Ricettazione e prova: la Cassazione chiarisce la linea tra furto e possesso ingiustificato
La distinzione tra il reato di furto e quello di ricettazione è spesso sottile ma giuridicamente fondamentale. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione, l’ordinanza n. 14568/2024, torna a fare luce su un aspetto cruciale: la ricettazione e prova del reato quando un soggetto viene trovato in possesso di beni di provenienza illecita. La Suprema Corte ha ribadito un principio consolidato, chiarendo quale onere grava sull’imputato per evitare una condanna.
I Fatti del Caso
Il caso analizzato nasce da una sentenza della Corte d’Appello di Bologna, che aveva confermato la condanna di un individuo per il reato di ricettazione. L’imputato, non accettando la qualificazione giuridica del fatto, ha presentato ricorso in Cassazione. L’unico motivo di doglianza era basato sulla presunta violazione di legge e sul vizio di motivazione della sentenza d’appello. In sostanza, il ricorrente sosteneva che non vi fossero prove sufficienti per qualificare la sua condotta come ricettazione, suggerendo che avrebbe dovuto essere considerata, al più, come furto.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. Secondo i giudici supremi, le argomentazioni presentate erano non solo prive di specificità, ma anche manifestamente infondate. La Corte ha ritenuto che il ricorso si ponesse in palese contrasto con il dato normativo e, soprattutto, con la giurisprudenza di legittimità ormai consolidata in materia.
La decisione ha quindi confermato integralmente la condanna per ricettazione, condannando inoltre il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.
Le Motivazioni: la prova della ricettazione e l’onere della spiegazione
Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni che la sostengono. La Cassazione ha richiamato un principio cardine nel campo della ricettazione e prova: risponde del reato di ricettazione colui che, trovato in possesso di refurtiva di qualsiasi natura, non fornisce una spiegazione attendibile sull’origine di tale possesso. Questo principio si applica, specificano i giudici, quando mancano elementi probatori che possano ricondurre il possesso alla commissione diretta del furto da parte dello stesso soggetto.
In altre parole, la giurisprudenza ha creato una sorta di ‘presunzione’. Se vieni trovato con un bene rubato e non sai (o non vuoi) dare una spiegazione credibile su come ne sei entrato in possesso, la legge presume che tu l’abbia ricevuto sapendo della sua provenienza illecita. L’onere di fornire una giustificazione plausibile e verificabile ricade, quindi, sull’imputato.
Nel caso specifico, il ricorso è stato giudicato infondato proprio perché non ha scalfito questo impianto logico-giuridico. Il ricorrente si è limitato a contestare la qualificazione giuridica senza però offrire elementi concreti o spiegazioni alternative credibili che potessero giustificare il possesso della refurtiva e allontanare il sospetto della ricettazione.
Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza
Questa ordinanza, pur non introducendo nuovi principi, ha il merito di rafforzare una regola fondamentale con importanti implicazioni pratiche. Per chiunque si trovi accusato di un reato simile, diventa essenziale essere in grado di fornire una narrazione alternativa e credibile, supportata da elementi concreti, sull’origine dei beni contestati. La semplice negazione o una spiegazione inverosimile non sono sufficienti a superare la presunzione di colpevolezza per ricettazione.
Dal punto di vista della difesa, ciò significa che il lavoro deve concentrarsi non solo sul contestare l’accusa, ma anche sul costruire attivamente una versione dei fatti che giustifichi il possesso lecito o, quantomeno, inconsapevole della merce. Per l’accusa, invece, la sentenza conferma che il possesso ingiustificato di refurtiva costituisce un indizio grave, preciso e concordante, spesso sufficiente a fondare una sentenza di condanna per ricettazione.
Quando il possesso di un bene rubato viene considerato ricettazione e non furto?
Secondo l’ordinanza, si configura il reato di ricettazione quando un soggetto viene trovato in possesso di refurtiva ma mancano elementi di prova che lo colleghino direttamente alla commissione del furto. In tal caso, è l’imputato a dover fornire una spiegazione attendibile sull’origine del possesso.
Quale onere probatorio ha chi viene trovato in possesso di refurtiva?
La persona trovata con beni di provenienza illecita ha l’onere di fornire una spiegazione credibile e attendibile sull’origine di tale possesso. L’assenza di una spiegazione plausibile è un elemento chiave per la condanna per il reato di ricettazione.
Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché privo di specificità e manifestamente infondato. Le argomentazioni dell’appellante erano in palese contrasto con i principi normativi e con la consolidata giurisprudenza della Corte di Cassazione in materia di ricettazione e prova.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 14568 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 14568 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 06/03/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME, nato in Brasile il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 09/05/2023 della Corte d’appello di Bologna
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME.
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di NOME;
ritenuto che l’unico motivo di ricorso, con il quale si deduce la violazione di legge e il vizio di motivazione in ordine alla prova posta a fondamento della qualificazione giuridica del fatto nel reato di ricettazione in luogo di quello di fur è privo di specificità e, comunque, è manifestamente infonda1:o poiché prospetta enunciati in palese contrasto con il dato normativo e con la consolidata giurisprudenza di legittimità secondo cui risponde del reato di ricettazione l’imputato che, trovato nella disponibilità di refurtiva di qualsiasi natura, in assenz di elementi probatori indicativi della riconducibilità del possesso alla commissione del furto, non fornisca una spiegazione attendibile dell’origine del possesso (fra le tante: Sez. 2, n. 20193 del 19/04/2017, Kebe, Rv. 270120-01);
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Q9,
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso, in data 6 marzo 2024.