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Revocazione confisca di prevenzione: i limiti del caso

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso per la revocazione confisca di prevenzione. Una successiva assoluzione in sede penale per reati tributari non è sufficiente se non demolisce i presupposti originari su cui si fondava la misura, basata su una pericolosità sociale derivante da una lunga serie di altri delitti.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Revocazione confisca di prevenzione: non basta un’assoluzione

L’istituto della revocazione confisca di prevenzione rappresenta un rimedio straordinario per rimettere in discussione una misura patrimoniale definitiva. Tuttavia, una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce i rigidi paletti che ne limitano l’applicazione. In particolare, una successiva assoluzione in un processo penale non è automaticamente sufficiente a ottenere la revoca della confisca, se i fatti oggetto di tale assoluzione non sono gli stessi che hanno fondato il giudizio di pericolosità sociale del soggetto.

I Fatti del Caso

Due soggetti ricorrevano in Cassazione contro l’ordinanza della Corte di Appello che aveva dichiarato inammissibile la loro istanza di revocazione di una confisca di prevenzione, divenuta irrevocabile. La confisca era stata disposta a carico di uno dei ricorrenti, ritenuto socialmente pericoloso sulla base di una lunga serie di reati, tra cui bancarotta fraudolenta, falsità ideologica, associazione per delinquere finalizzata a reati tributari e riciclaggio, commessi in un arco temporale esteso.

Successivamente, il soggetto era stato assolto in un separato procedimento penale per alcuni reati tributari commessi in un periodo specifico (giugno-luglio 2015). I ricorrenti sostenevano che questa assoluzione dovesse portare alla revoca della confisca, argomentando che anche questi reati erano stati considerati, seppur indirettamente, nel procedimento di prevenzione.

La Decisione della Corte sulla revocazione confisca di prevenzione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile e manifestamente infondato. Gli Ermellini hanno confermato la decisione della Corte d’Appello, ribadendo la correttezza del principio applicato: l’assoluzione penale sopravvenuta non aveva alcuna incidenza sui presupposti della misura di prevenzione patrimoniale.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si fonda su una chiara interpretazione dell’art. 28 del D.Lgs. 159/2011, che disciplina la revocazione. Secondo la consolidata giurisprudenza, la revoca può essere concessa solo quando i fatti accertati con la sentenza penale definitiva escludono ‘in modo assoluto’ l’esistenza dei presupposti di applicazione della confisca.

Nel caso di specie, il Collegio ha evidenziato due punti cruciali:

1. Autonomia dei procedimenti: Il giudizio di prevenzione è autonomo rispetto a quello penale. La confisca non era stata ordinata a causa dei reati tributari per i quali era intervenuta l’assoluzione. Al contrario, il giudizio di pericolosità sociale del soggetto e la sproporzione del suo patrimonio si basavano su un quadro molto più ampio e risalente di attività delittuose, tra cui tre reati di bancarotta fraudolenta, falsità ideologica e un’associazione per delinquere con reati fine commessi tra il 2016 e il 2017.

2. Irrilevanza dell’assoluzione: I reati tributari del 2015, oggetto del giudicato assolutorio, non erano stati valutati dal giudice della prevenzione come fondamento della misura ablativa. Di conseguenza, la loro insussistenza, accertata ex post, non poteva in alcun modo far venir meno i presupposti originari della confisca, che poggiavano su altre e più gravi condotte illecite. La revocazione non può essere utilizzata per sollecitare un nuovo giudizio di merito su elementi già vagliati nel procedimento di prevenzione.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio fondamentale in materia di misure di prevenzione: per ottenere la revoca di una confisca definitiva, non è sufficiente presentare una qualsiasi sentenza di assoluzione. È necessario dimostrare che tale assoluzione riguarda proprio i fatti che sono stati posti a fondamento del giudizio di pericolosità sociale e che, venendo meno, ne demoliscono le fondamenta. In assenza di questo nesso causale diretto, l’istanza di revocazione è destinata a essere dichiarata inammissibile.

Quando può essere richiesta la revocazione di una confisca di prevenzione definitiva?
La revocazione può essere richiesta, ai sensi dell’art. 28, d.lgs. n. 159/2011, quando fatti accertati con sentenze penali definitive, sopravvenute o conosciute successivamente, escludono ‘in modo assoluto’ l’esistenza dei presupposti su cui si basava la confisca.

Un’assoluzione in un processo penale comporta automaticamente la revoca della confisca di prevenzione?
No. L’assoluzione non comporta automaticamente la revoca. È necessario che la sentenza di assoluzione riguardi specificamente i fatti reato che erano stati posti a base del giudizio di pericolosità sociale che ha giustificato la confisca. Se la misura si fonda su altri e diversi illeciti, l’assoluzione è irrilevante.

Perché nel caso esaminato la richiesta di revocazione è stata respinta?
È stata respinta perché la confisca di prevenzione si basava su una lunga serie di reati (bancarotta fraudolenta, falsità ideologica, associazione per delinquere) che dimostravano la pericolosità sociale del soggetto. L’assoluzione successiva riguardava invece reati tributari diversi e ulteriori, che non erano stati il presupposto fondamentale della misura ablatoria, rendendo così l’assoluzione ininfluente ai fini della revoca.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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