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Revocazione confisca: quando le prove non sono nuove

Un soggetto chiede la revocazione di una confisca di prevenzione, basandosi su una sentenza della Corte Costituzionale e su presunte nuove prove. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che la decisione costituzionale non era pertinente al caso di specie e che le prove addotte non erano “nuove”, in quanto già note all’interessato prima che la confisca diventasse definitiva. La sentenza sottolinea l’importanza dei requisiti di novità della prova per poter procedere con una revocazione confisca.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Revocazione Confisca: la Cassazione Spiega Quando le Prove non Sono “Nuove”

L’istituto della revocazione confisca di prevenzione è uno strumento cruciale che permette di rimettere in discussione un provvedimento ablativo definitivo, ma solo a condizioni molto stringenti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 13352 del 2024, offre un importante chiarimento sui requisiti necessari, in particolare sulla nozione di “prova nuova”. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi di diritto affermati dai giudici.

Il Contesto del Caso: Dalla Confisca alla Richiesta di Revocazione

La vicenda trae origine da una misura di confisca disposta anni prima nei confronti di un soggetto, ritenuto persona che viveva abitualmente con i proventi di attività delittuose, ai sensi dell’art. 1, lett. b) del D.Lgs. 159/2011. Divenuto definitivo il provvedimento, l’interessato presentava un’istanza di revocazione alla Corte di Appello.

La richiesta si fondava su due pilastri principali:
1. Una sentenza della Corte Costituzionale (la n. 24 del 2019) che aveva dichiarato l’incostituzionalità di un’altra categoria di pericolosità sociale (quella di cui alla lett. a) dell’art. 1, relativa ai dediti a traffici delittuosi).
2. La presentazione di presunte “nuove prove”, consistenti in provvedimenti giudiziari precedenti (una sentenza della stessa Cassazione e un provvedimento di un G.i.p.) che, a suo dire, non erano stati adeguatamente valutati.

La Corte di Appello rigettava l’istanza, e la questione giungeva così all’esame della Suprema Corte.

Il Principio della “Prova Nuova” nella Revocazione Confisca

Il cuore della questione giuridica ruota attorno alla definizione di “prova nuova” ai sensi dell’art. 28 del D.Lgs. 159/2011. Per poter ottenere la revocazione di una confisca, non è sufficiente presentare elementi di prova qualsiasi, ma è necessario che questi posseggano caratteristiche specifiche.

La Cassazione, richiamando un suo precedente a Sezioni Unite (sent. Lo Duca, n. 43668/2022), ribadisce un principio fondamentale: la prova nuova rilevante ai fini della revocazione è:
* Sopravvenuta: formatasi dopo la conclusione del procedimento di prevenzione.
* Preesistente ma incolpevolmente scoperta: esistente già prima, ma scoperta solo dopo che la misura è divenuta definitiva, senza che ciò sia imputabile a una negligenza dell’interessato.

Non rientra in questa categoria, invece, la prova che poteva essere dedotta durante il procedimento originario e non lo è stata, a meno che non si dimostri un’impossibilità di deduzione per causa di forza maggiore.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza e genericità. I giudici hanno smontato punto per punto le argomentazioni del ricorrente, evidenziando come il suo appello non si confrontasse realmente con le solide motivazioni della Corte di Appello.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte di Cassazione sono state chiare e lineari. In primo luogo, i giudici hanno sottolineato come la sentenza della Corte Costituzionale citata dal ricorrente fosse del tutto irrilevante. La confisca originale era stata disposta sulla base della pericolosità di cui alla lettera b) dell’art. 1 (vivere con proventi di reato), mentre la pronuncia di incostituzionalità riguardava la lettera a) (dedizione a traffici delittuosi). Non vi era quindi alcun nesso logico-giuridico tra le due.

In secondo luogo, e questo è il punto dirimente, le “nuove prove” indicate dal ricorrente non erano affatto nuove. Si trattava di provvedimenti giurisdizionali emessi nell’ambito della stessa procedura di prevenzione o in sede penale, quindi non solo preesistenti ma perfettamente noti all’interessato e alla sua difesa. Non essendo state scoperte incolpevolmente dopo la definitività della misura, esse non potevano in alcun modo integrare il requisito della “prova nuova” richiesto dalla legge per la revocazione. Il ricorso, omettendo di confrontarsi con questa stringente argomentazione della Corte territoriale, è risultato generico e, di conseguenza, inammissibile.

Le conclusioni

La sentenza in commento rafforza un principio cardine in materia di impugnazioni e, in particolare, di revocazione confisca. Non è possibile utilizzare l’istituto della revocazione come una sorta di “terzo grado di giudizio” per rimettere in discussione valutazioni di merito già coperte dal giudicato. L’accesso a questo rimedio straordinario è subordinato alla presentazione di elementi probatori genuinamente nuovi, secondo la rigida definizione fornita dalla giurisprudenza di legittimità. Qualsiasi istanza che si basi su prove già note o che potevano essere dedotte nel procedimento originario è destinata all’inammissibilità, comportando anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando si può chiedere la revocazione di una confisca di prevenzione?
La revocazione di una confisca di prevenzione può essere richiesta ai sensi dell’art. 28 del D.Lgs. 159/2011, in particolare quando emergono prove nuove che possono mettere in discussione i presupposti della misura applicata.

Cosa si intende per “prova nuova” ai fini della revocazione confisca?
Secondo la sentenza, una “prova nuova” è quella sopravvenuta alla conclusione del procedimento di prevenzione oppure quella preesistente ma scoperta incolpevolmente solo dopo che la misura è diventata definitiva. Non è considerata nuova una prova già nota o che poteva essere presentata durante il procedimento originario.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché era generico e non si confrontava con le motivazioni della corte precedente. Nello specifico, le prove presentate come “nuove” erano in realtà provvedimenti giudiziari già esistenti e noti all’interessato, quindi non rispondevano ai requisiti di legge per fondare un’istanza di revocazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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