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Ricettazione e attenuanti: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per ricettazione di merce contraffatta. La decisione conferma la mancata applicazione dell’ipotesi di reato lieve e il diniego delle attenuanti generiche, basandosi sulla quantità della merce, la professionalità dell’attività e i numerosi precedenti specifici del ricorrente.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricettazione e Attenuanti: La Cassazione Conferma la Condanna

L’ordinanza n. 6720/2024 della Corte di Cassazione offre importanti spunti di riflessione sul reato di ricettazione e sui criteri di valutazione per la concessione delle attenuanti generiche. Il caso in esame riguarda un ricorso presentato contro una sentenza della Corte d’Appello, che aveva confermato una condanna per la vendita di merce contraffatta. Attraverso questa decisione, la Suprema Corte ribadisce principi consolidati in materia, sottolineando l’importanza di una motivazione congrua da parte dei giudici di merito e la futilità di ricorsi meramente ripetitivi.

I fatti del caso: Appello contro condanna per ricettazione

Il ricorrente era stato condannato nei primi due gradi di giudizio per il reato di ricettazione, previsto dall’art. 648 del codice penale. L’accusa si fondava sulla detenzione e vendita di prodotti con marchi contraffatti. La difesa aveva impugnato la sentenza della Corte d’Appello di Genova, lamentando diversi aspetti della decisione, con l’obiettivo di ottenere una mitigazione del trattamento sanzionatorio.

I motivi del ricorso in Cassazione

Il ricorso si articolava principalmente su tre punti:
1. Mancata qualificazione del fatto come ipotesi lieve: La difesa sosteneva che il reato dovesse essere inquadrato nell’ipotesi di minore gravità, prevista dal secondo comma dell’art. 648 c.p., che comporta una pena significativamente più bassa.
2. Diniego delle attenuanti generiche: Si contestava la decisione dei giudici di merito di non concedere le attenuanti generiche, che avrebbero potuto ridurre ulteriormente la pena inflitta.
3. Trattamento sanzionatorio: Infine, il ricorrente criticava la pena complessiva, ritenuta eccessiva, e la mancata sostituzione della detenzione con sanzioni alternative, come la libertà controllata o la semidetenzione.

Le motivazioni della Cassazione: la ricettazione e i precedenti

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo i motivi proposti generici, infondati e meramente reiterativi di censure già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello con una motivazione logica e adeguata.

Per quanto riguarda la qualificazione del reato di ricettazione, la Suprema Corte ha evidenziato come la Corte d’Appello avesse correttamente giustificato la sua decisione sulla base di due elementi chiave: l’ingente quantitativo di merce sequestrata e il carattere professionale dell’attività di vendita di prodotti contraffatti. Questi fattori, secondo i giudici, escludevano la possibilità di considerare il fatto di lieve entità.

Sul diniego delle attenuanti generiche, la Cassazione ha confermato la validità del ragionamento della Corte territoriale. La decisione era stata motivata non da un singolo precedente, come erroneamente sostenuto dal ricorrente, ma dai plurimi e specifici precedenti penali dell’imputato. Tali precedenti sono stati considerati un indice della sua personalità e della sua inclinazione a delinquere, giustificando così un trattamento sanzionatorio più severo.

Infine, anche le censure sulla pena sono state respinte. La Corte ha ritenuto congrua la pena inflitta, considerando le modalità del fatto e la personalità dell’imputato. È stato inoltre sottolineato come la difesa avesse richiesto sanzioni sostitutive previste dalla vecchia normativa, senza fare riferimento alle nuove pene sostitutive introdotte dalla recente riforma, rendendo la richiesta inefficace.

Le conclusioni: l’inammissibilità del ricorso e le implicazioni

La decisione della Cassazione si conclude con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Questa pronuncia comporta non solo la conferma definitiva della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una somma di tremila euro alla cassa delle ammende. La sentenza riafferma un principio fondamentale: un ricorso per cassazione non può essere una semplice riproposizione delle stesse argomentazioni già respinte, ma deve individuare vizi specifici di legittimità nella sentenza impugnata. In assenza di tali vizi, e a fronte di una motivazione coerente da parte dei giudici di merito, il ricorso è destinato al fallimento.

Quando il reato di ricettazione non può essere considerato di lieve entità?
Secondo la Corte, il reato non può essere considerato di lieve entità quando sono presenti elementi come un notevole quantitativo di merce e l’esercizio professionale dell’attività illecita, i quali indicano una maggiore gravità del fatto.

Perché sono state negate le attenuanti generiche all’imputato?
Le attenuanti generiche sono state negate a causa dei plurimi e specifici precedenti penali dell’imputato. Questi precedenti sono stati valutati come un indicatore negativo della sua personalità, tale da giustificare il diniego del beneficio.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
La sentenza di condanna diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della cassa delle ammende, come sanzione per aver proposto un ricorso privo dei requisiti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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