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Ricettazione assegno falso: reato non sussiste

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per ricettazione di un assegno falso. La decisione si basa sul fatto che il reato presupposto, ovvero la falsificazione di un assegno non trasferibile, è stato depenalizzato e trasformato in illecito civile. Di conseguenza, mancando il delitto originario, non può esistere neanche la ricettazione.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricettazione Assegno Falso: La Cassazione Annulla la Condanna

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale in materia di ricettazione assegno falso, annullando una condanna e stabilendo un principio di grande rilevanza pratica. Se il reato da cui proviene il bene (in questo caso, un assegno con firma falsa) è stato depenalizzato, non può esistere nemmeno la ricettazione. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da una condanna per il reato di ricettazione emessa dal Tribunale di Campobasso. Un soggetto era stato accusato di aver ricevuto un assegno circolare non trasferibile, la cui firma di girata era stata falsificata. La Corte d’Appello aveva parzialmente riformato la sentenza, riducendo la pena e concedendo la sospensione condizionale, ma confermando la condanna per il reato.

La difesa dell’imputato ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo un vizio di motivazione e un’errata applicazione della legge penale. L’argomento centrale era semplice ma potente: la falsificazione di un assegno non trasferibile non è più un reato. Di conseguenza, se manca il “reato presupposto”, non può esistere nemmeno la ricettazione.

L’Analisi della Corte sulla Ricettazione Assegno Falso

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente la tesi difensiva. Per configurare il delitto di ricettazione, è indispensabile che il bene ricevuto provenga da un altro delitto, definito “reato presupposto”. Se questo reato a monte viene a mancare, crolla l’intera impalcatura accusatoria.

Il punto cruciale della vicenda risiede nell’evoluzione normativa. La Corte ha richiamato una sua precedente pronuncia a Sezioni Unite (n. 40256/2018), la quale aveva stabilito che, a seguito del Decreto Legislativo n. 7 del 2016, la condotta di falsificazione di un assegno bancario con clausola di non trasferibilità non costituisce più reato, ma un semplice illecito civile.

L’impatto della Depenalizzazione

Il D.Lgs. 15/2016 ha abrogato l’art. 485 del codice penale (Falsità in scrittura privata) e modificato l’art. 491, limitando la rilevanza penale dei falsi in titoli di credito a quelli “trasmissibili per girata”.

Un assegno con la dicitura “non trasferibile”, per sua stessa natura, non può essere trasferito tramite girata a terzi se non al banchiere per l’incasso. Pertanto, la sua falsificazione rientra pienamente nell’ambito della depenalizzazione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha osservato che la falsificazione dell’assegno in questione era avvenuta nel febbraio 2017, ovvero in un’epoca successiva all’entrata in vigore della legge di depenalizzazione. Di conseguenza, la condotta che avrebbe dovuto costituire il reato presupposto della ricettazione era, al momento della sua commissione, penalmente irrilevante.

Senza un delitto a monte, la condotta di chi ha ricevuto l’assegno non può integrare il reato di ricettazione. La Suprema Corte ha quindi concluso che “il fatto non sussiste”, annullando la sentenza di condanna senza bisogno di un ulteriore processo (annullamento senza rinvio).

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale dello stato di diritto: non può esserci condanna per un reato (la ricettazione) se l’azione originaria (la falsificazione) non è più considerata un delitto dalla legge. La decisione offre un importante chiarimento per tutti i casi di ricettazione assegno falso non trasferibile, confermando che la depenalizzazione del reato presupposto fa venir meno la punibilità anche della condotta successiva. È una vittoria per il principio di legalità e una guida chiara per l’interpretazione della legge penale in materia.

La falsificazione di un assegno non trasferibile è ancora un reato?
No. A seguito del d.lgs. 15 gennaio 2016, n. 7, la falsificazione della firma su un assegno bancario o circolare non trasferibile non è più un reato penale, ma integra un illecito civile.

Si può essere condannati per ricettazione se il reato da cui proviene l’oggetto è stato depenalizzato?
No. La sentenza stabilisce che se il reato presupposto (in questo caso, il falso sull’assegno) non sussiste perché la condotta è stata depenalizzata, viene a mancare un elemento essenziale per configurare il reato di ricettazione. Di conseguenza, anche la condanna per ricettazione deve essere annullata.

Cosa significa “annullamento senza rinvio perché il fatto non sussiste”?
Significa che la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna in via definitiva, senza necessità di celebrare un nuovo processo. La formula “perché il fatto non sussiste” indica che, alla luce della legge, la condotta contestata all’imputato non costituisce un reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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