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Ricalcolo della pena: la Cassazione annulla sentenza

La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio una sentenza della Corte d’Appello, limitatamente alla quantificazione della pena. Il caso riguardava un imputato condannato per coltivazione di stupefacenti, la cui pena era stata determinata in Appello dopo la caduta di un’accusa accessoria per furto di energia. La Cassazione ha stabilito che la Corte d’Appello non ha adeguatamente motivato il mancato ricalcolo della pena, non chiarendo se le attenuanti generiche, non più in bilanciamento con aggravanti, fossero state applicate. Pertanto, si è reso necessario un nuovo giudizio sul punto del ricalcolo della pena, pur confermando la responsabilità penale per la coltivazione.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricalcolo della pena: quando il giudice deve rimotivare la sentenza

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 22018/2024, è intervenuta su un caso complesso che intreccia la coltivazione di sostanze stupefacenti e il furto di energia, offrendo chiarimenti cruciali sul ricalcolo della pena quando una delle accuse viene a cadere. La decisione sottolinea l’obbligo per il giudice di motivare in modo trasparente la determinazione della sanzione, specialmente quando cambiano gli equilibri tra circostanze aggravanti e attenuanti. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso: Dalla Coltivazione al Ricorso in Cassazione

Un individuo veniva condannato in primo grado per due reati distinti: la coltivazione di 104 piante di marijuana e il furto di energia elettrica ai danni di una società fornitrice, utilizzata per alimentare la serra. La coltivazione era tutt’altro che amatoriale: due stanze attrezzate con luci artificiali, sistemi di areazione e deumidificazione, per un totale di 159 vasi, piante alte fino a 1,80 metri e 620 grammi di sostanza già essiccata. La stima indicava una produzione potenziale di oltre 56.000 dosi.

In appello, la situazione cambiava parzialmente. I giudici dichiaravano il non doversi procedere per il reato di furto per difetto di querela. Di conseguenza, procedevano a rideterminare la pena per il solo reato di coltivazione, fissandola in 8 mesi di reclusione e 200 euro di multa. L’imputato, non soddisfatto, ricorreva in Cassazione, sollevando due questioni principali: il mancato riconoscimento del fatto come di ‘lieve entità’ e un errato ricalcolo della pena in relazione alle circostanze attenuanti generiche.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Ricalcolo della Pena

La Suprema Corte ha esaminato entrambi i motivi di ricorso, giungendo a conclusioni opposte.

L’Insussistenza del Fatto di Lieve Entità

Il primo motivo è stato dichiarato manifestamente infondato. Secondo i giudici, la vastità e l’organizzazione della coltivazione erano elementi incompatibili con l’ipotesi del ‘fatto di lieve entità’ prevista dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990. La quantità del materiale rinvenuto e la professionalità dell’allestimento indicavano un’attività destinata a una produzione ben superiore all’uso personale, escludendo quindi la possibilità di applicare la fattispecie meno grave.

Il Principio di Diritto sul Trattamento Sanzionatorio

Il secondo motivo, invece, è stato accolto. La Cassazione ha rilevato una lacuna motivazionale nella sentenza d’appello. In primo grado, le circostanze attenuanti generiche erano state giudicate equivalenti alle aggravanti legate al reato di furto (che era il reato più grave). Una volta venuto meno il furto, e con esso le relative aggravanti, la Corte d’Appello avrebbe dovuto spiegare chiaramente come avesse riconsiderato le attenuanti generiche. Il semplice fatto di aver rideterminato la pena non era sufficiente. Mancava, infatti, un passaggio logico essenziale: chiarire se le attenuanti fossero state effettivamente applicate per ridurre la pena base del reato di coltivazione, ora non più ‘bilanciate’ da alcuna aggravante. Per questo motivo, la Corte ha annullato la sentenza limitatamente a questo punto, rinviando a un’altra sezione della Corte di appello per un nuovo giudizio.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Cassazione si fonda su un principio di garanzia e trasparenza del percorso logico-giuridico che porta alla determinazione della pena. Quando il quadro accusatorio muta, e in particolare quando vengono meno le circostanze aggravanti che erano state poste in bilanciamento con le attenuanti, il giudice del merito ha l’obbligo di fornire una nuova e chiara motivazione sul trattamento sanzionatorio. Non è possibile dare per scontato che le attenuanti siano state applicate; è necessario che la sentenza lo espliciti, per permettere un controllo sulla correttezza e sulla congruità della pena inflitta. In questo caso, l’assenza di tale specificazione ha costituito un vizio di motivazione tale da giustificare l’annullamento della sentenza sul punto.

Conclusioni: Cosa Insegna Questa Sentenza

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale del diritto penale: la pena deve essere giusta e la sua determinazione trasparente. Quando un’accusa cade, specialmente se era la più grave e portava con sé delle aggravanti, il giudice non può limitarsi a un calcolo matematico, ma deve riconsiderare l’intera posizione dell’imputato alla luce del nuovo quadro. La sentenza insegna che ogni elemento che concorre alla determinazione della pena, come le circostanze attenuanti, deve essere oggetto di una valutazione esplicita e motivata, garantendo così il diritto dell’imputato a una decisione comprensibile e controllabile in ogni sua parte.

Perché la coltivazione di oltre 100 piante di cannabis non è stata considerata un’ipotesi di ‘lieve entità’?
Secondo la Corte, l’ipotesi di lieve entità è stata esclusa sia per la notevole quantità di materiale rinvenuto (piante, terriccio e 620 grammi di marijuana essiccata), incompatibile con l’uso personale, sia per l’organizzazione di tipo professionale dell’attività, che includeva una serra attrezzata con luci, sistemi di areazione, climatizzazione e deumidificazione.

Cosa accade alla pena se viene a mancare il reato più grave che conteneva aggravanti?
Quando viene meno il reato più grave con le relative aggravanti, che erano state bilanciate in equivalenza con le attenuanti generiche, il giudice deve procedere a un nuovo calcolo della pena per il reato residuo. In tale operazione, deve esplicitare nella motivazione se e come ha applicato le circostanze attenuanti generiche, che non sono più neutralizzate da alcuna aggravante.

Cosa significa ‘annullamento con rinvio limitatamente al trattamento sanzionatorio’?
Significa che la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza della Corte di Appello solo per la parte che riguarda la determinazione della pena. La dichiarazione di colpevolezza per il reato di coltivazione è diventata definitiva e irrevocabile. Il caso torna a una diversa sezione della Corte di Appello, che dovrà unicamente procedere a un nuovo e motivato calcolo della sanzione, tenendo conto dei principi stabiliti dalla Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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