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Ricettazione carte d’identità: appello inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per ricettazione carte d’identità in bianco. La Corte ha stabilito che la questione della prescrizione non può essere sollevata per la prima volta in Cassazione senza prove concrete. Inoltre, ha confermato che le attenuanti per danno di lieve entità non si applicano in questi casi, poiché il valore rilevante non è quello del modulo cartaceo, ma quello, indeterminabile, del suo potenziale uso illecito.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricettazione carte d’identità: la Cassazione chiarisce i limiti del ricorso e la valutazione del danno

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 10296/2024) offre importanti spunti di riflessione su due aspetti cruciali del processo penale: i limiti di ammissibilità del ricorso in Cassazione e la qualificazione del danno nel reato di ricettazione carte d’identità. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato, delineando principi rigorosi sia in ambito procedurale che sostanziale.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Genova. L’imputato era stato condannato per il reato di ricettazione, avendo ricevuto moduli in bianco relativi a carte d’identità. L’imputato decideva di impugnare la decisione di secondo grado dinanzi alla Corte di Cassazione, basando il proprio ricorso su due motivi principali.

I Motivi del Ricorso: Prescrizione e Circostanze Attenuanti

L’appellante ha fondato il suo ricorso su due doglianze distinte:

1. Omessa declaratoria di prescrizione: Per la prima volta in sede di legittimità, il ricorrente sosteneva che il reato si fosse già estinto per prescrizione, affermando che la data di consumazione fosse antecedente a quella contestata nel capo di imputazione.
2. Mancato riconoscimento di attenuanti: In secondo luogo, si doleva del mancato riconoscimento della circostanza attenuante speciale per la ricettazione di particolare tenuità (art. 648, comma 4, c.p.) o, in subordine, di quella comune per il danno patrimoniale di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.).

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sulla Ricettazione carte d’identità

La Suprema Corte ha rigettato entrambi i motivi, dichiarando il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile.

Sulla questione della prescrizione

Il primo motivo è stato ritenuto inammissibile per una duplice ragione. In primo luogo, la questione della prescrizione non era mai stata sollevata nel giudizio di appello, violando così il principio devolutivo sancito dall’art. 606, comma 3, del codice di procedura penale, che preclude la deduzione in Cassazione di motivi non presentati al giudice precedente. In secondo luogo, la Corte ha ribadito un orientamento consolidato: l’imputato che invoca la prescrizione per la prima volta in Cassazione, sulla base di una diversa data di consumazione del reato, ha l’onere di indicare gli atti processuali da cui emergerebbe tale circostanza. Non può, infatti, chiedere alla Corte di Cassazione di compiere un accertamento di merito, precluso in sede di legittimità. Nel caso di specie, il ricorrente non ha fornito alcun elemento a sostegno della sua tesi.

Sulla valutazione del danno nella Ricettazione carte d’identità

Anche il secondo motivo è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte ha confermato la correttezza della decisione dei giudici di merito nel negare le circostanze attenuanti legate alla lieve entità del danno. Richiamando un proprio specifico precedente (sentenza n. 14895/2020), la Cassazione ha chiarito un principio fondamentale: nel caso di ricettazione di moduli in bianco per carte d’identità, il valore da considerare non è quello venale dello stampato in sé, che è irrisorio. Il danno, e quindi il valore del bene, deve essere commisurato alla sua potenziale utilizzabilità illecita. Tale potenziale è, per sua natura, non determinabile a priori e certamente non di lieve entità, data la gravità delle possibili conseguenze derivanti dall’uso di documenti d’identità falsi.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce due principi di notevole importanza pratica. Sul piano processuale, conferma il rigore con cui devono essere formulate le impugnazioni: le questioni, specialmente quelle che richiedono una valutazione fattuale come la prescrizione, devono essere sollevate tempestivamente nei gradi di merito e supportate da specifici riferimenti agli atti. Sul piano sostanziale, la decisione cristallizza un’interpretazione cruciale per i reati contro il patrimonio che coinvolgono beni dal valore materiale esiguo ma dal potenziale illecito enorme. Per la ricettazione carte d’identità e documenti simili, la valutazione del danno si sposta dal piano materiale a quello funzionale, considerando la pericolosità intrinseca del bene e il suo possibile impiego per commettere ulteriori reati, escludendo così la possibilità di applicare le attenuanti per la lieve entità del fatto.

È possibile eccepire la prescrizione di un reato per la prima volta in Cassazione?
No, di regola non è possibile se la questione non è stata sollevata nel giudizio di appello. Inoltre, la parte che lo fa ha l’onere di indicare gli elementi specifici a sostegno della propria tesi, poiché la Corte di Cassazione non può svolgere accertamenti di fatto.

Nel reato di ricettazione di moduli per carte d’identità in bianco, si applica l’attenuante del danno di lieve entità?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che in questi casi non sono configurabili le attenuanti del danno di lieve entità (né quella comune ex art. 62 n. 4 c.p., né quella speciale ex art. 648 c.p.), poiché il valore da considerare non è quello materiale dello stampato, ma quello, non determinabile e significativo, derivante dalla sua potenziale utilizzabilità illecita.

Cosa succede se un motivo di ricorso in Cassazione non è stato presentato in appello?
Il motivo è considerato inammissibile, ai sensi dell’art. 606, comma 3, del codice di procedura penale. Questo significa che la Corte non lo esaminerà nel merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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