Ricettazione Arma: La Cassazione Conferma la Condanna in Assenza di Giustificazioni
Il reato di ricettazione arma rappresenta una fattispecie di particolare gravità, data la pericolosità dell’oggetto materiale del delitto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 6662/2024) offre un importante chiarimento su come viene provato l’elemento psicologico necessario per la condanna: la consapevolezza della provenienza illecita del bene. La Suprema Corte ha ribadito un principio consolidato: chi viene trovato in possesso di un’arma e non è in grado di fornire una spiegazione lecita e credibile sulla sua origine, si presume che ne conoscesse la provenienza delittuosa.
I Fatti di Causa
Il caso ha origine dal ricorso presentato da un uomo condannato dalla Corte d’Appello di Palermo per il delitto di ricettazione, previsto dall’art. 648 del codice penale. L’imputato era stato sorpreso nella disponibilità di una pistola. La sua difesa contestava la sussistenza dell’elemento soggettivo del reato, sostenendo che non vi fosse prova della sua effettiva conoscenza dell’origine illecita dell’arma. L’uomo si era limitato a dichiarare di averla appena ricevuta da un soggetto non identificato, lasciando intendere di non essere a conoscenza di ulteriori dettagli. Inoltre, la difesa aveva ipotizzato che potesse trattarsi di una semplice arma giocattolo.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della vicenda, ma certifica che i motivi di ricorso erano infondati e che la decisione della Corte d’Appello era giuridicamente corretta e adeguatamente motivata. Di conseguenza, la condanna per ricettazione è diventata definitiva e il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale in caso di inammissibilità del ricorso.
Le Motivazioni: la prova della ricettazione arma
Il cuore dell’ordinanza risiede nelle motivazioni che hanno portato a rigettare le argomentazioni della difesa. La Cassazione ha pienamente avallato il ragionamento della Corte d’Appello, fondato su un principio giurisprudenziale consolidato. Ai fini della configurabilità del delitto di ricettazione arma, la mancata giustificazione del possesso di una cosa proveniente da delitto costituisce prova della conoscenza della sua illecita provenienza.
In altre parole, l’onere di fornire una spiegazione plausibile ricade su chi possiede il bene. La semplice affermazione di averlo ricevuto da uno sconosciuto, senza altri dettagli, non è considerata una giustificazione valida, ma al contrario un elemento che rafforza l’ipotesi accusatoria. La clandestinità e l’assenza di una spiegazione logica sono indizi gravi, precisi e concordanti che portano il giudice a ritenere provato il dolo (cioè l’intenzione).
Inoltre, i giudici hanno smontato la tesi dell’arma giocattolo, rilevando che la pistola era stata modificata, dotata di caricatore e dieci proiettili, risultando perfettamente funzionante. Questo dettaglio non solo smentisce la tesi difensiva ma aggrava la posizione dell’imputato, evidenziando l’oggettiva pericolosità del bene posseduto.
Conclusioni: Implicazioni Pratiche
La pronuncia in esame conferma un orientamento severo ma necessario, soprattutto in materia di armi. Chiunque entri in possesso di un bene, e in particolare di un’arma, deve essere in grado di dimostrarne la provenienza lecita. L’assenza di una giustificazione credibile non è una mera mancanza, ma si trasforma in un elemento di prova a carico del possessore. Questa ordinanza serve da monito: nel dubbio sulla provenienza di un oggetto, specialmente se potenzialmente pericoloso, l’unica condotta prudente è astenersi dall’acquisirne il possesso. La legge, infatti, presume la malafede di chi non sa o non vuole spiegare perché si trovi in possesso di un bene di origine criminale.
Possedere un’arma senza saperne spiegare la provenienza è reato?
Sì. Secondo questa ordinanza, la mancata fornitura di una giustificazione credibile sul possesso di un’arma di provenienza illecita costituisce prova della conoscenza della sua origine criminale, integrando così l’elemento soggettivo del reato di ricettazione.
Come viene provata l’intenzione nel delitto di ricettazione arma?
L’intenzione (dolo) viene provata attraverso elementi indiziari. La Corte ha stabilito che l’incapacità dell’imputato di fornire una spiegazione logica e lecita per il possesso della pistola è una prova sufficiente per dimostrare che egli fosse consapevole della sua provenienza illecita.
Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte di Cassazione non esamina la questione nel merito. La decisione impugnata diventa definitiva. Il ricorrente, inoltre, viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 6662 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 6662 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 25/01/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME nato a PALERMO il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 25/05/2023 della CORTE APPELLO di PALERMO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
v
Ritenuto in fatto e considerato in diritto
Ritenuto che le censure dedotte nel ricorso di NOME COGNOME – nel quale il difensore si duole della erronea applicazione degli artt. 125 e 192 cod. proc. pen., in relazione all’art. 648 cod. pen. sotto il profilo dell’insussistenza dell’elemento soggettivo del reato ascritto e del vizio di motivazione – sono inammissibili perché già adeguatamente vagliate e disattese con corretti argomenti giuridici dal giudice di merito.
Invero, la Corte d’appello di Palermo evidenzia che non vi è dubbio sulla sussistenza dell’elemento soggettivo del delitto di ricettazione, non avendo l’imputato, sorpreso nella disponibilità della pistola, fornito alcuna giustificazione o causa lecita del possesso del bene, limitandosi a riferire che gli era stato appena ceduto da un soggetto non identificato. E ciò conformemente alla giurisprudenza di questa Corte, secondo cui, ai fini della configurabilità del delitto di ricettazione, l mancata giustificazione del possesso di una cosa proveniente da delitto costituisce prova della conoscenza della illecita provenienza (Sez. 2, n. 52271 del 10/11/2016, Rv. 268643). La Corte rileva, altresì, che la clandestinità dell’arma è già stata accertata con sentenza definitiva, non potendo più essere messa in discussione, ma che, in ogni caso, l’ipotesi sostenuta dalla difesa secondo cui si tratterebbe di un’arma giocattolo non è condivisibile in quanto la pistola risulta essere stata modificata con caricatore e dieci proiettili, così da essere perfettamente funzionante.
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, non ricorrendo ipotesi di esonero, al versamento di una somma alla Cassa delle ammende, determinabile in tremila euro, ai sensi dell’art. 616 cod. proc. pen.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così deciso in Roma, il 25 gennaio 2024.