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Ricettazione e 131-bis: annullamento con rinvio

La Corte di Cassazione, con la sentenza 10923/2024, si è pronunciata su un caso di ricettazione. Ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato per la sua genericità e ha parzialmente annullato con rinvio la condanna della coimputata. La Corte ha stabilito che il giudice d’appello ha l’obbligo di motivare esplicitamente sulla richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), non potendosi desumere un rigetto implicito dalla struttura della sentenza.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricettazione: Quando il Giudice Deve Valutare la Particolare Tenuità del Fatto

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 10923 del 2024, è tornata a pronunciarsi sul delitto di ricettazione, offrendo importanti chiarimenti sui requisiti del dolo e, soprattutto, sull’obbligo del giudice di merito di motivare espressamente sulla richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale. La decisione analizza due posizioni processuali distinte, giungendo a conclusioni differenti per i due imputati e delineando principi di sicura rilevanza pratica.

I Fatti di Causa: Dall’Acquisto del Veicolo al Processo

La vicenda giudiziaria trae origine dalla condanna in primo e secondo grado di due persone per il reato di ricettazione di un’autovettura. Secondo la ricostruzione dei giudici di merito, i due imputati avevano ricevuto il veicolo, pur essendo consapevoli della sua provenienza illecita (furto). La Corte di Appello di Lecce aveva confermato la pena di un anno e quattro mesi di reclusione per entrambi, riconoscendo però a una degli imputati i benefici della sospensione condizionale della pena e della non menzione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Entrambi gli imputati hanno proposto ricorso per Cassazione, sebbene con argomentazioni diverse.

Il primo ricorrente ha lamentato una violazione di legge e un vizio di motivazione, sostenendo di essere stato ingannato sulla provenienza del bene e di non aver avuto la consapevolezza necessaria per integrare il dolo di ricettazione. Ha inoltre richiesto la riqualificazione del fatto nella meno grave contravvenzione di incauto acquisto (art. 712 c.p.).

La seconda ricorrente ha articolato il proprio ricorso su quattro motivi: un vizio processuale per un mancato rinvio dell’udienza, la mancanza del dolo di ricettazione, un vizio logico della motivazione e, infine, la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).

La Decisione della Suprema Corte: Tra Inammissibilità e Annullamento Parziale

La Corte di Cassazione ha esaminato separatamente le due posizioni, giungendo a esiti opposti.

Per il primo imputato, il ricorso è stato dichiarato inammissibile. I giudici hanno ritenuto i motivi generici e manifestamente infondati, in quanto si limitavano a riproporre le stesse censure già respinte in appello, senza una critica puntuale alla motivazione della sentenza impugnata. La Corte ha ribadito che la prova del dolo nella ricettazione può basarsi anche sul dolo eventuale, ovvero sull’accettazione del rischio della provenienza illecita del bene.

Diversa è stata la sorte del ricorso della seconda imputata. Sebbene i primi tre motivi siano stati respinti come generici o infondati, la Cassazione ha accolto l’ultimo motivo, relativo all’omessa pronuncia sull’art. 131-bis c.p.

L’Obbligo di Motivazione sulla Ricettazione e l’Art. 131-bis c.p.

La sentenza si sofferma su un punto cruciale del diritto processuale penale: l’obbligo del giudice di fornire una risposta motivata a ogni specifica richiesta della difesa. Questo principio assume particolare rilevanza nel contesto della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Le Motivazioni

La Corte ha osservato che la sentenza d’appello non aveva offerto alcuna risposta allo specifico motivo con cui la difesa chiedeva l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. I giudici di legittimità hanno escluso che un rigetto potesse considerarsi implicito nella struttura argomentativa della sentenza, anche a fronte della concessione di altri benefici come le attenuanti generiche e la sospensione condizionale della pena. La determinazione della pena nel minimo edittale, infatti, non è di per sé incompatibile con il riconoscimento della particolare tenuità del fatto. La norma, peraltro, era stata recentemente modificata, estendendo la sua applicabilità anche al delitto di ricettazione, e il giudice d’appello avrebbe dovuto tenerne conto.

Per questa ragione, la Cassazione ha annullato la sentenza impugnata limitatamente a questo punto, rinviando il caso ad un’altra sezione della Corte di Appello di Lecce per un nuovo giudizio sulla specifica questione.

Le Conclusioni

La sentenza 10923/2024 offre due importanti lezioni. La prima è che un ricorso per cassazione, per essere ammissibile, deve contenere critiche specifiche e puntuali alla sentenza impugnata, non potendosi limitare a una generica riproposizione dei motivi d’appello. La seconda, e più rilevante, è che il giudice ha il dovere di pronunciarsi espressamente su tutte le istanze difensive. L’omessa pronuncia sulla richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto costituisce un vizio della sentenza che ne determina l’annullamento. Questo principio rafforza il diritto di difesa e impone ai giudici di merito un rigoroso onere di motivazione su ogni aspetto della decisione.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando è proposto con motivi generici, manifestamente infondati o che si limitano a riprodurre pedissequamente le censure già dedotte in appello, senza una critica puntuale e specifica alle argomentazioni della sentenza impugnata.

Cosa deve dimostrare l’accusa per provare il dolo nella ricettazione?
Per provare il dolo nella ricettazione, è sufficiente dimostrare la sussistenza del cosiddetto “dolo eventuale”. Ciò significa che l’imputato, pur non avendo la certezza assoluta della provenienza illecita del bene, si è rappresentato la concreta possibilità che fosse di origine delittuosa e ha accettato il rischio, procedendo comunque all’acquisto o alla ricezione.

Il giudice d’appello è obbligato a pronunciarsi sulla richiesta di applicazione della particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la sentenza d’appello deve offrire una risposta specifica ed esplicita alla richiesta di applicazione della causa di non punibilità prevista dall’art. 131-bis c.p. Un’omessa pronuncia su questo punto specifico costituisce un vizio della sentenza che ne comporta l’annullamento con rinvio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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