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Ricettazione assegno: la competenza territoriale

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 893/2024, ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per ricettazione assegno. La Corte ha stabilito che, in assenza di prove sul luogo di ricezione del bene, la competenza territoriale si determina in base alla residenza dell’imputato. È stata inoltre confermata la sussistenza del dolo e negata l’applicazione di attenuanti, data la recidiva specifica del soggetto e il valore nominale dell’assegno, a prescindere dal suo effettivo incasso.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricettazione Assegno: Competenza Territoriale e Attenuanti alla Prova della Cassazione

Il reato di ricettazione assegno è una fattispecie che presenta complesse questioni giuridiche, sia dal punto di vista sostanziale che processuale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 893/2024) offre importanti chiarimenti su due aspetti cruciali: la determinazione della competenza territoriale quando il luogo del reato è incerto e la valutazione delle circostanze attenuanti. Analizziamo insieme i punti salienti di questa decisione.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un soggetto condannato in primo e secondo grado per la ricettazione di un assegno bancario di provenienza furtiva. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando diverse eccezioni. In primo luogo, ha contestato la competenza territoriale del Tribunale di Milano, sostenendo che il processo avrebbe dovuto svolgersi a Roma, luogo dove l’assegno era stato rubato e dove, a suo dire, sarebbe avvenuta la ricezione. In secondo luogo, ha negato la consapevolezza dell’illecita provenienza del titolo. Infine, ha richiesto il riconoscimento delle attenuanti del fatto di particolare tenuità e dell’assenza di danno patrimoniale, dato che l’assegno non era stato incassato.

La Questione della Competenza Territoriale nella Ricettazione Assegno

Il primo motivo di ricorso si concentrava sull’individuazione del giudice competente. La difesa sosteneva che, essendo il furto e la prima circolazione dell’assegno avvenuti a Roma, fosse “verosimile e ragionevole” che anche la ricezione da parte dell’imputato fosse avvenuta lì.

La Corte di Cassazione ha respinto questa tesi, ribadendo un principio consolidato: la ricettazione è un reato istantaneo, che si consuma nel momento e nel luogo in cui l’agente riceve la cosa di provenienza illecita. Di conseguenza, il luogo dove viene successivamente accertato il possesso del bene (la “res”) è irrilevante per la competenza.

Quando, come nel caso di specie, mancano elementi oggettivi e certi per stabilire dove sia avvenuta la ricezione, non ci si può basare su mere supposizioni. La legge, attraverso l’art. 9 del codice di procedura penale, prevede dei criteri suppletivi. La Corte ha quindi correttamente applicato il criterio della residenza dell’imputato (Milano), unico dato processuale certo, per radicare la competenza territoriale.

La Prova del Dolo e il Diniego delle Attenuanti

La Corte ha ritenuto infondati anche gli altri motivi di ricorso, confermando la responsabilità dell’imputato per la ricettazione assegno.

La Consapevolezza della Provenienza Illecita

La sussistenza del dolo è stata dedotta non solo dalla mancata fornitura di giustificazioni plausibili sul possesso del titolo, ma anche dalle dichiarazioni contraddittorie rese dall’imputato. Secondo la giurisprudenza, l’assenza di una spiegazione credibile è un elemento chiave per presumere la consapevolezza della provenienza delittuosa del bene.

L’Attenuante della Particolare Tenuità del Fatto

L’imputato chiedeva il riconoscimento dell’attenuante per la particolare tenuità del fatto. La Corte ha precisato che il valore economico del bene è solo uno degli elementi da considerare. In questo caso, un fattore decisivo per escludere l’attenuante è stata la personalità dell’imputato: un soggetto recidivo specifico per reati di ricettazione. Questa sua “negativa personalità” ha indicato una propensione a delinquere che ha reso il fatto non meritevole della diminuzione di pena.

L’Attenuante del Danno Non Sussistente

Infine, è stata respinta la richiesta di applicare l’attenuante per l’assenza di danno patrimoniale (art. 62, n. 4 c.p.), motivata dal fatto che l’assegno era stato bloccato e non incassato. La Cassazione ha richiamato il principio secondo cui, in tema di ricettazione assegno, il valore del bene coincide con l’importo nominale scritto sul titolo. La natura di strumento di pagamento e la sua astrattezza fanno sì che il suo valore sia quello facciale, indipendentemente dalla sua successiva negoziabilità o dal suo effettivo incasso.

Le Motivazioni della Corte

La Corte Suprema ha motivato il rigetto del ricorso basandosi su principi giurisprudenziali consolidati. Per quanto riguarda la competenza, ha sottolineato che l’indagine sul luogo di consumazione del reato deve fondarsi su elementi oggettivi e non su mere congetture. In assenza di tali elementi, i criteri suppletivi, come la residenza dell’imputato, garantiscono la certezza del diritto. Sul fronte della responsabilità, la Corte ha ribadito che la prova del dolo nella ricettazione può essere desunta da elementi logici, come la mancanza di una spiegazione plausibile sul possesso della cosa. Infine, ha confermato un approccio rigoroso nella concessione delle attenuanti, evidenziando come la personalità del reo e la natura del bene ricettato siano elementi determinanti che possono prevalere sul solo dato economico.

Conclusioni

La sentenza in esame rafforza alcuni capisaldi in materia di ricettazione assegno. In primo luogo, stabilisce che la determinazione della competenza territoriale richiede prove certe e, in loro assenza, si ricorre a criteri sussidiari come la residenza. In secondo luogo, conferma che la valutazione sulla colpevolezza e sulla gravità del fatto non può prescindere da un’analisi complessiva che include la condotta dell’imputato e la sua storia criminale. Infine, chiarisce che il valore di un assegno, ai fini penali, è il suo importo nominale, rendendo irrilevante il fatto che non sia stato poi monetizzato.

Come si determina la competenza territoriale per il reato di ricettazione se il luogo di ricezione del bene è sconosciuto?
Se non è possibile accertare con elementi oggettivi il luogo in cui è stato ricevuto il bene di provenienza illecita, la competenza si determina sulla base di criteri suppletivi previsti dalla legge, come il luogo di residenza dell’imputato.

La denuncia di furto di un assegno presentata dopo la sua ricettazione può escludere la colpevolezza dell’imputato?
No. Ciò che rileva è che il furto sia avvenuto prima della ricezione del bene. Il momento in cui viene sporta la denuncia non è decisivo per escludere la consapevolezza dell’imputato circa la provenienza illecita del titolo, specialmente se mancano giustificazioni plausibili sul suo possesso.

Il fatto che un assegno ricettato sia stato bloccato e non incassato dà diritto all’attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità?
No. Secondo la Cassazione, ai fini del reato di ricettazione, il valore di un assegno corrisponde al suo importo nominale. La sua natura di strumento di pagamento fa sì che la gravità del fatto sia commisurata al valore scritto sul titolo, a prescindere dal suo effettivo incasso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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