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Revoca patente guida in stato di ebbrezza: i limiti

Un automobilista, condannato per guida in stato di ebbrezza, ha impugnato la sentenza lamentando una pena eccessiva e l’illegittima revoca della patente. La Corte di Cassazione ha confermato la congruità della pena, ma ha annullato la decisione riguardo la sanzione accessoria. Ha chiarito che la revoca patente guida in stato di ebbrezza si applica solo in presenza dell’aggravante del sinistro stradale. In sua assenza, la sanzione corretta è la sospensione. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello per una nuova valutazione su questo punto.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Revoca patente guida in stato di ebbrezza: i limiti fissati dalla Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 44976 del 2024, ha fornito un importante chiarimento sui limiti di applicabilità della revoca patente guida in stato di ebbrezza. La Suprema Corte ha stabilito che tale sanzione, la più grave prevista, non può essere disposta se non viene contestata e provata l’aggravante di aver causato un sinistro stradale. Questa decisione ribadisce la necessità di un’applicazione rigorosa e proporzionata delle sanzioni accessorie.

I fatti del caso: la condanna per guida in stato di ebbrezza

Il caso ha origine dalla condanna di un automobilista per il reato di guida in stato di ebbrezza, previsto dall’art. 186, comma 2, lettera c) del Codice della Strada. La Corte d’Appello di Roma, pur riformando parzialmente la sentenza di primo grado e riducendo la pena detentiva e pecuniaria, aveva confermato la sanzione amministrativa accessoria della revoca della patente di guida.

I motivi del ricorso: pena eccessiva e illegittima revoca patente guida in stato di ebbrezza

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due principali motivi:

1. Eccessività della pena: Si lamentava che la pena fosse sproporzionata rispetto al danno causato e al comportamento collaborativo tenuto dall’imputato.
2. Erronea applicazione della sanzione accessoria: Il punto cruciale del ricorso riguardava l’applicazione della revoca della patente. La difesa sosteneva che tale misura fosse illegittima, poiché l’aggravante di aver provocato un sinistro stradale (prevista dall’art. 186, comma 2-bis) non era mai stata contestata nel corso del procedimento.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha analizzato distintamente i due motivi di ricorso, giungendo a conclusioni opposte.

La discrezionalità del giudice sulla pena

Sul primo punto, i giudici hanno rigettato la doglianza. Hanno ribadito che la determinazione della pena tra il minimo e il massimo edittale rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Tale potere è esercitato correttamente quando la decisione è giustificata sulla base dei criteri dell’art. 133 del codice penale. Nel caso specifico, la pena era stata adeguatamente motivata in riferimento all’elevato grado di pericolo creato dalla guida in stato di ebbrezza in orario notturno.

L’errore sulla sanzione accessoria e la revoca patente guida in stato di ebbrezza

Il secondo motivo di ricorso è stato invece accolto. La Corte ha riconosciuto che l’applicazione della revoca della patente era errata. I giudici hanno chiarito che la normativa collega in modo inscindibile la revoca all’aggravante del sinistro stradale. Poiché tale aggravante era stata esclusa, la sanzione non poteva essere disposta.

Le motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando che, per il reato di guida in stato di ebbrezza nella sua forma aggravata (tasso alcolemico superiore a 1,5 g/l), ma senza il coinvolgimento in un incidente, la legge prevede una specifica sanzione accessoria. In assenza dell’aggravante del sinistro, la sanzione corretta non è la revoca, bensì la sospensione della patente di guida per un periodo da uno a due anni. L’eventuale raddoppio della durata della sospensione è previsto solo se il veicolo utilizzato appartiene a una persona estranea al reato.

Conclusioni: le implicazioni della sentenza

Questa sentenza è di fondamentale importanza perché traccia una linea netta tra le diverse sanzioni accessorie previste dal Codice della Strada. La revoca patente guida in stato di ebbrezza si conferma come una misura eccezionale, applicabile solo nei casi più gravi in cui il conducente ebbro abbia anche causato un incidente. Per tutti gli altri casi, seppur gravi, la sanzione prevista è la sospensione. La Corte ha quindi annullato la sentenza impugnata limitatamente a questo punto, rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello di Roma per determinare la corretta durata della sospensione della patente.

Quando si applica la revoca della patente per guida in stato di ebbrezza?
Secondo la sentenza, la revoca della patente, prevista dal comma 2-bis dell’art. 186 del Codice della Strada, si applica solo quando al conducente in stato di ebbrezza viene contestata e accertata l’aggravante di aver provocato un sinistro stradale.

Se non viene contestato un incidente, quale sanzione si applica per la guida in stato di ebbrezza grave?
In assenza dell’aggravante del sinistro stradale, per il reato di cui all’art. 186, comma 2, lett. c) del Codice della Strada, la sanzione amministrativa accessoria corretta è la sospensione della patente di guida per un periodo da uno a due anni.

Il giudice può decidere liberamente l’entità della pena per un reato?
No, non liberamente. Il giudice ha un ampio potere discrezionale nel determinare la pena, ma deve muoversi entro i limiti minimi e massimi stabiliti dalla legge per quel reato. La sua decisione deve essere motivata valutando gli elementi indicati nell’art. 133 del codice penale, come la gravità del fatto e la capacità a delinquere del reo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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