LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricettazione: quando i precedenti penali la aggravano

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per ricettazione di merce con marchi contraffatti e di un documento falso. La Corte ha stabilito che i precedenti penali specifici per reati della stessa indole configurano un comportamento abituale, impedendo l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Inoltre, ha chiarito che il reato presupposto della ricettazione era la contraffazione stessa, non la detenzione per la vendita, reato dal quale l’imputato era stato assolto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricettazione e Comportamento Abituale: Quando non si Applica la Tenuità del Fatto

Il reato di ricettazione, disciplinato dall’art. 648 del codice penale, è uno dei più comuni nel nostro ordinamento, ma presenta profili applicativi complessi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 5179/2024) offre spunti cruciali su due aspetti fondamentali: l’individuazione del delitto presupposto e, soprattutto, l’impatto dei precedenti penali sulla possibilità di beneficiare della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Analizziamo la decisione per comprendere meglio questi meccanismi.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un uomo condannato in primo e secondo grado per il reato di ricettazione. Nello specifico, era stato trovato in possesso di alcuni maglioni con marchi contraffatti e di una carta d’identità falsa. La Corte di Appello, pur riformando parzialmente la prima sentenza e assolvendolo dall’accusa di detenzione a fini di vendita della merce contraffatta, aveva confermato la sua responsabilità per la ricettazione sia dei capi di abbigliamento che del documento.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:
1. Vizio di motivazione sulla ricettazione: Secondo la difesa, la Corte di Appello non avrebbe specificato quale fosse il delitto presupposto della ricettazione, avendo assolto l’imputato dalla detenzione per la vendita. Inoltre, mancava la prova della sua consapevolezza circa l’origine illecita dei beni.
2. Mancata applicazione della particolare tenuità del fatto: Si contestava la decisione di non applicare l’art. 131 bis c.p., sostenendo che i precedenti penali dell’imputato non fossero sufficienti a configurare quel ‘comportamento abituale’ che preclude il beneficio.
3. Falso grossolano: La difesa sosteneva che la carta d’identità fosse una falsificazione così evidente da non poter ingannare nessuno, configurando un ‘falso grossolano’ e, quindi, un reato impossibile.

La Decisione della Corte: Ricettazione e Precedenti Penali

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le doglianze della difesa. La sentenza è particolarmente interessante per le argomentazioni utilizzate, che chiariscono importanti principi di diritto.

Le Motivazioni

La Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni difensive. In primo luogo, ha chiarito che il delitto presupposto della ricettazione dei maglioni non era la detenzione per la vendita (da cui era stato assolto), ma la contraffazione dei marchi apposti sui capi. Per quanto riguarda la consapevolezza, i giudici hanno ribadito un principio consolidato: l’omessa spiegazione sulla provenienza dei beni da parte dell’imputato costituisce una prova della sua volontà di occultarne l’origine illecita.

Sul punto più controverso, quello relativo alla tenuità del fatto, la Cassazione ha fatto corretta applicazione dei principi enunciati dalle Sezioni Unite. L’istituto della non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.) mira a escludere dal circuito penale fatti marginali. Tuttavia, non può essere applicato in presenza di un ‘comportamento abituale’. Nel caso di specie, l’imputato aveva due precedenti condanne specifiche per reati della stessa indole (falso in certificazioni, violazione del diritto d’autore e ricettazione). Questa pluralità di precedenti, secondo la Corte, integra pienamente la nozione di abitualità, rendendo impossibile concedere il beneficio.

Infine, è stata respinta anche la tesi del ‘falso grossolano’. La Corte ha evidenziato che il documento presentava caratteristiche identiche all’originale e che la sua falsità non sarebbe stata riconoscibile da un occhio non esperto, essendo quindi pienamente idoneo a ledere la fede pubblica.

Conclusioni

La sentenza n. 5179/2024 della Corte di Cassazione ribadisce con forza un principio fondamentale: la recidiva in reati della stessa indole è un ostacolo insormontabile per l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Questa decisione sottolinea come il legislatore e la giurisprudenza intendano utilizzare l’art. 131 bis c.p. per deflazionare il sistema penale solo in relazione a episodi criminosi veramente isolati e marginali, escludendo chi, attraverso la ripetizione di condotte illecite, dimostra una concreta propensione a delinquere. La pronuncia serve da monito: anche per reati considerati ‘minori’, la presenza di precedenti specifici preclude l’accesso a benefici volti a premiare l’occasionalità della condotta.

Qual è il reato presupposto nel caso di ricettazione di merce con marchio contraffatto?
Secondo la sentenza, il reato presupposto non è la detenzione per la vendita della merce, ma il delitto di contraffazione dei marchi apposti sui prodotti. La ricettazione si configura ricevendo beni che provengono da tale attività illecita.

Quando i precedenti penali impediscono di ottenere la non punibilità per particolare tenuità del fatto?
I precedenti penali impediscono l’applicazione dell’art. 131 bis c.p. quando configurano un ‘comportamento abituale’. La sentenza chiarisce che la presenza di almeno due condanne precedenti per reati della stessa indole è sufficiente per integrare tale abitualità, escludendo il beneficio.

Quando una falsificazione di un documento non è considerata un ‘falso grossolano’?
Una falsificazione non è considerata ‘grossolana’ quando non è immediatamente riconoscibile da una persona comune, non esperta. Se il documento falso presenta caratteristiche simili all’originale e la sua contraffazione richiede un esame attento per essere scoperta, il reato di falso sussiste in quanto idoneo a ledere la fede pubblica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati