corte d’Appello quando ha confermato la congruità della pena. Una sanzione ritenuta adeguata è logicamente incompatibile con il riconoscimento di un’offesa di minima entità, specialmente a fronte di un quantitativo di 800 kg di rame.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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