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Ricettazione e dolo eventuale: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per ricettazione. L’ordinanza sottolinea come la consapevolezza dell’illecita provenienza dei beni possa essere desunta dalla loro natura e dalle modalità di detenzione, configurando il dolo eventuale. Viene inoltre confermato il diniego delle attenuanti generiche a causa della gravità del fatto e dei precedenti dell’imputato.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricettazione e Dolo Eventuale: La Cassazione Conferma la Linea Dura

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di ricettazione, offrendo importanti chiarimenti sui criteri per l’accertamento del dolo eventuale e sulla valutazione delle circostanze attenuanti generiche. La decisione ribadisce principi consolidati, sottolineando come la natura dei beni e le modalità della loro detenzione siano elementi sufficienti a fondare una condanna, anche quando non vi è la prova di una conoscenza diretta e certa della loro provenienza illecita.

I fatti di causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un soggetto condannato in primo grado e in appello per il reato di ricettazione, previsto dall’art. 648 del Codice Penale. La Corte d’Appello di Napoli aveva confermato la responsabilità penale dell’imputato, ritenendo provato che egli avesse ricevuto beni di provenienza delittuosa. Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando vizi di motivazione e violazione di legge.

I motivi del ricorso

Il ricorrente ha basato la sua difesa su tre motivi principali:
1. Errata valutazione della responsabilità penale: L’imputato contestava la ricostruzione dei fatti e l’interpretazione del materiale probatorio operate dai giudici di merito, sostenendo che non vi fossero prove sufficienti per affermare la sua colpevolezza per il reato di ricettazione.
2. Mancata riqualificazione del fatto: In subordine, si chiedeva una diversa qualificazione giuridica del reato, presumibilmente nella meno grave ipotesi contravvenzionale dell’acquisto di cose di sospetta provenienza (art. 712 c.p.).
3. Diniego delle circostanze attenuanti generiche: Il ricorrente lamentava la mancata concessione delle attenuanti ex art. 62-bis c.p., ritenendo ingiustificata la decisione della Corte d’Appello.

La ricettazione e la prova del dolo eventuale

La Corte di Cassazione ha dichiarato i primi due motivi di ricorso inammissibili, definendoli aspecifici e meramente reiterativi di doglianze già esaminate e respinte in sede di appello. I giudici hanno evidenziato che la motivazione della Corte territoriale era esaustiva, logica e coerente, basata su una pluralità di elementi fattuali che non possono essere riesaminati in sede di legittimità.

Il punto cruciale della decisione riguarda il dolo di ricettazione. La Corte ha ribadito l’orientamento giurisprudenziale secondo cui, per integrare il reato, è sufficiente il cosiddetto ‘dolo eventuale’. Ciò significa che non è necessaria la certezza assoluta della provenienza illecita del bene, ma basta che l’agente abbia consapevolmente accettato il rischio che la cosa acquistata o ricevuta potesse provenire da un delitto. Tale accettazione del rischio può essere desunta da elementi oggettivi, come la natura dei beni detenuti e le particolari modalità di detenzione, che rendono inverosimile l’ignoranza sulla loro origine.

La valutazione delle attenuanti generiche

Anche il terzo motivo, relativo al diniego delle attenuanti generiche, è stato ritenuto infondato. La Cassazione ha stabilito che la Corte d’Appello ha correttamente esercitato il proprio potere discrezionale, motivando adeguatamente la sua decisione. I giudici di merito avevano infatti valorizzato elementi negativi specifici, quali la gravità del fatto, l’esistenza di un precedente penale specifico a carico dell’imputato e la sua mancata resipiscenza. La Corte ha colto l’occasione per ricordare che il giudice non è tenuto a esaminare tutti gli elementi potenzialmente favorevoli all’imputato, ma è sufficiente che ponga a fondamento del diniego quelli ritenuti decisivi.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha fondato la propria decisione di inammissibilità su consolidati principi procedurali e sostanziali. In primo luogo, ha riaffermato che il giudizio di Cassazione non costituisce un terzo grado di merito, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione. I ricorsi che si limitano a riproporre le stesse argomentazioni fattuali già vagliate nei gradi precedenti, senza individuare specifici vizi di legittimità, sono destinati all’inammissibilità.

Nel merito, la Corte ha applicato l’insegnamento giurisprudenziale costante in materia di ricettazione e dolo eventuale. La valutazione del giudice di merito, basata su indizi gravi, precisi e concordanti (come la natura e la quantità dei beni), è stata ritenuta incensurabile perché logicamente argomentata. Questa impostazione evita che l’imputato possa facilmente eludere la responsabilità penale semplicemente dichiarando di non conoscere l’origine delittuosa dei beni, quando le circostanze concrete rendono tale affermazione palesemente inverosimile.

Infine, per quanto riguarda le attenuanti, la decisione si allinea al principio secondo cui la concessione di tale beneficio è una facoltà discrezionale del giudice di merito, il cui esercizio, se adeguatamente motivato con riferimento a elementi concreti, non è sindacabile in sede di legittimità.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame conferma un approccio rigoroso nel contrasto al reato di ricettazione. La decisione ribadisce che la prova della colpevolezza può legittimamente fondarsi su elementi indiziari che, valutati nel loro complesso, dimostrino l’accettazione da parte dell’agente del rischio concreto della provenienza illecita dei beni. Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Quando si configura il dolo eventuale nel reato di ricettazione?
Secondo la Corte, il dolo eventuale si configura quando l’agente ha consapevolmente accettato il rischio che la cosa acquistata o ricevuta fosse di illecita provenienza. Tale consapevolezza può essere desunta dalla natura dei beni e dalle modalità di detenzione, che consentono di escludere che l’imputato ne ignorasse l’origine.

È sufficiente che i motivi di ricorso in Cassazione ripetano quelli dell’appello?
No, non è sufficiente. La Corte ha ritenuto i motivi del ricorso ‘aspecifici’ e ‘reiterativi’ delle medesime doglianze già espresse in sede di appello, dichiarando per questo il ricorso inammissibile. Il ricorso per Cassazione deve individuare vizi di legittimità specifici e non limitarsi a contestare la ricostruzione dei fatti.

Perché sono state negate le circostanze attenuanti generiche all’imputato?
Le circostanze attenuanti generiche sono state negate perché i giudici di appello hanno correttamente valutato la gravità del fatto, l’esistenza di un precedente penale specifico a carico del ricorrente e la sua mancanza di resipiscenza (pentimento).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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