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Revoca ordine di demolizione: quando è infondata?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro il rigetto di un’istanza di revoca ordine di demolizione. La decisione si fonda sul fatto che la richiesta di permesso di costruire in sanatoria era stata definitivamente respinta dall’amministrazione comunale, rendendo le argomentazioni dei ricorrenti generiche e non pertinenti al merito della decisione impugnata.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Revoca Ordine di Demolizione: Inammissibile se il Condono è Negato

La richiesta di revoca ordine di demolizione di un immobile abusivo è un tema complesso, che si intreccia con le procedure amministrative di sanatoria. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito che, una volta intervenuto il rigetto definitivo della richiesta di condono da parte del Comune, le speranze di fermare le ruspe si riducono drasticamente. Analizziamo insieme i contorni di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Il Ricorso contro il Diniego

Tre cittadini si erano visti recapitare un ordine di demolizione a seguito di una sentenza di condanna per abusi edilizi, divenuta definitiva anni prima. Per evitare l’abbattimento, avevano presentato un’istanza alla Corte di Appello chiedendo la revoca di tale ordine. La loro richiesta, tuttavia, era stata respinta.

Il motivo del rigetto da parte della Corte di Appello era chiaro e conciso: l’amministrazione comunale competente aveva già negato in via definitiva il permesso di costruire in sanatoria per l’immobile in questione. Non convinti, i tre hanno proposto ricorso per Cassazione, lamentando un’assoluta mancanza di motivazione. A loro avviso, i giudici di merito non avevano considerato adeguatamente alcuni aspetti cruciali: il possibile esito del loro ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) contro il diniego del Comune, le specifiche cause ostative all’accoglimento della sanatoria e i tempi necessari per la definizione della procedura amministrativa.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla revoca ordine di demolizione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno ritenuto che la motivazione della Corte di Appello, seppur sintetica, fosse del tutto adeguata ed essenziale per giustificare la decisione.

La Manifesta Infondatezza del Ricorso

Secondo la Cassazione, le argomentazioni dei ricorrenti erano generiche e si concentravano su questioni di fatto, inadatte a essere valutate in sede di legittimità. Essi, infatti, si limitavano a insistere sulla necessità di attendere l’esito del giudizio amministrativo, senza però confrontarsi con il fulcro della decisione impugnata: l’esistenza di un provvedimento amministrativo che aveva già respinto in via definitiva la loro istanza di condono.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha basato la sua decisione su principi giuridici consolidati, evidenziando alcuni punti chiave.

Il Ruolo Decisivo del Diniego Definitivo di Sanatoria

Il cuore della motivazione risiede nel valore attribuito al provvedimento comunale di diniego. La Corte di Appello aveva correttamente identificato questo atto come l’elemento decisivo che precludeva la revoca dell’ordine di demolizione. Di fronte a un rigetto definitivo della sanatoria, ogni discussione sulla potenziale durata o sull’esito futuro di un ricorso al TAR diventa irrilevante ai fini della procedura esecutiva penale. L’ordine di demolizione, emanato a seguito di una sentenza penale irrevocabile, riprende la sua piena efficacia.

La Genericità delle Censure degli Appellanti

Un altro aspetto fondamentale è la natura delle critiche mosse dai ricorrenti. Essi non hanno fornito al giudice elementi concreti e documentati per dimostrare perché l’ordine di demolizione dovesse essere revocato, nonostante il diniego del condono. Le loro lamentele sono state giudicate come un tentativo di rimettere in discussione il merito della vicenda, cosa non consentita davanti alla Corte di Cassazione. Inoltre, non hanno saputo contrapporre un argomento giuridico valido alla chiara motivazione della Corte di Appello.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: l’esecuzione di un ordine di demolizione non può essere sospesa a tempo indeterminato in attesa della definizione di tutte le possibili procedure amministrative. Una volta che l’organo competente si è espresso con un diniego definitivo sulla richiesta di sanatoria, il giudice dell’esecuzione penale ha il dovere di procedere. Per ottenere una revoca ordine di demolizione, non è sufficiente appellarsi alla mera pendenza di un ricorso amministrativo; è necessario fornire prove concrete che possano invalidare l’ordine stesso, un compito che, in questo caso, i ricorrenti non sono riusciti ad assolvere. La decisione si conclude con la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, a conferma della totale infondatezza delle loro pretese.

Si può chiedere la revoca di un ordine di demolizione se è pendente un ricorso al TAR contro il diniego di sanatoria?
No, secondo la Corte, il rigetto definitivo della richiesta di sanatoria da parte dell’amministrazione è un argomento sufficiente per respingere l’istanza di revoca, rendendo irrilevante la pendenza del ricorso amministrativo se le censure del ricorrente sono generiche e non affrontano la motivazione del giudice.

Quando un ricorso per cassazione contro il rigetto di una revoca dell’ordine di demolizione è considerato inammissibile?
È considerato inammissibile quando le argomentazioni sono generiche e fattuali, non contestano specificamente la motivazione del provvedimento impugnato (in questo caso, il rigetto definitivo del condono) e non forniscono elementi concreti e documentati per giustificare la revoca.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile per colpa del ricorrente?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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