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Revoca indulto: quando inizia la prescrizione?

Un cittadino, beneficiario di un indulto su una condanna divenuta definitiva nel 2005, ha subito la revoca del beneficio a seguito di una nuova condanna del 2019. Egli sosteneva che la pena originaria fosse prescritta. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo un principio chiave sulla revoca indulto: il termine di prescrizione della pena originaria non decorre finché la pena stessa è sospesa dall’indulto. La prescrizione inizia a decorrere solo dal momento in cui la nuova condanna diventa definitiva, rendendo la vecchia pena nuovamente eseguibile.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Revoca Indulto e Prescrizione: La Cassazione Chiarisce i Termini

L’indulto rappresenta un atto di clemenza che estingue la pena, ma la sua efficacia è spesso subordinata a condizioni. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 30274/2024) affronta un tema cruciale: la revoca indulto e il calcolo della prescrizione della pena originaria. La Corte ha chiarito che il tempo per la prescrizione non corre finché il beneficio è attivo, ma riprende solo quando la condizione per la revoca si verifica, ovvero con il passaggio in giudicato di una nuova condanna.

Il Caso: Un Indulto Messo in Discussione

La vicenda riguarda un cittadino condannato con una sentenza divenuta definitiva il 30 novembre 2005, per la quale aveva ottenuto un indulto. Anni dopo, il 21 ottobre 2010, commetteva un nuovo delitto non colposo, per il quale veniva condannato con sentenza passata in giudicato l’8 maggio 2019.

Di conseguenza, la Corte di Appello, in qualità di giudice dell’esecuzione, revocava l’indulto precedentemente concesso. Il condannato, tramite i suoi legali, proponeva ricorso per cassazione contro tale decisione.

La Tesi Difensiva sulla Prescrizione della Pena

Il ricorrente sosteneva che la pena relativa alla condanna del 2005 si fosse già prescritta. Secondo la sua interpretazione, il termine di prescrizione decennale sarebbe decorso dal 30 novembre 2005 (data di irrevocabilità della prima sentenza), estinguendo la pena il 30 novembre 2015. Pertanto, al momento della nuova condanna definitiva nel 2019, la pena originaria non sarebbe stata più eseguibile e, di conseguenza, l’indulto non poteva essere revocato.

La Decisione della Cassazione sulla Revoca Indulto

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte di Appello. I giudici hanno ribadito un principio consolidato in materia, smontando completamente la tesi difensiva. L’errore del ricorrente è stato non considerare la natura condizionata dell’indulto.

Il Principio Giuridico Applicato

La Corte ha fondato la sua decisione sull’articolo 172, quinto comma, del codice penale. Questa norma stabilisce che se l’esecuzione di una pena è subordinata al verificarsi di una condizione, il tempo per la prescrizione decorre dal giorno in cui tale condizione si è verificata. L’indulto è un beneficio soggetto a una condizione risolutiva: la mancata commissione, entro un certo termine, di un nuovo reato di una certa gravità. La revoca del beneficio è, quindi, la condizione a cui è subordinata la ripresa dell’esecuzione della pena.

Le Motivazioni

La motivazione della sentenza è chiara e si allinea alla giurisprudenza delle Sezioni Unite (sentenza Maiorella, 2014). Una pena per la quale è stato concesso l’indulto non è eseguibile. La sua esecuzione è ‘congelata’ e sospesa. Di conseguenza, anche il termine di prescrizione rimane sospeso. Non può estinguersi per prescrizione una pena che lo Stato non ha il potere di eseguire.

Il ‘disgelo’ avviene nel momento in cui si verifica la condizione che fa cadere il beneficio: il passaggio in giudicato della sentenza per il nuovo reato. È solo da quel preciso istante che la pena originaria torna ad essere eseguibile e, contestualmente, inizia a decorrere il termine necessario per la sua prescrizione. Nel caso di specie, la condizione si è verificata l’8 maggio 2019. Pertanto, la pena originaria non era affatto prescritta, e la revoca dell’indulto è stata legittimamente disposta.

Le Conclusioni

Questa pronuncia rafforza un importante monito: l’indulto non è un ‘colpo di spugna’ incondizionato. Chi ne beneficia rimane sotto una sorta di ‘osservazione’ per un periodo di tempo stabilito dalla legge (cinque anni dalla data di entrata in vigore della legge di indulto). La commissione di un nuovo grave reato in questo lasso di tempo non solo comporta una nuova condanna, ma fa ‘resuscitare’ anche la pena precedentemente condonata, indipendentemente da quanti anni siano trascorsi dalla prima sentenza. La prescrizione, in questi casi, inizia a correre non dalla vecchia condanna, ma dalla nuova, confermando la natura condizionata e non definitiva del beneficio.

Da quando inizia a decorrere la prescrizione di una pena per la quale è stato concesso un indulto?
Il termine di prescrizione della pena non decorre finché l’indulto è efficace. Inizia a decorrere solo dal giorno in cui si verifica la condizione che ne causa la revoca, ovvero dal momento in cui la sentenza per il nuovo reato commesso diventa definitiva e irrevocabile.

Perché una pena coperta da indulto non si prescrive?
Perché, secondo l’art. 172, quinto comma, del codice penale, l’esecuzione della pena è subordinata a una condizione (la revoca del beneficio). Fino a quando tale condizione non si verifica, la pena non è eseguibile e, di conseguenza, il termine di prescrizione non può iniziare a correre.

Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile per mancanza di specificità. Il ricorrente ha riproposto la sua tesi sulla prescrizione senza confrontarsi adeguatamente con il consolidato principio giurisprudenziale applicato dalla Corte di Appello, ignorando le ragioni giuridiche su cui si fondava la decisione impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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