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Ricettazione in concorso: il passeggero risponde?

La Corte di Cassazione ha confermato una condanna per ricettazione in concorso a carico di un soggetto trovato come passeggero in un’auto contenente una minimoto rubata. Secondo la Corte, l’assenza di una giustificazione plausibile sul possesso del bene, unita a elementi indiziari come la necessità di due persone per caricarlo, è sufficiente a superare la difesa della mera presenza passiva e a configurare la responsabilità penale.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricettazione in concorso: quando il passeggero risponde del reato?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23438/2025, affronta un caso emblematico di ricettazione in concorso, chiarendo i confini tra la partecipazione criminosa e la mera connivenza. La pronuncia stabilisce che la semplice presenza come passeggero in un’auto con merce rubata non è di per sé sufficiente a escludere la responsabilità penale. Se accompagnata da altri elementi indiziari, come l’incapacità di fornire una spiegazione plausibile, può fondare una solida affermazione di colpevolezza.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un controllo notturno da parte delle forze dell’ordine. Un’automobile, con a bordo un conducente e un passeggero, viene fermata. Durante l’ispezione, nel bagagliaio viene rinvenuta una minimoto, risultata poi oggetto di un furto denunciato la mattina seguente. Entrambi gli occupanti del veicolo vengono accusati del reato di ricettazione in concorso.

L’imputato, passeggero del veicolo, ha basato la sua difesa sulla tesi della sua totale estraneità ai fatti, sostenendo di essere un “mero trasportato” e che nessun elemento provava un suo contributo attivo, nemmeno a livello di rafforzamento del proposito criminoso altrui. A suo dire, la sua presenza fisica non poteva che essere interpretata come semplice connivenza, penalmente non rilevante.

L’Iter Giudiziario e la Decisione della Corte

Sia il Tribunale che la Corte di Appello hanno ritenuto l’imputato colpevole del reato di ricettazione in concorso. Le sentenze di merito hanno valorizzato due elementi cruciali:

1. L’assenza di una spiegazione credibile: Né il conducente né il passeggero hanno saputo fornire una giustificazione attendibile riguardo al possesso della minimoto.
2. La natura della refurtiva: Il peso e l’ingombro della minimoto sono stati considerati tali da richiedere l’intervento di almeno due persone per essere caricata nel bagagliaio dell’auto.

Di fronte a questi elementi, i giudici hanno concluso che la versione del “mero passeggero” fosse implausibile. L’imputato ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando l’illogicità della motivazione e ribadendo la sua estraneità.

Le Motivazioni della Cassazione sulla ricettazione in concorso

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo generico e non in grado di scalfire la logicità della “doppia conforme” decisione di merito. Gli Ermellini hanno sottolineato che il ragionamento dei giudici di primo e secondo grado era solido e immune da vizi logici.

Il punto centrale della motivazione risiede nel principio consolidato secondo cui chi viene trovato in possesso di refurtiva ha l’onere di fornire una spiegazione plausibile della sua provenienza. Il silenzio o una spiegazione inverosimile costituiscono un forte indizio di colpevolezza.

Nel caso specifico, questo indizio è stato corroborato dalla circostanza oggettiva del peso e delle dimensioni della minimoto. La Corte ha ritenuto logico inferire che per caricarla fossero necessarie due persone, identificabili negli unici due occupanti del veicolo. La combinazione di questi elementi ha permesso di superare la linea di demarcazione tra la connivenza non punibile e il concorso attivo nel reato. La presenza dell’imputato, quindi, non è stata valutata come passiva, ma come il risultato di una partecipazione consapevole alla ricezione del bene rubato.

Conclusioni

La sentenza in esame offre un importante chiarimento pratico sul reato di ricettazione in concorso. La difesa basata sulla “mera presenza” o sul ruolo di “semplice passeggero” si rivela inefficace quando il quadro indiziario complessivo punta in direzione contraria. L’incapacità di giustificare il possesso di un bene illecito, unita a circostanze fattuali che suggeriscono una collaborazione attiva (anche solo nel caricamento della merce), sono elementi sufficienti per fondare un giudizio di colpevolezza. Questa pronuncia ribadisce che il silenzio dell’imputato di fronte a prove indiziarie gravi, precise e concordanti può essere legittimamente interpretato a suo sfavore dal giudice.

La semplice presenza come passeggero su un’auto con refurtiva è sufficiente per essere condannati per ricettazione in concorso?
No, la semplice presenza di per sé non basta. Tuttavia, come chiarisce la sentenza, se alla presenza si aggiungono altri elementi indiziari – come l’assenza di una spiegazione plausibile e circostanze che suggeriscono una partecipazione attiva (ad esempio, la necessità di più persone per caricare la refurtiva) – si può legittimamente giungere a una condanna per concorso nel reato.

Su chi ricade l’onere di spiegare la provenienza di un bene di origine illecita?
La sentenza conferma il principio secondo cui la persona trovata in possesso di un bene proveniente da reato ha l’onere di fornire una spiegazione attendibile e credibile. L’incapacità di farlo o il fornire una versione palesemente falsa costituisce un grave indizio a carico dell’imputato.

Cosa significa che un ricorso per cassazione è dichiarato “inammissibile”?
Significa che la Corte di Cassazione non entra nel merito della questione perché il ricorso è privo dei requisiti richiesti dalla legge. In questo caso, il ricorso è stato giudicato generico perché non si confrontava efficacemente con le argomentazioni logiche della sentenza impugnata, ma si limitava a riproporre una tesi difensiva già motivatamente respinta nei gradi di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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