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Ricettazione farmaci: Cassazione sulla pena sostitutiva

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per ricettazione di farmaci dopanti. La sentenza conferma che, per il reato di ricettazione, la provenienza illecita del bene può essere provata logicamente, senza un accertamento giudiziale del reato presupposto. Inoltre, stabilisce che l’applicazione delle nuove pene sostitutive, introdotte dalla Riforma Cartabia, deve essere esplicitamente richiesta dall’imputato in appello e non può essere concessa d’ufficio dal giudice.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricettazione Farmaci: La Cassazione e le Pene Sostitutive

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2584 del 2024, affronta un caso di ricettazione farmaci dopanti, offrendo importanti chiarimenti su due aspetti cruciali del diritto e della procedura penale: la prova del reato presupposto e l’accesso alle pene sostitutive introdotte dalla Riforma Cartabia. La decisione sottolinea come l’illecita provenienza di beni soggetti a rigido controllo, come alcuni farmaci, possa essere desunta logicamente e come la richiesta di pene alternative sia un onere della difesa.

I Fatti del Processo

Il caso nasce dalla condanna di un individuo per il reato di ricettazione, ai sensi dell’art. 648 del codice penale. L’imputato era stato accusato di aver acquistato sostanze dopanti (nello specifico, somatropina e gonadorelina) da un altro soggetto, consapevole della loro provenienza illecita. La condanna, emessa in primo grado con rito abbreviato e confermata dalla Corte di Appello di Brescia, è stata impugnata dinanzi alla Corte di Cassazione sulla base di tre motivi principali:

1. Violazione della correlazione tra accusa e sentenza: La difesa sosteneva che la Corte d’Appello avesse condannato l’imputato per un fatto diverso da quello contestato, ipotizzando una provenienza delle sostanze da un’ulteriore attività di ricettazione del fornitore, non menzionata nel capo d’imputazione originale.
2. Mancata individuazione del reato presupposto: Secondo il ricorrente, i giudici di merito non avevano identificato con certezza il delitto specifico da cui provenivano i farmaci, un elemento essenziale per configurare la ricettazione.
3. Omesso avviso sulla facoltà di richiedere le pene sostitutive: La difesa lamentava la mancata informazione riguardo alla possibilità, introdotta dalla Riforma Cartabia, di chiedere la sostituzione della pena detentiva breve, violando così il diritto di difesa dell’imputato.

La Ricettazione Farmaci e la Prova del Reato Presupposto

La Corte di Cassazione ha rigettato i primi due motivi di ricorso, ritenendoli manifestamente infondati. I giudici supremi hanno chiarito un principio consolidato in giurisprudenza: per l’affermazione di responsabilità per il reato di ricettazione, non è necessario un accertamento giudiziale definitivo del reato presupposto. La sua esistenza può essere dimostrata anche attraverso prove logiche.

Nel caso specifico, la natura stessa dei beni – farmaci a base di somatotropina, non disponibili nel libero commercio e prescrivibili solo per specifiche finalità terapeutiche – costituiva un forte indizio della loro provenienza illecita. Le modalità clandestine dell’acquisto, caratterizzate da estrema prudenza nelle comunicazioni, corroboravano ulteriormente la piena consapevolezza dell’imputato circa l’illegalità dell’operazione. La Corte ha inoltre specificato che non vi è stata alcuna violazione del principio di correlazione, poiché il capo d’imputazione descriveva già un “illecito approvvigionamento” delle sostanze, una dicitura sufficientemente ampia da includere diverse condotte delittuose.

Pene Sostitutive: La Riforma Cartabia e l’Onere della Richiesta

Anche il terzo motivo di ricorso è stato respinto. La Corte ha affrontato la questione dell’applicabilità delle nuove pene sostitutive (art. 20-bis c.p.), introdotte dal D.Lgs. 150/2022 (Riforma Cartabia), ai processi in corso al momento della sua entrata in vigore.

Richiamando la disciplina transitoria e precedenti pronunce, inclusa quella delle Sezioni Unite, la Cassazione ha affermato un principio netto: il giudice d’appello non ha il potere di applicare d’ufficio le sanzioni sostitutive. È necessaria una richiesta specifica e motivata da parte dell’imputato o del suo difensore, da presentare al più tardi nel corso dell’udienza di discussione in appello.

Poiché nel caso di specie la difesa non aveva formulato alcuna richiesta in tal senso durante il giudizio di secondo grado, la Corte d’Appello non aveva alcun obbligo di valutare tale possibilità né di sollecitare il consenso dell’imputato. L’onere di attivarsi per ottenere il beneficio ricade interamente sulla parte interessata.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile basandosi su un’analisi rigorosa dei motivi presentati. Ha ritenuto i primi due motivi manifestamente infondati, poiché la contestazione originaria era sufficientemente dettagliata e il principio giurisprudenziale sulla prova logica del reato presupposto è consolidato, specialmente per beni a circolazione controllata come i farmaci in questione. Riguardo al terzo motivo, la Corte ha applicato la disciplina transitoria della Riforma Cartabia, chiarendo che l’accesso alle pene sostitutive non è un diritto automatico ma è subordinato a una espressa richiesta della difesa, che in questo caso era mancata. Di conseguenza, la Corte di Appello aveva agito correttamente.

Le Conclusioni

La sentenza consolida due importanti principi pratici. In primo luogo, nei casi di ricettazione farmaci o di altri beni la cui circolazione è limitata, la prova della provenienza illecita può essere desunta con maggiore facilità dal contesto e dalla natura del bene stesso. In secondo luogo, la pronuncia funge da monito per la difesa: per beneficiare delle nuove e più favorevoli pene sostitutive, è indispensabile essere proattivi e presentare una richiesta formale e tempestiva nel giudizio di appello. L’inerzia processuale preclude l’accesso a tali benefici.

Per condannare per ricettazione è necessario che il reato da cui provengono i beni (reato presupposto) sia stato accertato con una sentenza separata?
No, la sentenza chiarisce che per affermare la responsabilità per ricettazione non è necessario l’accertamento giudiziale della commissione del delitto presupposto, potendo il giudice affermarne l’esistenza attraverso prove logiche.

Se l’imputazione originale non descrive ogni singolo dettaglio dell’origine illecita dei beni, la condanna è nulla?
No, non sussiste violazione del principio di correlazione tra accusa e sentenza se nella contestazione, considerata nella sua interezza, sono contenuti gli stessi elementi del fatto costitutivo del reato ritenuto in sentenza. Una descrizione che include l’illecito approvvigionamento può essere sufficiente.

Il giudice d’appello è obbligato a offrire all’imputato la possibilità di sostituire una pena detentiva breve con le nuove pene sostitutive previste dalla Riforma Cartabia?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che, ai sensi della disciplina transitoria, è necessaria una richiesta esplicita dell’imputato, da formulare al più tardi nel corso dell’udienza di discussione in appello. In assenza di tale richiesta, il giudice non ha l’obbligo di pronunciarsi in merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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