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Ricettazione: la spiegazione non credibile è prova

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di assoluzione per il reato di ricettazione. Il Tribunale di primo grado aveva assolto l’imputato pur ritenendo non credibile la sua versione sulla provenienza dei beni. La Suprema Corte ha ribadito che, in tema di ricettazione, la mancata fornitura di una spiegazione attendibile da parte di chi possiede il bene di provenienza illecita costituisce piena prova dell’elemento soggettivo del reato, ovvero la consapevolezza dell’origine illegale. Il caso è stato rinviato per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricettazione: la Spiegazione Non Credibile è Prova di Colpevolezza

Il delitto di ricettazione, previsto dall’art. 648 del codice penale, è uno dei reati più comuni contro il patrimonio. La sua configurazione richiede non solo il possesso di un bene di provenienza illecita (elemento oggettivo), ma anche la consapevolezza di tale origine (elemento soggettivo). Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 37871/2025, ha ribadito un principio fondamentale: l’incapacità dell’imputato di fornire una spiegazione credibile sulla provenienza del bene non è un fattore neutro, ma costituisce una vera e propria prova della sua colpevolezza. Analizziamo insieme questa importante decisione.

Il Caso: Assoluzione in Primo Grado Nonostante i Sospetti

Il Tribunale di Bari, in primo grado, aveva assolto un imputato dall’accusa di ricettazione con la formula “perché il fatto non costituisce reato”. Sebbene fosse pacifico che l’imputato fosse in possesso di beni di provenienza illecita, il giudice aveva escluso la sussistenza dell’elemento soggettivo del reato.

In pratica, pur avendo ritenuto le giustificazioni fornite dall’imputato durante l’interrogatorio come “non credibili”, il Tribunale aveva concluso che permaneva un ragionevole dubbio sul fatto che l’uomo fosse effettivamente consapevole dell’origine delittuosa dei beni. Secondo il giudice di merito, non erano stati svolti sufficienti approfondimenti per escludere che i beni gli fossero stati semplicemente affidati da terzi, senza che lui ne conoscesse la provenienza.

Il Ricorso del Pubblico Ministero e la prova della ricettazione

Contro questa decisione, il Pubblico Ministero ha proposto ricorso per cassazione, basandosi su due motivi principali:

Erronea Applicazione della Legge

Il ricorrente ha sostenuto che la sentenza del Tribunale fosse in totale contrasto con l’orientamento consolidato della giurisprudenza di legittimità. Secondo la Corte di Cassazione, infatti, la prova dell’elemento soggettivo nella ricettazione si desume proprio dalla mancata fornitura di una spiegazione attendibile e plausibile da parte di chi viene trovato in possesso del bene.

Illogicità Manifesta della Motivazione

Il secondo motivo di ricorso ha evidenziato una palese contraddizione nel ragionamento del giudice di primo grado. Come è possibile, si è chiesto il Pubblico Ministero, definire “non credibili” le dichiarazioni dell’imputato e, allo stesso tempo, ritenere che sussista un “ragionevole dubbio” sulla sua consapevolezza? La non credibilità della giustificazione, secondo la logica, dovrebbe rafforzare l’accusa, non indebolirla.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente il ricorso del Pubblico Ministero, annullando la sentenza di assoluzione e rinviando il caso al Tribunale di Bari per un nuovo giudizio.

le motivazioni

I giudici di legittimità hanno riaffermato con forza il principio di diritto costante in materia di ricettazione: l’imputato trovato in possesso di beni di provenienza illecita ha l’onere di fornire una spiegazione attendibile della loro origine. Se non lo fa, o se la spiegazione fornita è inverosimile, illogica o non verificabile, tale comportamento non genera un dubbio, ma integra la prova della sua conoscenza della provenienza delittuosa. La motivazione del Tribunale è stata giudicata “manifestamente illogica” proprio perché, dopo aver correttamente qualificato come non credibili le giustificazioni dell’imputato, ne ha tratto conseguenze irragionevoli, giungendo a un’assoluzione ingiustificata. Il giudice di merito, secondo la Corte, ha applicato in modo errato il principio di diritto, evidenziando l’inverosimiglianza delle giustificazioni per poi trarne conseguenze illogiche rispetto alla premessa.

le conclusioni

Questa sentenza è di fondamentale importanza pratica. Essa chiarisce che nel processo per ricettazione, il silenzio o, peggio, una giustificazione palesemente falsa da parte dell’imputato non giocano a suo favore. Al contrario, questi elementi diventano un tassello cruciale dell’impianto accusatorio, sufficiente a dimostrare l’elemento psicologico del reato. La decisione rafforza un’interpretazione rigorosa della norma, volta a contrastare efficacemente la circolazione di beni provenienti da attività criminali. Per i cittadini, il messaggio è chiaro: entrare in possesso di beni di dubbia provenienza senza essere in grado di fornire una spiegazione convincente e documentata espone al serio e concreto rischio di una condanna per ricettazione.

Quando si può essere accusati di ricettazione?
Si è accusati di ricettazione quando si acquista, riceve o occulta un bene di cui si conosce la provenienza illecita (ad esempio, rubato), al fine di trarne un profitto per sé o per altri.

Come si prova la colpevolezza nel reato di ricettazione?
Secondo la sentenza, la prova della colpevolezza, e in particolare la consapevolezza della provenienza illecita del bene, si può dedurre dalla mancanza di una spiegazione attendibile da parte della persona trovata in possesso del bene stesso.

Cosa succede se l’imputato fornisce una spiegazione non credibile sull’origine dei beni?
Se la spiegazione fornita dall’imputato viene ritenuta non credibile, illogica o inverosimile, questo elemento non porta a un dubbio che favorisce l’assoluzione. Al contrario, secondo la Corte, integra la piena prova della sua conoscenza della provenienza illecita del bene, fondando così una condanna per ricettazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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