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Ricettazione carta bancomat: appello inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per ricettazione carta bancomat. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso erano una mera ripetizione di argomenti già respinti in appello e ha confermato che la presenza di precedenti penali osta all’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricettazione Carta Bancomat: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato un caso di ricettazione carta bancomat, fornendo chiarimenti cruciali sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi e sull’applicazione di alcune norme penali. La decisione sottolinea come la mera riproposizione di argomentazioni già esaminate e respinte nei precedenti gradi di giudizio non sia sufficiente per ottenere una revisione dalla Suprema Corte. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna di un soggetto per il reato di ricettazione, a seguito dell’impossessamento di una carta bancomat di provenienza furtiva. La carta riportava il nome del legittimo titolare, elemento che ha contribuito a configurare il reato. La Corte d’Appello di Milano aveva confermato la sentenza di primo grado, ritenendo l’imputato penalmente responsabile.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Contro la sentenza d’appello, la difesa ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su quattro motivi principali:
1. Una contestazione generica della colpevolezza.
2. La richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale.
3. Il riconoscimento della circostanza attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.).
4. La mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche nella loro massima estensione.

La Decisione della Corte sulla Ricettazione Carta Bancomat

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. La motivazione di fondo risiede nel fatto che i primi tre motivi di ricorso erano semplici riproduzioni di censure già adeguatamente valutate e rigettate dal giudice di merito. La Cassazione ha ribadito che un ricorso, per essere ammissibile, deve contenere una critica specifica e argomentata delle ragioni esposte nella sentenza impugnata, e non limitarsi a ripetere le stesse difese.

Le Motivazioni

La Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni difensive con un ragionamento logico e giuridicamente ineccepibile. In primo luogo, ha confermato che l’impossessamento di una carta bancomat rubata, recante il nome del titolare, integra pienamente gli estremi del delitto di ricettazione.

Successivamente, i giudici hanno spiegato perché la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non fosse applicabile. La presenza di plurimi precedenti penali a carico del ricorrente impediva di considerare la condotta come ‘non abituale’, un requisito essenziale previsto dalla norma. Questo aspetto dimostra come il passato criminale di un imputato possa avere un peso determinante nella valutazione della sua condotta attuale.

Inoltre, è stato chiarito che la richiesta di applicazione dell’attenuante comune del danno di speciale tenuità era incompatibile con il riconoscimento dell’ipotesi attenuata specifica del reato di ricettazione (art. 648, comma 4 c.p.), che era già stata considerata congrua.

Infine, anche il motivo relativo alle attenuanti generiche è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte d’Appello aveva già motivato in modo logico e corretto la misura della riduzione della pena, evidenziando che il giudice di primo grado si era già attestato sul minimo edittale. Pertanto, la pena irrogata è stata ritenuta congrua e la motivazione della corte territoriale si è sottratta a ogni sindacato di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, ribadisce un principio fondamentale del processo penale: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di merito, ma un giudizio di legittimità. Le censure devono essere specifiche, nuove e mirate a evidenziare vizi di legge o di motivazione, non a riproporre le stesse questioni di fatto. In secondo luogo, la decisione consolida l’orientamento secondo cui la ricettazione carta bancomat è un reato a tutti gli effetti e la presenza di precedenti penali costituisce un ostacolo insormontabile per beneficiare della non punibilità per tenuità del fatto. La dichiarazione di inammissibilità ha comportato, per il ricorrente, non solo la conferma della condanna, ma anche il pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma in favore della Cassa delle ammende, a testimonianza delle conseguenze negative di un ricorso infondato.

Il possesso di una carta bancomat rubata è reato di ricettazione?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che l’impossessamento di una carta bancomat di origine furtiva, che riporta il nome del titolare, integra pienamente gli estremi del reato di ricettazione.

Si può ottenere la non punibilità per ‘particolare tenuità del fatto’ se si hanno precedenti penali?
No, l’ordinanza chiarisce che la presenza di precedenti penali a carico dell’imputato impedisce di ritenere la condotta ‘non abituale’, requisito necessario per l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione si limita a ripetere argomenti già respinti in appello?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. La Corte ha specificato che i motivi di ricorso devono contenere una critica specifica e analitica delle argomentazioni della sentenza impugnata e non possono essere una mera riproduzione di difese già valutate e disattese.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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