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Ricettazione dolo eventuale: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per ricettazione di una persona trovata in possesso di un biglietto vincente rubato. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché l’imputata non ha fornito una spiegazione plausibile sulla provenienza del bene. La Corte ha ribadito che per la ricettazione con dolo eventuale è sufficiente che l’agente si rappresenti la concreta possibilità dell’origine illecita della cosa e ne accetti il rischio.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricettazione e Dolo Eventuale: Il Silenzio sulla Provenienza del Bene Vale come Prova

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9586/2025, torna a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto penale: la prova dell’elemento psicologico nel reato di ricettazione. Il caso in esame, relativo al possesso di un biglietto vincente di provenienza illecita, offre lo spunto per chiarire quando si configura la ricettazione con dolo eventuale e quale valore assume l’incapacità dell’imputato di giustificare l’origine del bene.

I Fatti del Caso: Il Biglietto della Lotteria di Dubbia Provenienza

Il procedimento giudiziario nasce dalla condanna, confermata in primo e secondo grado, di una donna per il reato di ricettazione. L’imputata era stata trovata in possesso di un biglietto di un gioco a premi, risultato rubato al legittimo proprietario. La condanna si basava sulla ritenuta sussistenza del reato previsto dall’art. 648 del codice penale, che punisce chi acquista o riceve cose provenienti da delitto al fine di trarne profitto.

Il Ricorso in Cassazione e le Doglianze della Difesa

Contro la sentenza della Corte di Appello, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione e una violazione di legge. Il fulcro dell’argomentazione difensiva era la presunta assenza di prova dell’elemento psicologico del reato. Secondo il legale, i giudici di merito non avrebbero adeguatamente considerato le possibili ipotesi alternative, più favorevoli all’imputata, riguardo alla sua consapevolezza sulla provenienza illecita del biglietto.

Ricettazione dolo eventuale: Le Motivazioni della Suprema Corte

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile per manifesta infondatezza. I giudici hanno colto l’occasione per ribadire alcuni principi consolidati in materia di ricettazione dolo eventuale, spiegando come la prova dell’atteggiamento psicologico dell’agente possa essere desunta anche da elementi indiretti.

La Prova dell’Elemento Soggettivo

La Corte ha ricordato che, secondo un orientamento costante, la prova dell’elemento soggettivo nel reato di ricettazione può essere raggiunta attraverso qualsiasi elemento, anche indiretto. Tra questi, assume un’importanza decisiva la mancata o non attendibile indicazione, da parte dell’agente, della provenienza della cosa ricevuta. In altre parole, chi viene trovato in possesso di un bene di origine illecita ha l’onere di fornire una spiegazione plausibile; se non lo fa, o se la sua versione è palesemente inattendibile, tale comportamento costituisce un forte indizio a suo carico.

L’Applicazione del Principio al Caso Concreto

La Corte ha inoltre richiamato la fondamentale pronuncia delle Sezioni Unite (sent. n. 12433/2009), secondo cui l’elemento psicologico della ricettazione può essere integrato anche dal dolo eventuale. Ciò si verifica quando l’agente, pur non avendo la certezza assoluta, si rappresenta la concreta possibilità che la cosa provenga da un delitto e ne accetta il rischio. Questo non è un mero sospetto, ma una lucida accettazione di una probabile conseguenza illecita della propria condotta. Nel caso di specie, l’imputata non solo non ha mai spiegato come fosse entrata in possesso del biglietto rubato, ma le circostanze oggettive del fatto rendevano evidente che ella si fosse quantomeno posta il problema della sua provenienza delittuosa, accettandone il rischio.

Le Conclusioni: Cosa Insegna Questa Sentenza

La decisione in esame conferma che, per essere condannati per ricettazione, non è necessario dimostrare che l’agente sapesse con certezza che il bene era rubato. È sufficiente provare che egli abbia agito accettando il rischio concreto che lo fosse. Il silenzio o le giustificazioni inverosimili sulla provenienza di un bene diventano, in questo quadro, elementi di prova determinanti. Questa sentenza ribadisce quindi un principio di responsabilità: chi entra in possesso di beni in circostanze sospette non può semplicemente ‘voltarsi dall’altra parte’, ma deve porsi il problema della loro origine, pena l’integrazione di un grave reato come la ricettazione.

Per configurare il reato di ricettazione è necessaria la prova certa della conoscenza della provenienza illecita del bene?
No, non è necessaria la certezza. Secondo la Corte, l’elemento psicologico può essere integrato anche dal dolo eventuale, che si ha quando l’agente si rappresenta la concreta possibilità che la cosa provenga da un delitto e accetta tale rischio.

Cosa si intende per dolo eventuale nel reato di ricettazione?
Si intende la situazione in cui l’agente, pur non avendo la certezza, ha una rappresentazione della concreta possibilità che il bene abbia un’origine illecita e, ciononostante, ne accetta il rischio, proseguendo nella propria condotta di acquisto o ricezione.

Cosa succede se l’imputato non fornisce una spiegazione credibile sulla provenienza della cosa ricevuta?
L’omessa o non attendibile indicazione della provenienza della cosa da parte dell’imputato è un elemento indiziario significativo. Secondo la Corte, questo comportamento può essere utilizzato dal giudice per ritenere provato l’elemento psicologico del reato di ricettazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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