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Ricettazione carta di credito: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per ricettazione di una carta di credito e resistenza a pubblico ufficiale. La sentenza conferma che il reato di ricettazione carta di credito si perfeziona con la sola ricezione del bene, a prescindere dal fatto che la carta sia stata bloccata e non possa quindi generare un danno economico. Di conseguenza, è stata negata anche l’attenuante della particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricettazione Carta di Credito Bloccata: Quando si Configura il Reato?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 763 del 2025, torna a pronunciarsi su un tema di grande attualità: la ricettazione carta di credito. La pronuncia offre importanti chiarimenti sul momento esatto in cui il reato si considera consumato e sui criteri per la concessione dell’attenuante speciale della particolare tenuità del fatto, anche quando la carta è bloccata e, di fatto, inutilizzabile.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un uomo per i reati di ricettazione e resistenza a pubblico ufficiale, confermata sia in primo grado dal Tribunale di Pavia sia in appello dalla Corte di Appello di Milano. L’imputato, trovato in possesso di una carta di credito di provenienza furtiva, aveva proposto ricorso per Cassazione basandosi su tre motivi principali:

1. Una presunta errata valutazione della sua condotta di resistenza, sostenendo di non aver riconosciuto gli agenti che lo inseguivano come pubblici ufficiali.
2. Un vizio di motivazione riguardo la condanna per ricettazione, contestando la logica con cui i giudici avevano escluso la sua versione difensiva.
3. L’erronea applicazione della legge per il mancato riconoscimento dell’attenuante della particolare tenuità del fatto (art. 648, comma 4, c.p.), poiché la carta di credito era stata bloccata e non avrebbe potuto arrecare alcun danno patrimoniale.

La Decisione della Corte di Cassazione e la Ricettazione Carta di Credito

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando tutte le doglianze della difesa e consolidando principi giuridici fondamentali in materia. Se le censure relative al reato di resistenza sono state liquidate come infondate, data la palese riconoscibilità degli agenti in divisa e con auto di servizio, il fulcro della decisione si concentra sulla ricettazione carta di credito.

Le Motivazioni

La Corte ha smontato la tesi difensiva con argomentazioni precise e conformi al suo orientamento consolidato.

In primo luogo, il reato di ricettazione è un reato istantaneo. Ciò significa che si consuma nel momento stesso in cui il soggetto acquista o riceve la cosa di provenienza illecita, con la consapevolezza di tale provenienza e al fine di trarne profitto. L’impossibilità successiva di utilizzare il bene, come nel caso di una carta di credito bloccata, è del tutto irrilevante per la configurabilità del reato, che si è già perfezionato con la ricezione.

In secondo luogo, la Corte ha affrontato la questione dell’attenuante speciale della particolare tenuità del fatto. La difesa sosteneva che l’assenza di un danno economico concreto, dovuta al blocco della carta, dovesse portare a una pena più mite. La Cassazione ha ribadito che la valutazione del danno non può limitarsi al mero valore materiale del supporto (la tessera di plastica) o al pregiudizio patrimoniale effettivo. Occorre invece considerare la ‘potenziale utilizzabilità seriale’ dello strumento di pagamento e la sua ‘vocazione strumentale’. Una carta di credito è un documento destinato a garantire l’affidabilità delle transazioni economiche. La sua illecita circolazione lede questo interesse, indipendentemente dal suo concreto utilizzo. Il danno, quindi, risiede nella potenzialità offensiva del bene e nella lesione della fede pubblica, un valore che va oltre il semplice aspetto patrimoniale. Pertanto, il mancato conseguimento del profitto non esclude la gravità del fatto.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio cardine: la condotta di ricettazione carta di credito si perfeziona con la semplice acquisizione della stessa, essendo irrilevante che questa sia bloccata o inutilizzabile. La decisione ha implicazioni pratiche notevoli: dimostra l’inutilità di strategie difensive basate sull’assenza di un danno economico effettivo per ottenere l’attenuante della particolare tenuità. La valutazione del giudice deve abbracciare tutti gli elementi del reato, inclusa la potenzialità lesiva dell’oggetto e le modalità della condotta, confermando un approccio rigoroso a tutela della sicurezza e dell’affidabilità dei sistemi di pagamento.

Quando si considera commesso il reato di ricettazione di una carta di credito?
Il reato si considera commesso (tecnicamente, ‘consumato’) nel preciso istante in cui una persona acquista o riceve la carta di credito di provenienza illecita, essendo consapevole della sua origine e con l’intenzione di trarne un profitto. Ciò che accade dopo questo momento non incide sull’esistenza del reato.

Se una carta di credito rubata è bloccata, si può comunque essere condannati per ricettazione?
Sì. Secondo la sentenza, il fatto che la carta sia bloccata e quindi non utilizzabile per prelievi o pagamenti è irrilevante. Il reato si è già perfezionato con la ricezione della carta, a prescindere dalla possibilità di conseguire effettivamente un profitto economico.

Perché la Corte non ha concesso l’attenuante della particolare tenuità del fatto anche se non c’è stato un danno economico?
La Corte ha spiegato che la valutazione del danno non si limita al pregiudizio economico concreto. Nel caso di una carta di credito, il valore da considerare è quello derivante dalla sua ‘potenziale utilizzabilità seriale’ e dalla lesione all’affidabilità delle transazioni. La circolazione di uno strumento di pagamento rubato crea un danno alla fiducia del sistema, che va oltre il valore materiale della carta o il profitto mancato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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