Ricettazione: Quando il Ricorso in Cassazione è Solo una Perdita di Tempo?
Il reato di ricettazione è una delle fattispecie più comuni nei tribunali italiani e riguarda chiunque acquisti o riceva beni di provenienza illecita. Ma cosa succede quando una condanna viene impugnata davanti alla Corte di Cassazione? Un’ordinanza recente ci offre uno spunto fondamentale: presentare un ricorso generico, che si limita a ripetere le stesse argomentazioni già respinte in appello, è una strategia destinata al fallimento. Analizziamo insieme questo caso per capire perché.
I Fatti del Caso
Un uomo veniva condannato per il reato di ricettazione dopo essere stato fermato dalle forze dell’ordine alla guida di un’automobile risultata rubata. Durante il controllo, l’imputato non solo non forniva alcuna spiegazione plausibile riguardo al possesso del veicolo, ma tentava anche di fuggire. La Corte d’Appello confermava la sua colpevolezza, ritenendo che questi comportamenti fossero chiari indizi della sua consapevolezza circa la provenienza illecita dell’auto.
Contro questa decisione, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando un “vizio di motivazione” da parte dei giudici di secondo grado. In particolare, contestava la sussistenza dell’elemento soggettivo del reato, ovvero il dolo.
L’Importanza della Specificità nel Ricorso per Ricettazione
La Corte di Cassazione, con una decisione netta, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Il punto centrale della pronuncia non risiede tanto nel merito della vicenda, quanto nella forma e nella sostanza dell’atto di impugnazione. I giudici hanno sottolineato che il ricorso era meramente “riproduttivo” dei motivi già presentati e respinti in appello. In altre parole, l’imputato non aveva formulato una critica concreta e argomentata contro la sentenza impugnata, ma si era limitato a riproporre le stesse difese.
Questo aspetto è cruciale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono riesaminare i fatti, ma un controllo di legittimità sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione della sentenza precedente. Un ricorso che non individua vizi specifici, ma si limita a una generica contestazione, è considerato “apparente” e, come tale, inammissibile.
Le Motivazioni della Decisione
La Suprema Corte ha spiegato che la motivazione della Corte d’Appello era del tutto priva dei vizi lamentati. I giudici di merito avevano correttamente applicato i principi consolidati in materia di ricettazione. Secondo la giurisprudenza costante, il dolo nel reato di ricettazione può essere desunto da una serie di elementi indiziari, quali:
1. Il tentativo di fuga al momento del controllo delle forze dell’ordine.
2. La mancata fornitura di una spiegazione plausibile e credibile sulla provenienza del bene.
Nel caso di specie, entrambi questi elementi erano presenti e sono stati considerati sufficienti a dimostrare che l’imputato fosse consapevole di guidare un veicolo di provenienza delittuosa. La Corte di Cassazione ha quindi ritenuto il ragionamento della Corte territoriale logico, coerente e giuridicamente corretto, respingendo l’impugnazione come manifestamente infondata.
Conclusioni: Cosa Imparare da Questa Ordinanza
Questa ordinanza offre due importanti lezioni. La prima riguarda la sostanza del reato di ricettazione: chi viene trovato in possesso di beni rubati e non è in grado di giustificarne la provenienza in modo convincente, rischia seriamente una condanna, soprattutto se accompagnata da comportamenti sospetti come il tentativo di fuga. La seconda, di natura processuale, è ancora più rilevante: per avere una possibilità di successo in Cassazione, un ricorso deve essere specifico, puntuale e deve attaccare i vizi logici o giuridici della sentenza impugnata, non limitarsi a riproporre argomenti già vagliati e disattesi.
Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando è generico, non specifico e si limita a riproporre le stesse argomentazioni già esaminate e respinte nei gradi di giudizio precedenti, senza muovere una critica concreta e argomentata alla sentenza impugnata.
Quali elementi dimostrano il dolo nel reato di ricettazione secondo questa ordinanza?
Secondo l’ordinanza, il dolo (cioè la consapevolezza della provenienza illecita del bene) può essere dimostrato da elementi come il tentativo di fuggire al controllo delle forze dell’ordine e l’incapacità di fornire una spiegazione plausibile sulla disponibilità del bene stesso.
Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta non solo la fine del processo e la conferma della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 9318 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 9318 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 04/02/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a CATANIA il 11/05/1982
avverso la sentenza del 23/04/2024 della CORTE APPELLO di CATANIA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
,4/
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di NOME COGNOME;
considerato che l’unico motivo di ricorso, con cui si contesta vizio motivazione in ordine alla ritenuta sussistenza dell’elemento soggettivo del di ricettazione ascritto all’odierno ricorrente, è riproduttivo di profili di prospettati con l’atto di appello ed adeguatamente vagliati e disattesi dal territoriale, e dunque non specifici ma soltanto apparenti, omettendo di asso la tipica funzione di una concreta critica argomentata avverso la sentenza og di ricorso;
che, infatti, deve osservarsi come, contrariamente a quanto contestato, una motivazione esente dai vizi contestati, facendo corretta applicazion principi consolidati nella giurisprudenza di legittimità (cfr. Sez. 2, n. 2 17/06/2019, COGNOME, Rv. 276666-01; Sez. 2, n. 53017 del 22/11/2016, Alot Rv. 268713-01), i giudici di appello, ritenendo del tutto superabili gli difensivi, hanno sottolineato come il dolo richiesto ai fini dell’integrazione ascritto al ricorrente debba ravvisarsi nel fatto che questi, rinvenuto al dell’auto di provenienza delittuosa, oltre ad aver tentato di fuggire al c delle forze dell’ordine, non avesse fornito alcuna spiegazione plausibile c disponibilità della vettura stessa (cfr. pagg. 3 e 4 della impugnata sentenz rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma euro tremila in favore della Cassa delle ammende;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento d spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa ammende.
Così deciso, il 4 febbraio 2025.