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Ricettazione particolare tenuità: valore del bene

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 17/12/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per ricettazione. Il caso verteva sul mancato riconoscimento dell’attenuante della ricettazione di particolare tenuità. La Corte ha stabilito che se il valore del bene, come un assegno di importo non esiguo, non è tenue, l’attenuante deve essere esclusa a priori, rendendo irrilevante la valutazione di altri parametri.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricettazione Particolare Tenuità: Quando il Valore del Bene Esclude l’Attenuante

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sui criteri di applicazione dell’attenuante della ricettazione di particolare tenuità, chiarendo il ruolo decisivo del valore economico del bene. Questa decisione offre importanti spunti di riflessione su come i giudici debbano valutare la gravità del reato, ponendo un paletto chiaro: se il valore non è esiguo, non c’è spazio per ulteriori considerazioni.

Il Caso in Esame: Un Assegno di Valore non Esiguo

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un uomo condannato in Corte d’Appello per il reato di ricettazione. L’imputato era stato trovato in possesso di un assegno di provenienza illecita. La difesa, nel tentativo di ottenere una pena più mite, aveva contestato la decisione dei giudici di merito di non applicare la circostanza attenuante speciale prevista per i fatti di particolare tenuità.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Corte

Il ricorrente basava il suo appello su due motivi principali. Il primo, di natura prettamente fattuale, mirava a una rivalutazione delle prove, sostenendo una diversa ricostruzione dei fatti. La Cassazione, come di consueto, ha respinto questa doglianza, ricordando che il giudizio di legittimità non può trasformarsi in un terzo grado di merito per riesaminare le prove già vagliate.

Il secondo motivo, di maggior interesse giuridico, riguardava proprio la violazione di legge e il difetto di motivazione in relazione al mancato riconoscimento dell’attenuante della ricettazione di particolare tenuità. Secondo la difesa, la Corte d’Appello aveva errato nel non considerare il fatto di lieve entità.

Ricettazione Particolare Tenuità: L’Analisi della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il secondo motivo manifestamente infondato, cogliendo l’occasione per ribadire il suo consolidato orientamento in materia.

Il Valore del Bene come Criterio Preliminare

Il punto centrale della decisione è che, nel reato di ricettazione, il valore del bene è un elemento fondamentale e preliminare. I giudici hanno chiarito che la valutazione dell’attenuante segue un percorso logico preciso:

1. Verifica del valore economico: Il primo passo è accertare il valore del bene ricettato.
2. Esclusione automatica: Se tale valore non è “esiguo”, l’attenuante deve essere sempre esclusa. Non è possibile procedere a ulteriori valutazioni.

Nel caso specifico, l’importo dell’assegno non poteva in alcun modo essere considerato tenue, chiudendo di fatto ogni possibilità di applicare il beneficio.

I Parametri Sussidiari dell’Art. 133 c.p.

La Corte ha inoltre precisato che solo nel caso in cui sia accertata la “lieve consistenza economica” del bene, si può passare a una seconda fase di valutazione. In questa fase, il giudice deve considerare gli altri parametri desumibili dall’art. 133 del codice penale, quali l’entità del profitto conseguito e la capacità a delinquere dell’agente. Questi elementi, tuttavia, entrano in gioco solo in via sussidiaria e non possono mai “salvare” una situazione in cui il valore del bene è già di per sé significativo.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su un principio di logica e proporzionalità. L’attenuante della particolare tenuità è stata introdotta per mitigare la risposta sanzionatoria di fronte a fatti criminali oggettivamente e soggettivamente di minima offensività. Consentirne l’applicazione anche quando l’oggetto materiale del reato ha un valore non trascurabile snaturerebbe la finalità della norma. La giurisprudenza citata nel provvedimento (Cass. n. 29346/2022) rafforza questa interpretazione, creando una linea chiara e prevedibile per gli operatori del diritto. La decisione di inammissibilità del ricorso, con la conseguente condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria, è la diretta conseguenza di un’impugnazione basata su argomenti ritenuti privi di fondamento giuridico.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma un importante principio per chi si occupa di diritto penale: nella contestazione del reato di ricettazione, la speranza di ottenere l’attenuante della particolare tenuità è strettamente legata al valore economico del bene. Se il valore non è oggettivamente basso, insistere su questo punto in sede di impugnazione rischia di essere una strategia infruttuosa, portando a una declaratoria di inammissibilità. La decisione sottolinea l’importanza di basare i ricorsi su vizi di legittimità specifici e pertinenti, piuttosto che su tentativi di rimettere in discussione l’apprezzamento dei fatti già compiuto dai giudici di merito.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il primo motivo mirava a una inammissibile rivalutazione delle prove nel merito, mentre il secondo motivo, relativo alla mancata concessione dell’attenuante della particolare tenuità, è stato giudicato manifestamente infondato alla luce dei consolidati principi giurisprudenziali.

Qual è il ruolo del valore del bene nella valutazione dell’attenuante della ricettazione di particolare tenuità?
Il valore del bene ha un ruolo primario e pregiudiziale. Se il valore non è esiguo, come nel caso dell’assegno in questione, l’attenuante della particolare tenuità deve essere sempre esclusa, senza che si possa procedere alla valutazione di altri parametri.

Se il valore del bene ricettato è basso, l’attenuante della particolare tenuità si applica automaticamente?
No. Secondo la Corte, se viene accertata la lieve consistenza economica del bene, il giudice può (ma non deve) procedere a una seconda fase di valutazione. In questa fase, deve considerare ulteriori parametri, come l’entità del profitto e la capacità a delinquere dell’agente (ai sensi dell’art. 133 c.p.), per decidere se concedere o meno l’attenuante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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