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Revoca sospensione condizionale: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30269/2025, ha confermato la legittimità della revoca della sospensione condizionale della pena concessa per la terza volta. La Corte ha stabilito che la revoca sospensione condizionale è un atto dovuto in sede esecutiva quando si supera il limite legale delle due concessioni, anche se le sentenze precedenti sono diventate definitive in un momento successivo alla pronuncia della terza, ma prima che quest’ultima divenisse irrevocabile.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Revoca Sospensione Condizionale: la Cassazione Conferma il Limite non Superabile

La revoca sospensione condizionale della pena è un tema cruciale nel diritto penale, che bilancia l’esigenza di punizione con quella di rieducazione del condannato. Con la recente sentenza n. 30269 del 2025, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: il beneficio della sospensione non può essere concesso più di due volte. Qualsiasi concessione successiva è illegittima e deve essere revocata in sede esecutiva, anche in presenza di complesse sequenze temporali tra le sentenze.

I fatti di causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo a cui era stata concessa la sospensione condizionale della pena nell’ambito di un terzo procedimento penale. La sentenza in questione, emessa dal Tribunale di Messina il 5 ottobre 2017 e divenuta irrevocabile il 23 gennaio 2020, si aggiungeva a due precedenti condanne, anch’esse con il medesimo beneficio, divenute irrevocabili rispettivamente il 12 luglio 2018 e il 20 novembre 2018.

Il Giudice dell’esecuzione del Tribunale di Messina, rilevando la plurima concessione del beneficio in violazione dell’art. 164, comma quarto, del codice penale, disponeva la revoca della terza sospensione. Contro questa decisione, la difesa dell’imputato proponeva ricorso per Cassazione.

Le ragioni del ricorso

Il ricorrente basava la sua difesa su tre argomentazioni principali:
1. Superamento dei limiti di pena: La revoca era illegittima poiché le pene cumulate non superavano il limite di due anni previsto dalla legge per la concessione del beneficio.
2. Mancata verifica del giudice: Il Tribunale non aveva accertato se il giudice della cognizione, al momento di concedere la terza sospensione, fosse a conoscenza delle precedenti cause ostative.
3. Violazione del bis in idem: Veniva sollevata una presunta violazione del principio del ne bis in idem riguardo a uno dei fatti giudicati.

Interessante notare come il Procuratore Generale presso la Corte avesse inizialmente chiesto l’annullamento della revoca, sostenendo che il giudice dell’esecuzione avrebbe dovuto prima verificare se gli ostacoli fossero noti al giudice che aveva concesso il beneficio per la terza volta.

Le motivazioni sulla revoca sospensione condizionale

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato, e ha fornito un’analisi chiara e rigorosa della normativa. Il punto centrale della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 164, comma quarto, c.p., che stabilisce che la sospensione condizionale “non può essere concessa più di una volta”, con un’eccezione per una seconda concessione a determinate condizioni.

La Corte ha stabilito che la concessione del beneficio per una terza volta è intrinsecamente illegittima. La revoca in sede esecutiva, ai sensi dell’art. 168, terzo comma, c.p., diventa un atto dovuto e automatico. La Suprema Corte ha precisato che la situazione giuridica rilevante è quella esistente al momento in cui la terza sentenza diventa irrevocabile.

Nel caso specifico, sebbene al momento della prima pronuncia (2017) le altre due sentenze non fossero ancora definitive, lo sono diventate prima che la terza passasse in giudicato (2020). Pertanto, al momento della definitività della terza condanna, l’imputato aveva già beneficiato due volte della sospensione, rendendo la terza concessione palesemente illegale.

La Corte ha inoltre chiarito che la conoscenza o meno della causa ostativa da parte del giudice della cognizione è irrilevante in questo specifico contesto. La norma introdotta dalla legge n. 128 del 2001 ha reso obbligatoria la revoca in sede esecutiva per violazione dell’art. 164, comma quarto, c.p., superando i precedenti orientamenti giurisprudenziali.

Infine, il motivo di ricorso relativo al bis in idem è stato dichiarato inammissibile per la sua genericità, in quanto il ricorrente si era limitato a segnalare la coincidenza della data di commissione del reato senza fornire elementi concreti sulla natura e modalità dei fatti.

Le conclusioni della Corte

In conclusione, la Cassazione ha affermato un principio di diritto netto: la revoca sospensione condizionale della pena è obbligatoria quando questa viene concessa per la terza volta. Il giudice dell’esecuzione è tenuto a disporla anche se la causa ostativa (cioè la definitività delle due precedenti sentenze con beneficio) si è consolidata in un momento successivo alla pronuncia della terza sentenza, ma antecedente alla sua irrevocabilità. Questa decisione rafforza il rigore della norma, impedendo che situazioni procedurali complesse possano eludere il limite tassativo imposto dal legislatore, garantendo così certezza e uniformità nell’applicazione della legge.

La sospensione condizionale della pena può essere concessa più di due volte?
No. La legge stabilisce un limite massimo di due concessioni. L’art. 164, comma quarto, del codice penale, vieta espressamente una terza concessione del beneficio.

Quando il giudice deve procedere alla revoca sospensione condizionale per plurima concessione?
Il giudice dell’esecuzione deve disporre la revoca quando accerta che il beneficio è stato concesso per la terza volta. La revoca è un atto dovuto e va disposta anche se le due sentenze precedenti sono diventate irrevocabili dopo la pronuncia della terza, ma prima che quest’ultima diventasse a sua volta definitiva.

È rilevante che il giudice che ha concesso la terza sospensione non fosse a conoscenza delle precedenti?
No. Secondo la Corte di Cassazione, ai fini della revoca per superamento del limite delle due concessioni, è irrilevante la conoscenza o meno delle cause ostative da parte del giudice della cognizione. La violazione del limite legale impone di per sé la revoca in sede esecutiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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