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Ricettazione denaro: la Cassazione conferma sequestro

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18420/2024, ha rigettato il ricorso di due soggetti contro il sequestro di ingenti somme di denaro. La Corte ha stabilito che per configurare la ricettazione denaro non è necessario l’accertamento giudiziale del reato presupposto, potendo la provenienza illecita essere desunta da prove logiche come l’incapacità di fornire giustificazioni plausibili, la cospicua quantità di contante e la presenza di una macchinetta contasoldi. Anche un’eventuale perquisizione illegittima non invalida il sequestro di beni che costituiscono corpo del reato.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricettazione Denaro: Quando il Possesso di Contanti Diventa Reato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 18420/2024) affronta un tema di grande attualità: la ricettazione denaro contante. Il caso riguarda il sequestro preventivo di ingenti somme di denaro e di una macchina contasoldi, offrendo chiarimenti cruciali su quando il possesso di liquidità, senza una giustificazione plausibile, possa integrare un grave reato. La decisione delinea i confini tra la legittima detenzione di contanti e gli indizi che fanno scattare il sospetto di un’origine illecita, confermando principi consolidati in materia.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dal ricorso di due persone contro un’ordinanza del Tribunale di Roma, che aveva confermato un decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari. Oggetto del sequestro erano diverse somme di denaro contante, per un totale di oltre 166.000 euro, e una macchina per contare le banconote. Il provvedimento cautelare era stato emesso sulla base del fumus commissi delicti (ovvero il fondato sospetto) del reato di ricettazione. Secondo l’accusa, il denaro era verosimilmente provento di altri delitti, quali evasione fiscale, trasferimento fraudolento di beni o esercizio abusivo di attività finanziaria.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

I ricorrenti hanno basato la loro difesa su tre principali argomentazioni:
1. Violazioni procedurali: Sostenevano l’inutilizzabilità delle loro stesse dichiarazioni rese alla polizia giudiziaria e l’illegittimità della perquisizione che aveva portato al rinvenimento di parte del denaro e della macchina contasoldi. A loro avviso, queste irregolarità avrebbero dovuto invalidare l’intero sequestro.
2. Mancata individuazione del reato presupposto: Lamentavano che l’accusa di ricettazione fosse generica, poiché non era stato individuato con precisione il delitto specifico da cui il denaro sarebbe provenuto. La sola ingente somma non sarebbe stata sufficiente a fondare l’accusa.
3. Assenza del periculum in mora: Contestavano la motivazione del sequestro riguardo al pericolo che i beni potessero essere dispersi, ritenendola insufficiente e non adeguatamente argomentata.

L’analisi della Cassazione sul caso di ricettazione denaro

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo importanti chiarimenti su ciascuno dei punti sollevati. In primo luogo, ha precisato che l’eventuale illegittimità di una perquisizione non rende automaticamente nullo il sequestro di cose che costituiscono corpo del reato. Il potere-dovere della polizia giudiziaria di assicurare le fonti di prova (art. 354 c.p.p.) prevale, rendendo legittima l’acquisizione di elementi oggettivamente sequestrabili.
Inoltre, la Corte ha stabilito che la valutazione del fumus del reato non si basava solo sulle dichiarazioni degli indagati, ma su un quadro indiziario solido e convergente. Gli elementi oggettivi, come l’enorme quantità di contante trasportata in auto senza giustificazione, le altre somme trovate in un locale commerciale che vendeva merce di scarso valore e sprovvisto di registratore di cassa, e soprattutto la presenza di una macchina contasoldi, erano più che sufficienti a sostenere il sospetto di un’origine illecita.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della sentenza risiede nella disamina dei requisiti per il reato di ricettazione denaro. La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per affermare la responsabilità per ricettazione, non è necessario un accertamento giudiziale definitivo del reato presupposto. La sua esistenza può essere dimostrata attraverso prove logiche e deduzioni basate su elementi fattuali.
Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la provenienza illecita del denaro fosse logicamente desumibile da una serie di circostanze:
* L’ingente somma: Una quantità di contante sproporzionata rispetto alla capacità reddituale dichiarata e all’attività commerciale svolta.
* L’assenza di giustificazioni: L’incapacità degli indagati di fornire una spiegazione plausibile e credibile sull’origine del denaro.
* Le modalità di detenzione: Il possesso di una macchina contasoldi, strumento tipicamente utilizzato per gestire grandi flussi di liquidità, è stato considerato un forte indizio.
* I precedenti: La presenza di precedenti giudiziari o di polizia a carico di uno degli indagati ha ulteriormente rafforzato il quadro indiziario.
La Corte ha specificato che, sebbene il solo possesso di contanti non sia di per sé un reato, quando a questo si aggiungono altri elementi circostanziali che ne rendono altamente probabile l’origine delittuosa, il fumus della ricettazione è pienamente configurabile. Per quanto riguarda il periculum in mora, la natura stessa del bene sequestrato – il denaro – è stata ritenuta sufficiente a giustificare la misura cautelare, data la sua estrema fungibilità e la facilità con cui può essere occultato o disperso.

Conclusioni

La sentenza n. 18420/2024 della Corte di Cassazione consolida l’orientamento secondo cui il possesso di ingenti somme di denaro contante, non supportato da una valida giustificazione, costituisce un grave indizio del reato di ricettazione. La decisione sottolinea come la prova della provenienza illecita possa essere raggiunta per via logico-deduttiva, valorizzando un insieme di elementi oggettivi e circostanziali. Questo approccio consente agli inquirenti di agire tempestivamente con misure come il sequestro preventivo per impedire che i proventi di attività criminali vengano reintrodotti nell’economia legale, anche quando il delitto originario non sia stato ancora accertato in un processo.

È necessario provare con certezza il reato specifico da cui proviene il denaro per configurare la ricettazione?
No. Secondo la sentenza, non è richiesto l’accertamento giudiziale del reato presupposto. La sua esistenza può essere affermata dal giudice attraverso prove logiche, basate su un quadro di indizi gravi, precisi e concordanti che rendano plausibile la provenienza illecita del denaro.

Una perquisizione eseguita in modo illegittimo rende sempre nullo il sequestro che ne deriva?
No. La Corte ha chiarito che l’accertata illegittimità della perquisizione non invalida il conseguente sequestro se i beni acquisiti costituiscono corpo di reato o cose pertinenti al reato. Il potere-dovere della polizia giudiziaria di sequestrare tali beni è autonomo e non dipende dalle modalità con cui sono stati reperiti.

Come si giustifica il ‘periculum in mora’ (pericolo nel ritardo) per il sequestro di denaro contante?
La motivazione del periculum in mora può essere adeguata alla natura del bene. Poiché il denaro è un bene estremamente fungibile e facilmente disperdibile, la sua stessa natura, unita a circostanze come le modalità di conservazione (in questo caso, in scatole di cartone) e l’assenza di capacità reddituale lecita, è sufficiente a dimostrare il rischio concreto di dispersione e a giustificare il sequestro preventivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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