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Ricettazione: la Cassazione e la motivazione

Un soggetto condannato per ricettazione di orologi di lusso contraffatti ricorre in Cassazione. La Corte Suprema dichiara inammissibili i motivi sulla colpevolezza, ribadendo la distinzione tra ricettazione e incauto acquisto. Tuttavia, accoglie il motivo sulla recidiva, annullando la sentenza su questo punto per totale assenza di motivazione da parte del giudice d’appello circa la maggiore pericolosità sociale del reo, e rinviando per un nuovo giudizio limitatamente a tale aspetto.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricettazione e Merci Contraffatte: La Cassazione Annulla sulla Recidiva

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19928 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un caso di ricettazione di prodotti con marchi falsi, offrendo importanti chiarimenti sulla distinzione con fattispecie meno gravi e, soprattutto, sui doveri di motivazione del giudice in tema di recidiva. La pronuncia conferma la condanna per il reato ma annulla parzialmente la sentenza per un difetto procedurale cruciale, evidenziando come anche gli aspetti sanzionatori discrezionali richiedano un rigoroso percorso argomentativo.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine dalla condanna, confermata in primo e secondo grado, di un individuo per i delitti di commercio di prodotti con segni falsi (art. 474 c.p.) e ricettazione (art. 648 c.p.). L’imputato era stato trovato in possesso di otto orologi di una nota marca di lusso, risultati contraffatti. Contro la sentenza della Corte d’Appello di Napoli, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a diversi motivi.

Le Doglianze dell’Imputato

L’imputato ha contestato la sua condanna sotto molteplici profili. In sintesi, ha sostenuto:

1. Che la merce non fosse destinata alla vendita, elemento necessario per il reato di cui all’art. 474 c.p.
2. La mancanza dell’elemento soggettivo della ricettazione, avendo fornito una giustificazione sul possesso degli orologi.
3. L’errata qualificazione giuridica del fatto, che a suo dire doveva rientrare nella più lieve contravvenzione di acquisto di cose di sospetta provenienza (art. 712 c.p.).
4. La mancata applicazione dell’attenuante della particolare tenuità del fatto.
5. L’errata motivazione in relazione all’applicazione della recidiva, considerati i suoi precedenti penali risalenti nel tempo.

L’Analisi della Corte sulla Ricettazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i primi cinque motivi di ricorso, ritenendoli questioni di merito non sindacabili in sede di legittimità. I giudici hanno sottolineato che la Corte d’Appello aveva correttamente e logicamente motivato la propria decisione sulla base delle prove acquisite, come le dichiarazioni di un testimone, messaggi e fotografie che dimostravano inequivocabilmente la destinazione alla vendita dei beni.

Inoltre, la Corte ha ribadito il consolidato principio secondo cui la distinzione tra il delitto di ricettazione e la contravvenzione di incauto acquisto risiede nell’elemento psicologico: la ricettazione richiede la certezza della provenienza delittuosa del bene, mentre per l’incauto acquisto è sufficiente il colposo mancato accertamento di tale provenienza. Nel caso di specie, la consapevolezza dell’acquisto di merce contraffatta integrava pienamente il dolo richiesto per la ricettazione.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nell’accoglimento del motivo relativo alla recidiva. La Corte ha riscontrato un palese vizio di carenza di motivazione nella sentenza impugnata. Il giudice di primo grado si era limitato a bilanciare le attenuanti generiche come equivalenti alla recidiva contestata, senza fornire alcuna spiegazione sul giudizio di accresciuta pericolosità dell’imputato.

Ancora più grave, la Corte d’Appello aveva completamente omesso di rispondere ai rilievi difensivi sollevati su questo specifico punto. La Cassazione ha richiamato il suo orientamento consolidato (tra cui la sentenza Sez. 6, n. 56972/2018), secondo cui in tema di recidiva facoltativa, il giudice ha l’obbligo di fornire una specifica motivazione sia che affermi, sia che escluda la sussistenza della stessa. Questa motivazione deve basarsi su una valutazione concreta della personalità del reo e della sua accresciuta pericolosità sociale, non potendo essere una mera clausola di stile, specialmente a fronte di precedenti penali datati.

Le Conclusioni

Per effetto di questo vizio di motivazione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, ma solo limitatamente all’applicazione della recidiva. Ha quindi rinviato il caso ad un’altra sezione della Corte d’Appello di Napoli per un nuovo giudizio su questo unico punto. L’accertamento della responsabilità per i reati di ricettazione e commercio di prodotti falsi è stato, invece, dichiarato definitivo. Questa decisione riafferma un principio fondamentale dello stato di diritto: ogni aspetto della condanna, in particolare quelli che incidono sull’entità della pena e si basano su una valutazione discrezionale del giudice, deve essere supportato da una motivazione esplicita, completa e logica, a garanzia dei diritti dell’imputato.

Qual è la differenza tra il reato di ricettazione e l’acquisto di cose di sospetta provenienza?
La differenza fondamentale risiede nell’elemento psicologico. Per la ricettazione (art. 648 c.p.) è richiesta la certezza, da parte dell’agente, della provenienza delittuosa della cosa acquistata o ricevuta. Per la contravvenzione di acquisto di cose di sospetta provenienza (art. 712 c.p.), invece, è sufficiente un colposo mancato accertamento di tale provenienza, ovvero un atteggiamento negligente.

Perché la Corte di Cassazione non ha riesaminato le prove sulla colpevolezza dell’imputato?
La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito non è rivalutare le prove (come testimonianze, messaggi o fotografie), ma verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio. Poiché la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione adeguata, le censure dell’imputato sono state ritenute inammissibili.

Cosa comporta l’annullamento della sentenza limitatamente alla recidiva?
Significa che la dichiarazione di colpevolezza per i reati contestati è diventata definitiva e non può più essere messa in discussione. Tuttavia, la parte della sentenza che applicava l’aumento di pena per la recidiva è stata cancellata. Il caso torna alla Corte d’Appello, che dovrà celebrare un nuovo processo limitato a decidere se applicare o meno la recidiva, fornendo questa volta una specifica e adeguata motivazione sulla pericolosità sociale dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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