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Revoca misura alternativa: quando è legittima?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un detenuto contro la revoca della misura alternativa della semilibertà. La decisione è stata motivata da gravi violazioni, tra cui un’aggressione a un agente di polizia penitenziaria e un’assenza ingiustificata dal posto di lavoro. La Corte ha ribadito che il suo ruolo non è rivalutare i fatti, ma controllare la legittimità della decisione impugnata, confermando la legittimità della revoca della misura alternativa.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Revoca Misura Alternativa: La Cassazione chiarisce i limiti

Le misure alternative alla detenzione rappresentano un pilastro del sistema penitenziario moderno, finalizzato al reinserimento sociale del condannato. Tuttavia, la loro concessione si basa su un patto di fiducia tra il detenuto e lo Stato. Quando questo patto viene violato, la revoca della misura alternativa diventa una conseguenza inevitabile. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione (Num. 23703/2024) offre un chiaro esempio di quando e perché tale revoca sia non solo possibile, ma doverosa.

I Fatti del Caso: Due Violazioni in Due Giorni

Il caso esaminato riguarda un detenuto ammesso al beneficio della semilibertà. La sua condotta ha però portato il Tribunale di Sorveglianza a riconsiderare la fiducia accordatagli. In particolare, sono stati contestati due episodi gravi avvenuti in rapida successione:

1. Aggressione e stato di alterazione: Al rientro in istituto, il soggetto ha avuto una discussione con un agente della polizia penitenziaria, arrivando a mettergli le mani sul petto e a tentare un’aggressione. In tale circostanza, l’agente ha inoltre riscontrato che il detenuto emanava odore di alcool.
2. Assenza ingiustificata: Il giorno precedente, durante un controllo dei Carabinieri, il detenuto non è stato trovato sul posto di lavoro e si è reso irreperibile, senza fornire alcuna giustificazione.

Questi eventi hanno spinto il Tribunale di Sorveglianza a revocare il beneficio concesso.

La Decisione del Tribunale e la Revoca Misura Alternativa

Il Tribunale di Sorveglianza di Lecce ha ritenuto che le violazioni commesse fossero di gravità tale da interrompere il percorso di reinserimento. L’aggressione a un pubblico ufficiale e l’evidente stato di alterazione alcolica, uniti all’inaffidabilità dimostrata con l’assenza dal lavoro, sono stati considerati elementi incompatibili con la prosecuzione della misura. La decisione del Tribunale, pertanto, è stata quella di disporre l’immediata revoca della misura alternativa della semilibertà.

L’Analisi della Corte di Cassazione sul Ricorso

Il condannato ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione. In sostanza, ha chiesto ai giudici di legittimità una nuova e diversa valutazione degli elementi di merito. La Suprema Corte, tuttavia, ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile.

I giudici hanno sottolineato un principio cardine del nostro ordinamento: la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito. Il suo compito non è rivalutare i fatti, ma verificare che la decisione del giudice precedente sia immune da vizi logici e giuridici. Nel caso di specie, la motivazione del Tribunale di Sorveglianza è stata giudicata adeguata, coerente e priva di vizi.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ritenuto che il Tribunale di Sorveglianza avesse correttamente ponderato la gravità delle condotte. Le violazioni delle prescrizioni non erano semplici infrazioni, ma comportamenti che minavano alla base la fiducia necessaria per il mantenimento di un beneficio penitenziario. L’appello del condannato, sollecitando una rivalutazione dei fatti, chiedeva alla Cassazione di svolgere un compito che non le compete. Per questo motivo, il ricorso è stato giudicato inammissibile, in quanto mirava a una (inammissibile) rivalutazione del merito degli elementi già coerentemente esaminati dal giudice a quo.

Le Conclusioni: Conseguenze della Revoca della Misura Alternativa

La dichiarazione di inammissibilità del ricorso ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia ribadisce un concetto fondamentale: le misure alternative non sono un diritto acquisito, ma un’opportunità concessa sulla base di un percorso trattamentale e di fiducia. Condotte come quelle esaminate dimostrano un’incompatibilità con la prosecuzione del beneficio e giustificano pienamente la revoca della misura alternativa, riportando il condannato al regime detentivo ordinario.

Per quali motivi può essere revocata una misura alternativa come la semilibertà?
Sulla base del provvedimento, la misura può essere revocata per gravi violazioni delle prescrizioni, come un’aggressione al personale penitenziario, lo stato di alterazione alcolica al rientro in istituto o l’assenza ingiustificata e l’irreperibilità dal posto di lavoro.

La Corte di Cassazione può riesaminare i fatti di un caso che ha portato alla revoca di una misura?
No. L’ordinanza chiarisce che la Corte di Cassazione non può effettuare una nuova valutazione dei fatti. Il suo compito è verificare la correttezza logica e giuridica della motivazione del provvedimento impugnato, non sostituire il proprio giudizio a quello del giudice di merito.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale e confermato nel caso di specie, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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