Ricettazione: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile
L’ordinanza in esame offre un’importante lezione sui limiti del ricorso in Cassazione, specialmente in casi di ricettazione. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato, condannato in primo e secondo grado, che contestava la sua responsabilità penale. Questa decisione ribadisce principi fondamentali del nostro sistema processuale, tracciando una linea netta tra il giudizio di merito, dove si valutano i fatti, e il giudizio di legittimità, di competenza esclusiva della Cassazione.
L’analisi del caso: dalla condanna per ricettazione al ricorso
Il ricorrente era stato condannato per il delitto di ricettazione previsto dall’art. 648 del codice penale. Giunto dinanzi alla Corte di Cassazione, ha presentato tre motivi di impugnazione. I primi due miravano a una riconsiderazione delle prove, sostenendo una violazione di legge e un difetto di motivazione riguardo alla sua responsabilità. Il terzo motivo, invece, lamentava la mancata riqualificazione del reato da ricettazione a furto (art. 624 c.p.), suggerendo un suo coinvolgimento diretto nel reato presupposto.
La Decisione della Corte di Cassazione sul reato di ricettazione
La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi, dichiarando il ricorso inammissibile. Per quanto riguarda i primi due punti, i giudici hanno sottolineato come le critiche del ricorrente fossero articolate esclusivamente in fatto. L’imputato, in sostanza, chiedeva alla Corte una nuova e diversa lettura degli elementi probatori, un’attività che esula completamente dai poteri del giudice di legittimità. I giudici di appello, con una motivazione definita ‘esaustiva e conforme’, avevano già confermato la decisione di primo grado (la cosiddetta ‘doppia conforme’), indicando con chiarezza gli elementi che dimostravano la responsabilità penale per il reato contestato.
Anche il terzo motivo è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte di merito aveva già spiegato, con argomenti logici e giuridici, le ragioni per cui si configurava il reato di ricettazione e non quello di furto: mancava qualsiasi elemento probatorio che indicasse un coinvolgimento del ricorrente nella commissione del furto stesso.
Le motivazioni
La motivazione della Corte Suprema si fonda su un principio cardine del processo penale: la distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. La Corte di Cassazione non è un ‘terzo grado’ di giudizio dove si possono rivalutare le prove o la ricostruzione dei fatti. Il suo compito è assicurare la corretta applicazione della legge e controllare la logicità e coerenza della motivazione delle sentenze impugnate. Se la motivazione, come in questo caso, è completa, razionale e priva di contraddizioni, non è censurabile in sede di legittimità. La decisione di condannare l’imputato per ricettazione era fondata su apprezzamenti di fatto che, non essendo manifestamente illogici, sono insindacabili in Cassazione.
Le conclusioni
Questa ordinanza conferma che un ricorso per Cassazione non può trasformarsi in un appello mascherato. Le censure devono essere di natura strettamente giuridica e non possono limitarsi a proporre una lettura alternativa delle prove già vagliate dai giudici di merito. Per ottenere una riqualificazione del reato da ricettazione a furto, è necessario che emergano dagli atti processuali elementi concreti che dimostrino il coinvolgimento diretto dell’imputato nell’azione furtiva, assenti nel caso di specie. In mancanza di tali prove, la condanna per ricettazione rimane solida e la decisione dei giudici di merito, se ben motivata, non può essere messa in discussione.
È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti di un processo?
No, la Corte di Cassazione svolge un giudizio di legittimità, non di merito. Non può rileggere gli elementi di fatto o adottare nuovi parametri di ricostruzione, compiti che spettano ai giudici di primo e secondo grado.
Qual è la differenza tra furto e ricettazione secondo questa ordinanza?
L’ordinanza chiarisce che si configura la ricettazione quando non vi sono elementi probatori che indichino un coinvolgimento diretto dell’imputato nella commissione del reato presupposto (il furto). La responsabilità per ricettazione sorge dall’acquisizione di un bene di provenienza illecita, non dalla sua sottrazione materiale.
Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Se il ricorso è dichiarato inammissibile, la condanna diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto in questo caso.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 7882 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 7882 Anno 2025
Presidente: IMPERIALI NOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 14/01/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: NOME nato a FOGGIA il 23/06/1996
avverso la sentenza del 04/04/2023 della CORTE APPELLO di BARI
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
•
CONSIDERATO IN FATTO E IN DIRITTO
Letto il ricorso presentato nell’interesse di COGNOME NOME e la memoria depositata in data 16 novembre 2024 dalll’Avv. NOME COGNOME con il quale il difensore di fiducia del ricorrente insiste nei motivi di ricorso;
ritenuto che i primi due motivi di impugnazione, con cui il ricorrente deduce violazione di legge e difetto di motivazione in ordine alla penale responsabilità per il delitto di cui all’art. 648 cod. pen., sono articolati esclusivamente in fatto e quindi, proposto al di fuori dei limiti del giudizio di legittimità, restando estranei a poteri della Corte di Cassazione quello di una rilettura degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione o l’autonoma adozione di nuovi e diversi parametri di ricostruzione e valutazione dei fatti. I giudici di appello, con motivazione esaustiva e conforme alle risultanze processuali, che riprende le argomentazioni del giudice di primo grado come è fisiologico in presenza di una doppia conforme, hanno indicato la pluralità di elementi idonei a dimostrare la penale responsabilità del COGNOME in ordine al reato di ricettazione (vedi pagg. da 2 a 4 della sentenza impugnata), tale ricostruzione, in nessun modo censurabile sotto il profilo della completezza e della razionalità, è fondata su apprezzamenti di fatto non qualificabili in termini di contraddittorietà o di manifesta illogicità e perci insindacabili in questa sede.
considerato che il terzo motivo con cui il ricorrente lamenta la mancata riqualificazione del fatto nel delitto di cui all’art. 624 cod. pen., è manifestamente infondato. La Corte di merito, con motivazione coerente con le risultanze istruttorie, ha esplicitato, con corretti argomenti logici e giuridici, le ragioni del penale responsabilità del ricorrente in ordine al reato di ricettazione in considerazione dell’assenza di elementi probatori indicativi del suo coinvolgimento nella commissione del reato presupposto di furto (si veda, in particolare, pagg. 3 e 4 della sentenza impugnata);
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 14 gennaio 2025.