Ricettazione Assegno: La Prova della Consapevolezza è Essenziale per la Condanna
Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 27252/2025, riafferma un principio cruciale in materia di ricettazione assegno: per poter condannare un imputato, non basta provare che fosse in possesso di un titolo di provenienza illecita, ma è necessario dimostrare in modo inequivocabile la sua consapevolezza riguardo a tale origine. Il caso analizzato offre un chiaro esempio di come la mancata verifica di questo elemento soggettivo possa portare all’annullamento di una condanna.
I Fatti del Caso
La vicenda processuale ha origine da una sentenza della Corte di Appello di Venezia, che aveva parzialmente riformato una decisione del Tribunale di Treviso. L’imputato era stato inizialmente accusato di truffa e ricettazione. In appello, il reato di truffa è stato dichiarato prescritto, ma la condanna per la ricettazione di un assegno bancario, risultato essere provento di contraffazione, è stata confermata, seppur con una rideterminazione della pena a due anni e due mesi di reclusione e 600 euro di multa.
Secondo la ricostruzione dei giudici di merito, l’imputato era entrato in possesso di un assegno contraffatto. Tuttavia, la difesa ha deciso di portare il caso fino all’ultimo grado di giudizio, contestando la validità della condanna.
Il Ricorso in Cassazione: La Contestazione sulla Consapevolezza nella Ricettazione Assegno
Il motivo principale del ricorso presentato alla Corte di Cassazione si fondava su due pilastri: la violazione di legge e il vizio di motivazione per travisamento delle risultanze probatorie.
In sostanza, la difesa sosteneva che la Corte di Appello avesse condannato l’imputato in modo automatico, basandosi sul semplice fatto che egli avesse la disponibilità dell’assegno. Secondo il ricorrente, i giudici di secondo grado avevano omesso un passaggio logico e giuridico fondamentale: verificare se l’imputato:
1. Fosse concretamente consapevole della provenienza illecita del titolo;
2. Lo avesse effettivamente ricevuto, acquistato o ottenuto in qualche modo, presupposto materiale del reato di ricettazione.
L’argomentazione difensiva puntava a evidenziare come la motivazione della sentenza d’appello fosse carente proprio sull’accertamento dell’elemento psicologico del reato, ovvero il dolo.
Le Motivazioni della Suprema Corte
La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato. Pur nella sua concisa statuizione, la Corte ha implicitamente accolto le censure mosse dalla difesa. Dichiarare il ricorso “fondato” significa che i giudici di legittimità hanno riconosciuto la validità delle argomentazioni dell’imputato.
La decisione sottolinea che, per integrare il delitto di ricettazione, non è sufficiente la mera detenzione di un bene di origine delittuosa. È onere dell’accusa provare, e compito del giudice accertare con adeguata motivazione, la sussistenza dell’elemento soggettivo. Questo consiste nella piena consapevolezza, da parte dell’agente, che il bene ricevuto proviene da un reato. In assenza di tale prova, la condanna è illegittima. La Corte d’appello non aveva adeguatamente motivato su questo punto cruciale, basando la sua decisione su un’ipotesi non supportata da prove concrete circa la conoscenza dello stato illecito dell’assegno da parte dell’imputato.
Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza
Questa sentenza ribadisce un principio di garanzia fondamentale nel diritto penale: la responsabilità penale è personale e richiede un’accurata dimostrazione non solo del fatto materiale (l’aver ricevuto l’assegno), ma anche dell’atteggiamento psicologico (la consapevolezza della sua origine illecita).
Le implicazioni sono significative:
* Onere della Prova: L’accusa deve fornire elementi concreti da cui desumere la conoscenza della provenienza delittuosa del bene, senza potersi basare su semplici congetture.
* Obbligo di Motivazione: I giudici di merito devono esplicitare nel dettaglio il percorso logico-giuridico attraverso cui hanno accertato la sussistenza del dolo di ricettazione.
In conclusione, una condanna per ricettazione assegno non può fondarsi su automatismi, ma deve essere il risultato di un rigoroso accertamento che includa, senza ombra di dubbio, la prova della malafede dell’imputato.
Cosa è necessario per essere condannati per ricettazione di un assegno?
Non è sufficiente il solo possesso dell’assegno di provenienza illecita. La sentenza stabilisce che è indispensabile che l’accusa provi la piena consapevolezza dell’imputato circa l’origine illegale del titolo.
Perché la Corte di Cassazione ha annullato la condanna?
La Corte ha annullato la condanna perché la Corte di Appello non aveva verificato né motivato adeguatamente sulla sussistenza dell’elemento psicologico del reato, ovvero se l’imputato fosse consapevole che l’assegno era frutto di contraffazione.
Cosa significa che il ricorso è stato ritenuto ‘fondato’?
Significa che la Corte di Cassazione ha ritenuto corrette e valide le argomentazioni presentate dalla difesa dell’imputato. Di conseguenza, ha annullato la decisione del giudice precedente che si basava su una motivazione ritenuta viziata o contraria alla legge.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 2 Num. 27252 Anno 2025
In nome del Popolo Italiano
Penale Sent. Sez. 2 Num. 27252 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 03/07/2025
SECONDA SEZIONE PENALE
NOME COGNOME
Sent. n. sez. 1298/2025
– Relatore –
NOME COGNOME NOME COGNOME
ha pronunciato la seguente
Sul ricorso proposto da:
avverso la sentenza del 16/12/2024 della Corte di Appello di Venezia
lette le conclusioni del Sostituto Procuratore generale NOME COGNOME che ha chiesto dichiararsi l’inammissibilità del ricorso
Con sentenza della Corte di appello di Venezia del 16/12/2024, appellata dall’imputato NOME COGNOME in parziale riforma della sentenza emessa dal Tribunale di Treviso il 16/12/2024, previa declaratoria di non doversi procedere in relazione alla fattispecie di truffa per intervenuta prescrizione, Ł stata rideterminata la pena in anni due, mesi due di reclusione ed euro 600,00 di multa, in relazione alla residua imputazione di ricettazione di assegno bancario, provento del reato di contraffazione.
violazione di legge e vizio di motivazione per travisamento delle risultanze probatorie per avere la Corte di appello ritenuto il COGNOME responsabile del reato ascrittogli senza verificare se egli fosse stato consapevole della provenienza illecita dell’assegno e se lo avesse ricevuto, acquistato o in qualche modo ottenuto.
Il Presidente NOME COGNOME