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Ricettazione e dolo eventuale: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di un Tribunale del riesame che aveva escluso la gravità indiziaria per il reato di ricettazione a carico di un’indagata. La Corte ha stabilito che il Tribunale ha errato nel non considerare adeguatamente la configurabilità della ricettazione e dolo eventuale, omettendo di valutare elementi di prova cruciali che indicavano la consapevole accettazione del rischio circa la provenienza illecita del denaro ricevuto da un’associazione mafiosa per il mantenimento dei familiari detenuti.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricettazione e Dolo Eventuale: Il Caso del Sostegno Mafioso ai Familiari

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 13214 del 2024, offre un’importante chiave di lettura sul tema della ricettazione e dolo eventuale, in particolare quando il reato si inserisce nel delicato contesto dei legami familiari con esponenti di associazioni mafiose. La Corte ha annullato un’ordinanza del Tribunale del Riesame, riaffermando la necessità di un’analisi probatoria completa per accertare l’elemento soggettivo del reato, anche nella sua forma non intenzionale ma di accettazione del rischio.

I Fatti del Caso: La Percezione di Contributi Illeciti

Il caso riguarda una giovane donna indagata per il reato di ricettazione continuata. L’accusa era quella di aver percepito periodicamente contributi in denaro da una nota organizzazione mafiosa, somme destinate al mantenimento dei suoi genitori, entrambi affiliati e detenuti. Inizialmente, il Giudice per le indagini preliminari aveva disposto una misura cautelare non detentiva.

Successivamente, il Tribunale del Riesame aveva annullato tale misura, sostenendo che gli indizi raccolti non fossero sufficientemente gravi per dimostrare l’elemento soggettivo del reato. Secondo il Tribunale, non vi era prova che l’indagata fosse pienamente consapevole della provenienza illecita del denaro, ritenendo che potesse avere al massimo una conoscenza della qualità criminale dei suoi familiari, ma non della specifica origine delittuosa delle somme.

Il Ricorso in Cassazione e la Questione del Dolo Eventuale

Il Procuratore della Repubblica ha impugnato la decisione del Riesame, lamentando un vizio di motivazione. Il punto centrale del ricorso era la scorretta valutazione del dolo eventuale. Secondo l’accusa, il Tribunale aveva erroneamente escluso questa forma di dolo, senza considerare adeguatamente elementi indiziari significativi.

Tra questi elementi spiccavano:

* La notorietà della prassi mafiosa di assicurare il mantenimento economico ai familiari dei sodali detenuti, una pratica volta a rinsaldare il vincolo associativo.
* L’attivismo dell’indagata nel richiedere il denaro.
* Il suo ruolo di tramite per i messaggi del padre ai vertici dell’organizzazione.

Queste circostanze, secondo il ricorrente, non potevano essere spiegate se non con una piena consapevolezza da parte dell’indagata del contesto in cui agiva e, di conseguenza, con l’accettazione del rischio che il denaro ricevuto fosse frutto di attività criminali.

L’Applicazione della Ricettazione e Dolo Eventuale secondo la Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del pubblico ministero. Ha innanzitutto ribadito un principio consolidato: la percezione di un assegno periodico da un’associazione criminale, da parte del congiunto di un affiliato detenuto, integra il reato di ricettazione aggravata dalla finalità di agevolazione mafiosa. Questo perché tale supporto economico rafforza la solidarietà interna al sodalizio.

La Corte ha poi chiarito in modo decisivo i contorni della ricettazione e dolo eventuale. Per configurare l’elemento soggettivo, non è necessario che l’agente abbia la certezza assoluta della provenienza delittuosa del bene; è sufficiente che «si rappresenta la concreta possibilità, accettandone il rischio, della provenienza delittuosa del denaro ricevuto». Il semplice sospetto non basta, ma non è richiesta nemmeno la prova di una conoscenza certa.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Cassazione si fonda sulla critica all’operato del Tribunale del Riesame. Quest’ultimo ha commesso un duplice errore: in primo luogo, ha escluso in modo aprioristico la possibilità di ravvisare il dolo eventuale, basandosi su precedenti giurisprudenziali non pertinenti al caso di specie. In secondo luogo, e come conseguenza del primo errore, ha omesso di esaminare il compendio indiziario nella sua interezza.

La Corte Suprema ha sottolineato che il Tribunale avrebbe dovuto confrontarsi con le intercettazioni che dimostravano l’attivismo dell’indagata nel pretendere i pagamenti e con l’episodio della consegna di una busta contenente una richiesta di aumento del contributo, affidata proprio a lei per essere recapitata ai capi-mandamento. Questi elementi sono cruciali per verificare se l’indagata avesse accettato o meno il rischio della provenienza illecita del denaro, superando un mero stato di dubbio.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata e ha rinviato il caso al Tribunale del Riesame per un nuovo giudizio. Il nuovo esame dovrà avvenire nel rispetto dei principi di diritto enunciati, imponendo una valutazione completa di tutti gli elementi di prova per accertare correttamente la sussistenza della ricettazione e dolo eventuale. La sentenza rafforza l’idea che, in contesti di criminalità organizzata, anche condotte apparentemente marginali come la ricezione di denaro possono configurare gravi reati se chi le compie accetta consapevolmente il rischio della loro natura illecita.

Quando si configura il reato di ricettazione per chi riceve denaro da un’associazione mafiosa per il mantenimento di un familiare detenuto?
Si configura quando la persona, pur senza avere la certezza assoluta, si rappresenta la concreta possibilità che il denaro provenga da attività illecite e accetta il rischio di riceverlo. Questo integra il cosiddetto “dolo eventuale”.

È sufficiente un semplice sospetto sulla provenienza illecita del denaro per essere accusati di ricettazione?
No, secondo la sentenza, il mero sospetto non è sufficiente. È necessario che l’agente si rappresenti la “concreta possibilità” dell’origine delittuosa e ne accetti il rischio, un atteggiamento psicologico più definito del semplice dubbio.

Cosa succede quando la Cassazione annulla un’ordinanza per vizio di motivazione?
La Corte di Cassazione annulla il provvedimento e rinvia il caso a un altro giudice (in questo caso, il Tribunale del Riesame in diversa composizione) che dovrà riesaminare i fatti e le prove alla luce dei principi di diritto stabiliti dalla Cassazione stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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