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Ricettazione auto: la Cassazione e il possesso

Un soggetto è stato condannato per ricettazione di un’auto dopo essere stato trovato da solo, seduto al posto del passeggero, con le chiavi inserite. La sua difesa, basata sul non avere il possesso del veicolo, è stata respinta. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna, stabilendo che la presenza solitaria nel veicolo con disponibilità delle chiavi integra l’esclusiva disponibilità del bene. L’assenza di una spiegazione credibile ha permesso di desumere la consapevolezza dell’origine illecita, elemento fondamentale per il reato di ricettazione auto.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricettazione auto: quando trovarsi su un’auto rubata significa possederla

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7965 del 2024, torna ad affrontare il tema della ricettazione auto, chiarendo i confini tra la semplice presenza su un veicolo e l’effettivo possesso rilevante ai fini del reato. La pronuncia offre spunti fondamentali per comprendere come i giudici valutino la disponibilità di un bene di provenienza illecita e la credibilità delle giustificazioni fornite dall’imputato.

I Fatti del Caso: Trovato Solo su un’Auto Rubata

Il caso riguarda un individuo condannato in primo e secondo grado per il reato di ricettazione di un’autovettura. Al momento del controllo da parte delle forze dell’ordine, l’uomo si trovava da solo all’interno del veicolo rubato, parcheggiato sulla pubblica via. Sebbene fosse seduto sul lato del passeggero, le chiavi erano inserite nel quadro di accensione, conferendogli la piena disponibilità del mezzo.

La difesa dell’imputato si basava sull’assunto di essere un semplice passeggero, che stava attendendo il ritorno di un presunto conducente che gli aveva offerto un passaggio per poi allontanarsi momentaneamente. Questa versione dei fatti, tuttavia, non ha convinto i giudici di merito, che l’hanno ritenuta inverosimile e priva di riscontri.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione affidandosi a cinque motivi. Tra i principali, lamentava:
1. Un vizio procedurale: la Corte d’appello avrebbe celebrato l’udienza nonostante l’adesione del suo difensore a un’astensione dalle udienze (sciopero degli avvocati), negando così il diritto a un rinvio.
2. L’errata valutazione delle prove: i giudici di merito avrebbero fondato la condanna su dichiarazioni rese dall’imputato durante le indagini preliminari, ritenute non spontanee e quindi processualmente inutilizzabili.
3. Mancanza e contraddittorietà della motivazione: la sentenza d’appello sarebbe stata carente nel dimostrare la sussistenza sia dell’elemento materiale (il possesso dell’auto) sia di quello psicologico (la consapevolezza della sua provenienza illecita) del reato di ricettazione auto.

L’Analisi della Corte: la prova della ricettazione auto

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendo tutti i motivi infondati e fornendo chiarimenti cruciali su ogni punto sollevato.

La Questione Procedurale sull’Astensione dell’Avvocato

Innanzitutto, la Corte ha respinto il motivo procedurale. Ha ribadito un orientamento consolidato secondo cui, nel rito emergenziale cosiddetto “cartolare” (basato su atti scritti e senza la presenza fisica delle parti), l’adesione dell’avvocato all’astensione non è causa di rinvio. Poiché in tale rito la presenza del difensore non è prevista, l’astensione da un’attività (l’udienza) a cui non si ha comunque il diritto di partecipare è priva di effetti.

L’Utilizzo delle Dichiarazioni e la Credibilità dell’Imputato

La Cassazione ha smontato anche le censure relative all’utilizzo di presunte dichiarazioni inutilizzabili. I giudici hanno evidenziato come la valutazione di inattendibilità dell’imputato non si basasse sulle dichiarazioni rese alla polizia giudiziaria, ma su quanto emerso durante il suo esame in dibattimento. Era stato l’imputato stesso, in quella sede, ad ammettere di aver fornito in precedenza una “bugia” agli agenti. Pertanto, la valutazione negativa sulla sua credibilità derivava dal confronto tra le diverse e contrastanti versioni fornite nel corso del tempo, un’operazione del tutto legittima.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione riguarda la configurabilità del reato di ricettazione auto. La Corte ha ritenuto la motivazione della sentenza d’appello logica, coerente e in linea con la giurisprudenza costante. I giudici hanno sottolineato che, ai fini della sussistenza del reato, è decisiva la mancanza di una spiegazione attendibile da parte di chi viene trovato in possesso di un bene di provenienza illecita.
Nel caso specifico, l’imputato era stato trovato da solo nell’auto, con le chiavi a sua completa disposizione. Questa circostanza, di per sé, integra una “relazione esclusiva” con il bene rubato. La sua giustificazione – l’attesa di un fantomatico conducente – è stata giudicata inverosimile e illogica. Proprio da questa palese inattendibilità, i giudici hanno correttamente desunto entrambi gli elementi del reato:
* L’elemento materiale: la disponibilità esclusiva del veicolo, che equivale a possesso.
* L’elemento psicologico (dolo): la consapevolezza dell’origine illecita dell’auto, provata per via logica dall’assenza di una spiegazione plausibile.

Conclusioni: Implicazioni della Decisione

La sentenza ribadisce un principio cardine in materia di ricettazione auto: l’onere di fornire una spiegazione credibile sulla provenienza di un bene spetta a chi ne ha il possesso. Essere trovati da soli in un’auto rubata, con le chiavi a disposizione, sposta l’ago della bilancia verso la colpevolezza. Se la versione fornita è palesemente inverosimile, il giudice è legittimato a ritenerla una scusa costruita per nascondere la consapevolezza della provenienza delittuosa del bene, confermando così la condanna per ricettazione.

Essere trovato da solo in un’auto rubata, anche se sul sedile del passeggero, può configurare il reato di ricettazione?
Sì. Secondo la Corte, trovarsi da soli all’interno di un’autovettura di provenienza delittuosa, disponendo delle chiavi di avviamento, integra una relazione di esclusiva disponibilità del bene, sufficiente a configurare l’elemento materiale del reato di ricettazione.

Una spiegazione non credibile sulla provenienza del bene può essere usata per provare la consapevolezza dell’origine illecita?
Sì. Se l’imputato, trovato in possesso di un bene rubato, non fornisce una spiegazione attendibile e logica sulla sua provenienza, il giudice può dedurre da tale circostanza la sua conoscenza dell’illiceità, integrando così l’elemento soggettivo (dolo) del reato di ricettazione.

L’adesione dell’avvocato a uno sciopero (astensione) garantisce sempre il rinvio dell’udienza nel processo d’appello?
No. Nel caso specifico del rito emergenziale “cartolare” (scritto), dove non è richiesta la presenza fisica del difensore, la dichiarazione di adesione all’astensione è priva di effetti e non comporta il rinvio dell’udienza, a meno che non sia stata presentata una tempestiva richiesta di discussione orale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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