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Ricettazione e prescrizione: la pena di riferimento

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per ricettazione di un assegno. La sentenza chiarisce un punto fondamentale sulla prescrizione: anche in caso di ricettazione attenuata, il termine si calcola sulla pena prevista per l’ipotesi base del reato e non su quella ridotta.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricettazione Attenuata: come si Calcola la Prescrizione?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8106 del 2025, affronta un caso di ricettazione di un assegno di modico valore, fornendo chiarimenti cruciali sul calcolo della prescrizione e sulla valutazione del dolo. La pronuncia ribadisce principi consolidati, sottolineando come l’ipotesi attenuata del reato non modifichi la base di calcolo per l’estinzione del reato stesso.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un individuo condannato sia in primo grado che in appello per il reato di ricettazione. L’imputato si era presentato in banca per incassare un assegno di 300 euro, risultato di provenienza furtiva. A sua difesa, sosteneva di aver ricevuto il titolo come compenso per lavori svolti presso l’abitazione della persona derubata. Tuttavia, la sua versione è stata minata da un comportamento sospetto: non appena l’impiegato della banca ha iniziato le verifiche per confermare la legittimità dell’assegno, l’imputato si è allontanato repentinamente.

Le corti di merito hanno ritenuto provata la sua colpevolezza, concedendo l’ipotesi lieve del reato in considerazione del valore esiguo dell’assegno, ma giudicandola prevalente sulla recidiva contestata. L’imputato ha quindi proposto ricorso per cassazione, affidandosi a quattro motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso e l’Analisi della Cassazione

La difesa ha contestato la decisione dei giudici di merito sotto diversi profili, tutti rigettati dalla Suprema Corte come manifestamente infondati.

La Prova del Dolo nella Ricettazione

Il primo motivo di ricorso mirava a escludere l’elemento soggettivo del dolo. Secondo la difesa, il fatto stesso di essersi presentato in banca per l’incasso avrebbe dovuto dimostrare la buona fede dell’imputato. La Cassazione ha respinto questa tesi, evidenziando come la fuga precipitosa al momento delle verifiche fosse un elemento inequivocabile di mala fede, ben più significativo del tentativo di incasso. Questo comportamento, unito alle incongruenze della sua versione dei fatti, è stato considerato chiaro indicatore della consapevolezza della provenienza illecita del titolo. Di conseguenza, è stata esclusa anche la possibilità di derubricare il reato nella più lieve contravvenzione di incauto acquisto (art. 712 c.p.), che richiede un elemento di colpa e non di dolo.

Trattamento Sanzionatorio e Circostanze Attenuanti

Il secondo e terzo motivo criticavano il trattamento sanzionatorio. In particolare, si lamentava il diniego delle attenuanti generiche e dell’attenuante del danno di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.). La Corte ha ribadito che la determinazione della pena è una prerogativa del giudice di merito, insindacabile in sede di legittimità se motivata logicamente. Nel caso specifico, i giudici avevano tenuto conto dei precedenti penali e della mancanza di resipiscenza.

Inoltre, è stato chiarito un importante principio: l’attenuante comune del danno di speciale tenuità non poteva essere concessa perché il suo presupposto (il valore di 300 euro) era già stato utilizzato per riconoscere l’ipotesi attenuata speciale della ricettazione. Concederla avrebbe significato valutare due volte la stessa circostanza a favore dell’imputato.

Il Calcolo della Prescrizione per la Ricettazione Attenuata

Il quarto motivo, relativo alla prescrizione, è stato il punto centrale della decisione. La difesa sosteneva che il reato dovesse considerarsi estinto, calcolando il termine sulla base della pena prevista per l’ipotesi attenuata. La Cassazione ha smontato questa argomentazione, richiamando il proprio orientamento consolidato.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha spiegato che l’ipotesi della ricettazione di particolare tenuità non costituisce una fattispecie autonoma di reato, ma una semplice circostanza attenuante speciale del delitto previsto dall’art. 648, comma 1, del codice penale. Di conseguenza, ai fini del calcolo del tempo necessario a prescrivere, si deve fare riferimento alla pena massima stabilita per la fattispecie base del reato, e non a quella prevista per la forma attenuata. Poiché il reato base di ricettazione prevede una pena edittale che porta a un termine di prescrizione più lungo, nel caso di specie il reato non era ancora estinto al momento della decisione.

Le Conclusioni

La sentenza si conclude con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia è significativa perché consolida un principio fondamentale in materia di prescrizione per il reato di ricettazione. Si chiarisce che la concessione dell’attenuante speciale per la particolare tenuità del fatto incide solo sulla misura della pena da irrogare, ma non sulla natura del reato né, di conseguenza, sui termini per la sua estinzione. Per calcolare la prescrizione, l’unica pena di riferimento è quella prevista dal primo comma dell’art. 648 c.p.

Come si calcola il termine di prescrizione per il reato di ricettazione attenuata?
Il termine di prescrizione si calcola sulla base della pena prevista per l’ipotesi base del reato di ricettazione (art. 648, comma 1, c.p.), e non su quella ridotta per l’ipotesi attenuata. L’attenuante non trasforma il delitto in una fattispecie autonoma.

È possibile ottenere l’attenuante del danno di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.) se è già stata riconosciuta l’ipotesi lieve di ricettazione per il modico valore del bene?
No. Secondo la Corte, concedere anche l’attenuante comune basata sul medesimo presupposto (il basso valore economico) costituirebbe un’inammissibile duplicazione di circostanze favorevoli basate sul medesimo parametro.

Quale comportamento può dimostrare la malafede in un caso di ricettazione di un assegno?
Allontanarsi frettolosamente dalla banca nel momento in cui l’operatore inizia a effettuare delle verifiche sulla legittimità dell’assegno è una circostanza considerata chiaramente evocativa del dolo e della consapevolezza della provenienza illecita del titolo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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