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Ricettazione profitto non patrimoniale: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10397/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per ricettazione. La Corte ha ribadito principi fondamentali: per la consumazione del reato non è necessaria la consegna materiale del bene, essendo sufficiente l’accordo per l’acquisto; inoltre, il concetto di ricettazione con profitto non patrimoniale è ampiamente riconosciuto, potendo questo consistere in qualsiasi utilità o vantaggio, anche morale. È stata confermata la sufficienza del dolo eventuale per la configurabilità del reato.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricettazione: il Profitto Non Patrimoniale è Sufficiente? La Cassazione Risponde

Il reato di ricettazione, disciplinato dall’articolo 648 del codice penale, è uno dei delitti contro il patrimonio più comuni e dibattuti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 10397 del 2024, offre importanti chiarimenti su due elementi chiave della fattispecie: il momento consumativo del reato e la natura del profitto. La Corte ha stabilito che per la ricettazione è sufficiente un ricettazione profitto non patrimoniale, consolidando un orientamento giurisprudenziale di grande rilevanza pratica. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne la portata.

I Fatti del Caso: Dall’Acquisto alla Condanna

Il caso trae origine da una condanna per il delitto di ricettazione emessa dal Tribunale di Asti e parzialmente riformata dalla Corte di Appello di Torino. Quest’ultima, pur confermando la responsabilità penale dell’imputato, aveva riconosciuto un’attenuante speciale, rideterminando la pena. L’imputato, non soddisfatto della decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a diversi motivi volti a smontare l’impianto accusatorio.

Le Doglianze del Ricorrente in Cassazione

La difesa dell’imputato ha articolato il ricorso su quattro punti principali:

1. Violazione di legge e vizio di motivazione: Si sosteneva che l’imputato non avesse mai avuto la materiale disponibilità dei beni di provenienza illecita e che il mero uso personale non potesse configurare il “profitto” richiesto dalla norma.
2. Mancanza di dolo: La difesa contestava la sussistenza della consapevolezza dell’origine illecita dei beni, chiedendo la derubricazione del reato in quello meno grave di incauto acquisto (art. 712 c.p.).
3. Mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p.: Si lamentava il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e l’eccessiva asprezza della pena.
4. Mancata sostituzione della pena: Si criticava la mancata sostituzione della pena detentiva con una sanzione di tipo pecuniario ai sensi dell’art. 20-bis c.p.

La Decisione della Corte e il Principio della Ricettazione con Profitto Non Patrimoniale

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le censure della difesa e cogliendo l’occasione per ribadire principi consolidati in materia di ricettazione.

L’Irrilevanza della Consegna Materiale del Bene

In primo luogo, i giudici hanno specificato che, ai fini della consumazione del delitto di ricettazione, non è necessario che all’accordo di acquisto segua la materiale consegna del bene. L’articolo 648 c.p., infatti, distingue nettamente l’ipotesi dell'”acquisto” da quella della “ricezione”. Pertanto, il reato si perfeziona già nel momento in cui le parti raggiungono un’intesa per il trasferimento della cosa di provenienza illecita.

La Natura del Profitto e il Dolo Specifico

Il punto centrale della sentenza riguarda la nozione di profitto. La Corte ha confermato che il ricettazione profitto non patrimoniale è pienamente compatibile con la fattispecie delittuosa. Il profitto, che integra il dolo specifico del reato, non deve avere necessariamente natura patrimoniale. Esso può consistere in qualsiasi utilità, vantaggio o piacere, anche di natura morale o materiale, che l’agente si ripromette di ottenere dall’impossessamento della cosa. La potenziale nocività del bene per l’utilizzatore finale è, sotto questo profilo, del tutto irrilevante.

Il Dolo Eventuale e la Consapevolezza dell’Origine Illecita

Infine, la Corte ha ritenuto correttamente motivata la sussistenza del dolo. I giudici di merito avevano valorizzato elementi come l’esperienza professionale dell’imputato, l’uso di canali di acquisto non convenzionali e di strumenti di pagamento non monitorati. Viene ribadito il principio, già affermato dalle Sezioni Unite, secondo cui per integrare la ricettazione è sufficiente il dolo eventuale: la consapevole accettazione del rischio che la cosa acquistata provenga da un delitto, senza che sia necessaria una certezza assoluta.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte Suprema ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato, in quanto basato su doglianze già ampiamente esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza introdurre nuovi e validi argomenti. La motivazione della sentenza impugnata è stata giudicata logica, congrua e in linea con l’orientamento consolidato della giurisprudenza di legittimità. Per quanto riguarda la mancata sostituzione della pena, i giudici hanno evidenziato la genericità del motivo d’appello e la mancata presentazione di richieste specifiche a seguito dell’entrata in vigore delle nuove disposizioni, rendendo la doglianza inammissibile anche sotto il profilo procedurale. La pericolosità intrinseca delle sostanze ricettate è stata inoltre considerata, correttamente, un ostacolo all’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Le Conclusioni

Con questa sentenza, la Cassazione rafforza alcuni pilastri interpretativi del reato di ricettazione. L’inammissibilità del ricorso e la condanna dell’imputato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende sigillano una vicenda che serve da monito: la nozione di profitto è ampia e non limitata al solo vantaggio economico, e l’accettazione del rischio sulla provenienza illecita di un bene è sufficiente a integrare la piena responsabilità penale. Questa pronuncia conferma la severità dell’ordinamento nel reprimere le condotte che alimentano il mercato dei beni di provenienza delittuosa, a prescindere dalla natura del vantaggio perseguito dall’agente.

Per commettere il reato di ricettazione è necessario ricevere materialmente la merce di provenienza illecita?
No, secondo la Corte non è necessaria la consegna materiale del bene. Il reato si perfeziona già con l’accordo di acquisto, poiché l’art. 648 cod. pen. distingue l’ipotesi dell’acquisto da quella della ricezione.

Il “profitto” nel reato di ricettazione deve essere necessariamente di natura economica o patrimoniale?
No. La sentenza chiarisce che il profitto può avere anche natura non patrimoniale e può consistere in qualsiasi utilità o vantaggio, morale o materiale, che l’agente si prefigge di ottenere dall’impossessamento della cosa.

Per la configurazione della ricettazione è sufficiente il dolo eventuale?
Sì. I giudici hanno confermato che per integrare il reato di ricettazione è sufficiente il dolo eventuale, ovvero la consapevole accettazione del rischio che la cosa acquistata provenga da un delitto, senza che sia necessaria una piena e certa conoscenza della sua origine illecita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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