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Revoca sorveglianza speciale: l’interesse del detenuto

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un detenuto all’ergastolo per la revoca della sorveglianza speciale. La Corte ha stabilito che manca un interesse concreto e attuale alla revoca, poiché la misura potrà essere rivalutata solo al termine della detenzione e il ricorrente già usufruisce di permessi premio.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Revoca sorveglianza speciale: quando l’interesse non è attuale

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi su un tema delicato: la revoca sorveglianza speciale per un soggetto che sta scontando la pena dell’ergastolo. La decisione sottolinea un principio fondamentale: per poter chiedere la revoca di una misura di prevenzione, è necessario dimostrare un interesse concreto e attuale, che non può sussistere per chi si trova in stato di detenzione perpetua, la cui pericolosità sarà rivalutata solo al termine dell’espiazione della pena.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un individuo, condannato alla pena dell’ergastolo, che aveva presentato ricorso contro la decisione della Corte d’Appello di Reggio Calabria. Quest’ultima aveva rigettato la sua richiesta di revocare un decreto di sorveglianza speciale di pubblica sicurezza emesso nei suoi confronti nel lontano 1975.

La Corte d’Appello aveva motivato il rigetto sostenendo che, essendo il soggetto attualmente detenuto, non vi fosse un interesse attuale alla revoca della misura. La questione della sua pericolosità sociale, e quindi dell’applicabilità della sorveglianza speciale, sarebbe stata oggetto di una nuova valutazione solo al momento della cessazione della pena detentiva. L’interessato, invece, lamentava una violazione di legge, sostenendo di avere un interesse specifico alla rivalutazione della propria pericolosità.

La Decisione della Corte: La revoca sorveglianza speciale richiede interesse concreto

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno ritenuto la censura mossa dal ricorrente non solo generica, ma anche parziale. L’appello, infatti, non aveva tenuto conto della ratio decidendi completa del provvedimento impugnato. La Corte d’Appello aveva infatti evidenziato come il detenuto godesse già di un cospicuo numero di permessi premio, circostanza che, secondo i giudici di merito, dimostrava la carenza di un interesse concreto all’istanza di revoca.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: la sorveglianza speciale è compatibile con la pena dell’ergastolo. Sebbene la pena sia perpetua in linea di principio, l’ordinamento prevede diversi istituti che possono portarne all’estinzione. Pertanto, la misura di prevenzione non è teoricamente ineseguibile; la sua applicazione è semplicemente sospesa durante lo stato detentivo e potrà essere attivata una volta che il condannato torni in libertà, a condizione che la sua pericolosità sociale persista.

Il punto cruciale della decisione risiede nella valutazione dell’interesse ad agire. La Corte ha stabilito che, sebbene un detenuto possa chiedere la revoca della misura ai sensi del D.Lgs. 159/2011, deve sostenere tale richiesta con un ‘interesse concreto e attuale’. Nel caso di specie, il ricorrente si era limitato a un generico riferimento all’interesse a godere di benefici penitenziari, affermando paradossalmente di aver già fruito di numerosi permessi. Questa argomentazione è stata ritenuta insufficiente a dimostrare quell’interesse specifico che la legge richiede.

L’istanza è stata quindi giudicata carente proprio nell’indicazione specifica di tale interesse, ponendosi in contrasto con l’orientamento giurisprudenziale che esige una prova concreta e attuale da parte del richiedente.

Le conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione rafforza il principio secondo cui la valutazione sulla pericolosità sociale ai fini dell’applicazione di una misura di prevenzione come la sorveglianza speciale è posticipata alla fine del periodo di detenzione. Per un soggetto che sconta l’ergastolo, un’istanza di revoca durante la detenzione deve essere supportata da motivazioni eccezionalmente forti e specifiche, che dimostrino un pregiudizio attuale e concreto derivante dalla pendenza della misura. Un generico riferimento ai benefici penitenziari, soprattutto se già concessi, non è sufficiente a fondare un legittimo interesse processuale.

Un detenuto all’ergastolo può chiedere la revoca della sorveglianza speciale?
Sì, può farlo, ma la sua istanza deve essere sostenuta da un interesse concreto e attuale, che deve essere specificamente comprovato. La semplice pendenza della misura, la cui esecuzione è sospesa durante la detenzione, non è di per sé sufficiente.

Perché la Corte ha ritenuto che mancasse un interesse concreto alla revoca sorveglianza speciale?
La Corte ha ritenuto che l’interesse del ricorrente non fosse né concreto né attuale. La misura di prevenzione non produce effetti durante la detenzione e la sua pericolosità sarà rivalutata solo al momento dell’eventuale fine pena. Inoltre, il ricorrente si è limitato a un generico riferimento all’interesse per i benefici penitenziari, pur avendo già ottenuto numerosi permessi premio.

Cosa succede alla sorveglianza speciale mentre una persona è detenuta?
L’esecuzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza è sospesa per tutta la durata dello stato di detenzione. La misura può tornare ad essere eseguibile solo dopo la cessazione della pena detentiva, e solo a condizione che, in quel momento, il soggetto sia ancora ritenuto socialmente pericoloso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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