LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricettazione dolo eventuale: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione si pronuncia su un caso di ricettazione di un’autovettura ‘clonata’. La sentenza distingue nettamente le posizioni dei due imputati: conferma la condanna per l’acquirente, ritenendo sufficiente il ‘ricettazione dolo eventuale’, ovvero l’accettazione del rischio che il bene fosse di provenienza illecita, desunta da indizi come il pagamento in contanti e la professionalità del soggetto. Annulla invece con rinvio la condanna per il presunto venditore, poiché basata unicamente sulle dichiarazioni non riscontrate del coimputato, ritenute insufficienti a fondare un giudizio di colpevolezza.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricettazione Dolo Eventuale: Quando il Sospetto Diventa Reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22230 del 2024, torna su un tema cruciale del diritto penale: la distinzione tra un incauto acquisto e il reato di ricettazione. Il caso in esame, relativo all’acquisto di un’auto ‘clonata’, offre spunti fondamentali per comprendere il concetto di ricettazione dolo eventuale e i criteri che i giudici utilizzano per accertarlo. Questa pronuncia chiarisce come l’accettazione consapevole del rischio che un bene provenga da un delitto sia sufficiente a integrare la fattispecie penale, anche in assenza di una certezza assoluta.

I Fatti del Caso: Un’Autovettura ‘Clonata’

La vicenda giudiziaria prende le mosse dalla denuncia del proprietario di un’autovettura, il quale aveva ricevuto una multa per un’infrazione mai commessa. Le indagini successive hanno svelato l’esistenza di un veicolo ‘clone’: un’auto dello stesso modello, rubata tempo prima, sulla quale erano state apposte una targa e un numero di telaio identici a quelli del veicolo legittimo. Anche i documenti di circolazione erano stati falsificati, utilizzando moduli in bianco provento di un furto presso un ufficio della Motorizzazione Civile.

L’auto ‘clonata’ era stata acquistata da un commerciante, il quale si era difeso sostenendo di averla ricevuta da un altro soggetto in permuta, fidandosi della sua apparente regolarità. Entrambi gli individui venivano tratti a giudizio e condannati nei primi due gradi per ricettazione e uso di atto falso.

La Valutazione della Cassazione sulla Ricettazione Dolo Eventuale

La Suprema Corte ha analizzato separatamente le posizioni dei due imputati, giungendo a conclusioni opposte.

Per quanto riguarda l’acquirente finale del veicolo, la sua condanna è stata confermata. I giudici hanno ritenuto che, sebbene non vi fosse la prova di una sua conoscenza certa della provenienza delittuosa del mezzo, sussistessero tutti gli elementi per configurare la ricettazione dolo eventuale. La Corte ha sottolineato come l’elemento psicologico del reato di ricettazione non richieda necessariamente il dolo diretto (la certezza della provenienza illecita), ma possa essere integrato anche dal dolo eventuale. Questo si verifica quando l’agente si rappresenta la concreta possibilità che la cosa provenga da un delitto e ne accetta il rischio, procedendo comunque all’acquisto.

La Posizione del Presunto Venditore: Annullamento per Carenza di Prove

Di diverso avviso è stata la Corte riguardo alla posizione del presunto venditore. La sua condanna è stata annullata con rinvio a un’altra sezione della Corte d’Appello. La decisione si fonda su un principio cardine del nostro ordinamento processuale: le dichiarazioni di un coimputato, per poter essere utilizzate come prova, necessitano di riscontri esterni che ne confermino l’attendibilità.

Nel caso di specie, l’unica prova a carico del presunto venditore era la chiamata in correità da parte dell’acquirente. I giudici di merito avevano individuato un riscontro nella ‘frettolosa’ chiusura dell’attività commerciale e nel trasferimento dell’imputato subito dopo il sequestro del veicolo. Tuttavia, la Cassazione ha ritenuto tale elemento insufficiente e congetturale, non idoneo a corroborare in modo certo l’accusa.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte per la conferma della condanna dell’acquirente si basano su una valutazione complessiva di una serie di ‘indizi’. Nonostante la targa e il telaio non fossero palesemente falsi per un occhio non esperto, altri elementi avrebbero dovuto mettere in allarme un commerciante avveduto. In particolare, la Corte ha valorizzato la documentazione relativa al passaggio di proprietà, gestita da un intermediario senza alcun riferimento diretto al venditore, e il pagamento del prezzo in contanti. Secondo i giudici, queste modalità operative, unite all’assenza di un contratto o di una qualsiasi traccia dell’acquisto da parte del presunto venditore, costituivano circostanze tali da ingenerare un forte sospetto sulla provenienza lecita del veicolo. L’acquirente, accettando questo ‘rischio’, ha integrato l’elemento soggettivo del reato.

Per l’altro imputato, la motivazione dell’annullamento risiede nel mancato rispetto dell’art. 192, comma 3, del codice di procedura penale. La Corte ha stabilito che la sola dichiarazione accusatoria del coimputato, non supportata da elementi di prova esterni, solidi e convergenti, non può sostenere un giudizio di responsabilità penale. Il presunto comportamento ‘sospetto’ (la chiusura dell’attività) è stato giudicato una mera congettura, inidonea a fungere da riscontro.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce due principi fondamentali. Primo, nel reato di ricettazione, il confine tra colpa (incauto acquisto) e dolo eventuale è sottile ma decisivo. Chi acquista un bene, soprattutto se operatore del settore, ha l’onere di prestare una diligenza superiore e non può ignorare circostanze anomale che suggeriscono una possibile provenienza illecita. L’accettazione consapevole di tale rischio equivale, per la legge, a una volontà colpevole. Secondo, viene riaffermata la garanzia processuale secondo cui non si può essere condannati sulla base della sola parola di un coimputato, essendo indispensabile che tale accusa sia confermata da prove esterne, oggettive e affidabili.

Quando il semplice sospetto sulla provenienza di un bene diventa reato di ricettazione?
Secondo la sentenza, il sospetto diventa reato di ‘ricettazione dolo eventuale’ quando l’acquirente, pur non avendo la certezza assoluta, si rappresenta la concreta possibilità che il bene sia di provenienza illecita e, nonostante ciò, ne accetta il rischio e conclude comunque l’acquisto. La mera negligenza o mancanza di diligenza nel verificare la provenienza configura invece la contravvenzione di incauto acquisto (art. 712 c.p.).

Una persona può essere condannata solo sulla base delle accuse di un altro imputato nello stesso processo?
No. La sentenza chiarisce che le dichiarazioni di un coimputato non sono sufficienti, da sole, a fondare un giudizio di colpevolezza. Esse richiedono sempre la presenza di ‘riscontri esterni’, ovvero di altri elementi di prova (documenti, testimonianze terze, dati oggettivi) che ne confermino l’attendibilità, come previsto dall’art. 192, comma 3, del codice di procedura penale.

Quali elementi possono indicare la presenza di ‘dolo eventuale’ nell’acquisto di un veicolo?
La Corte ha individuato alcuni elementi sintomatici, quali: la documentazione anomala relativa al passaggio di proprietà (in questo caso, curata da un intermediario senza riferimenti al venditore originale), il pagamento del prezzo in contanti, e l’assenza di un contratto scritto o di altra documentazione che tracci l’origine del bene. La professionalità dell’acquirente (in questo caso, un commerciante) è un ulteriore elemento che impone una maggiore accortezza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati