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Ricettazione passeggero: non basta essere in auto

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7991/2024, ha annullato una condanna per ricettazione a carico di un individuo trovato come passeggero a bordo di un’auto rubata. La Corte ha stabilito che la mera presenza, anche con la consapevolezza dell’origine illecita del veicolo, non è sufficiente a provare il concorso nel reato di ricettazione passeggero. È necessario dimostrare un contributo attivo all’acquisizione del bene, elemento mancante nel caso di specie, portando all’assoluzione dell’imputato.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricettazione passeggero: la Cassazione assolve, la sola presenza non è reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7991 del 2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di ricettazione passeggero: trovarsi a bordo di un veicolo rubato non è, di per sé, sufficiente per una condanna. Questa decisione chiarisce i confini tra l’utilizzo consapevole di un bene di provenienza illecita e la compartecipazione attiva nel reato di ricettazione, offrendo una tutela importante contro le condanne basate su mere presunzioni.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda un uomo condannato in primo e secondo grado per il reato di ricettazione in concorso. L’imputato era stato trovato come passeggero a bordo di un’autovettura di provenienza furtiva, condotta da un altro soggetto. Le corti di merito avevano ritenuto sussistente la sua responsabilità penale, fondando la condanna sulla base del solo fatto che si trovasse nel veicolo e valorizzando le condizioni soggettive del conducente (persona senza fissa dimora né occupazione stabile) per escludere la sua buona fede. La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando la mancanza di prove circa un effettivo contributo, sia materiale che psicologico, alla commissione del reato.

La questione giuridica e la ricettazione del passeggero

Il cuore della questione giuridica verteva sulla possibilità di configurare una responsabilità per ricettazione in capo a chi si limita a fruire di un bene rubato, unitamente all’autore del reato, senza aver partecipato alla sua ricezione. La difesa ha sostenuto che per provare il concorso nel reato non basta la semplice presenza sul veicolo, ma è necessaria la dimostrazione di una partecipazione attiva all’acquisizione del bene illecito. In altre parole, bisognava provare che il passeggero avesse contribuito, in qualche modo, al momento in cui il conducente era entrato in possesso dell’auto rubata.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente le argomentazioni della difesa, ritenendo il ricorso fondato. Gli Ermellini hanno richiamato la loro costante giurisprudenza, secondo cui il reato di ricettazione ha natura istantanea: si consuma nel momento in cui il soggetto acquista o riceve il bene di provenienza delittuosa. Di conseguenza, non è configurabile una “compartecipazione morale” per adesione psicologica a un fatto criminoso che è già stato interamente commesso da altri.

Essere trasportato come passeggero è una condotta successiva alla consumazione del reato. Da questa sola condotta, pur in presenza della consapevolezza della provenienza illecita del veicolo, non si può desumere automaticamente una partecipazione all’originario atto di ricezione. I giudici di merito, secondo la Corte, hanno errato nel non fornire alcun elemento logico o probatorio idoneo a sostenere l’ipotesi che l’imputato avesse fornito un qualsiasi contributo al coimputato nel momento in cui quest’ultimo aveva ricevuto l’auto. La condanna si basava su una presunzione di colpevolezza, non supportata da prove concrete.

Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata senza rinvio, con la formula “perché l’imputato non ha commesso il fatto”. Questa decisione equivale a un’assoluzione piena e definitiva. Il principio affermato è di estrema importanza: per una condanna per ricettazione passeggero, l’accusa deve dimostrare un ruolo attivo e concreto nella fase di acquisizione del bene rubato. La mera presenza e l’utilizzo passivo del bene, sebbene moralmente riprovevoli, non integrano gli estremi del reato, evitando così che una situazione di prossimità si traduca automaticamente in una responsabilità penale.

È sufficiente essere passeggero su un’auto rubata per essere condannati per ricettazione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la mera presenza come passeggero, anche se si è a conoscenza della provenienza illecita del veicolo, non è sufficiente per configurare il reato di ricettazione.

Cosa deve dimostrare l’accusa per provare la ricettazione in concorso in un caso simile?
L’accusa deve provare che il passeggero ha fornito un contributo, anche morale, al momento della ricezione del bene rubato da parte dell’autore principale. La semplice condotta successiva di utilizzo del bene non basta a dimostrare una compartecipazione nel reato.

Qual è la conseguenza della decisione della Cassazione in questo caso?
La Corte ha annullato la sentenza di condanna senza rinvio, stabilendo che l’imputato non ha commesso il fatto. Questo equivale a un’assoluzione definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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