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Ricettazione dolo eventuale: quando c’è reato?

Un soggetto è stato condannato per ricettazione di beni di provenienza illecita. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il suo ricorso, confermando che la consapevole accettazione del rischio che la merce fosse illegale integra la ricettazione con dolo eventuale. Inoltre, ha stabilito che la giurisdizione italiana sussiste se la ricezione della merce avviene in Italia, anche se proveniente dall’estero.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricettazione e Dolo Eventuale: La Cassazione sul Rischio Accettato

Il reato di ricettazione non scatta solo quando si ha la certezza della provenienza illecita di un bene, ma anche quando si accetta consapevolmente il rischio che lo sia. È questo il principio della ricettazione dolo eventuale, ribadito dalla Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 9119/2024. La Suprema Corte ha chiarito i confini tra la condotta delittuosa e la semplice negligenza, affrontando anche un’importante questione di giurisdizione per merci provenienti dall’estero.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso di un imputato, condannato nei gradi di merito per il reato di ricettazione. L’accusa era quella di aver ricevuto beni di provenienza delittuosa, specificamente prodotti con marchi contraffatti. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due argomenti principali: l’errata applicazione della legge penale, sostenendo la mancanza di prove sulla sua consapevolezza dell’origine illecita della merce, e il difetto di giurisdizione del giudice italiano, poiché la merce sarebbe stata acquisita all’estero.

La Giurisdizione Italiana nel Reato di Ricettazione

Uno degli aspetti più interessanti della decisione riguarda la giurisdizione. L’imputato sosteneva che, essendo la ricettazione avvenuta in Cina, il processo non avrebbe dovuto svolgersi in Italia. La Corte di Cassazione ha respinto questa tesi come manifestamente infondata. Richiamando un principio consolidato, i giudici hanno affermato che la giurisdizione italiana è radicata ogni qualvolta anche solo una frazione della condotta criminale si verifica sul territorio nazionale. Nel caso di specie, la Corte di merito aveva accertato che la ricezione materiale della merce si era consumata in Italia. Questo frammento di condotta, avvenuto nel nostro Paese, è stato ritenuto sufficiente a collegare l’intero fatto all’ordinamento italiano, rendendo pienamente legittima l’azione del giudice penale.

La Ricettazione per Dolo Eventuale: Quando Si Configura?

Il cuore della pronuncia risiede nella distinzione tra dolo eventuale e semplice colpa. La Corte ha chiarito che per integrare il delitto di ricettazione dolo eventuale, non è necessaria la certezza assoluta della provenienza illecita della cosa. È sufficiente che l’agente si rappresenti la concreta possibilità di tale provenienza e, ciononostante, accetti il rischio, decidendo ugualmente di compiere l’operazione.

I giudici hanno sottolineato come la natura dei beni, le modalità di acquisto e altre circostanze concrete possano essere elementi decisivi per desumere tale stato psicologico. Questo si differenzia nettamente dalla mera mancanza di diligenza nel verificare la provenienza della cosa, che invece caratterizza l’ipotesi contravvenzionale, meno grave, dell’acquisto di cose di sospetta provenienza.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Le censure relative alla sussistenza del reato sono state considerate aspecifiche e ripetitive di argomentazioni già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. La Suprema Corte ha ribadito di non avere il potere di effettuare una nuova valutazione delle prove, ma solo di verificare la correttezza logica e giuridica della motivazione della sentenza impugnata. In questo caso, la motivazione della Corte territoriale è stata giudicata esente da vizi, logica e coerente con le risultanze processuali. I giudici di merito avevano correttamente applicato i principi giurisprudenziali in materia, spiegando in modo convincente perché l’imputato non potesse ignorare la provenienza illecita dei beni, quanto meno a titolo di dolo eventuale.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre due importanti spunti di riflessione. In primo luogo, consolida il principio secondo cui la giurisdizione italiana si estende a reati la cui condotta, anche solo in parte, si realizza in Italia, un criterio fondamentale nell’era della globalizzazione dei commerci. In secondo luogo, traccia una linea netta sulla responsabilità penale nell’acquisto di beni: chi accetta consapevolmente il rischio che un prodotto possa derivare da un crimine, pur di concludere un affare, commette il grave delitto di ricettazione e non una semplice contravvenzione. La decisione serve da monito sulla necessità di una maggiore diligenza e consapevolezza nelle transazioni commerciali, poiché l’ignoranza ‘colpevole’ non è una scusante valida di fronte alla legge penale.

Quando si configura il reato di ricettazione con dolo eventuale?
Si configura quando l’agente, pur non avendo la certezza assoluta, ha consapevolmente accettato il rischio che la cosa acquistata o ricevuta fosse di illecita provenienza. La natura dei beni e le modalità di acquisto sono elementi chiave per accertare questa consapevolezza.

Perché il giudice italiano ha giurisdizione se la merce illecita proviene dall’estero?
La giurisdizione italiana sussiste perché la condotta di ricezione della merce di provenienza delittuosa si è consumata nel territorio dello Stato italiano. Secondo la Cassazione, è sufficiente che anche solo un frammento della condotta criminosa avvenga in Italia per radicare la competenza del giudice nazionale.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti e le prove del processo?
No, la Corte di Cassazione non ha il potere di effettuare una nuova valutazione delle prove o una rilettura dei fatti. Il suo compito è limitato a verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata, senza entrare nel merito delle scelte probatorie fatte dai giudici dei gradi precedenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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