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Revoca indulto: quando il nuovo reato la causa

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che dichiarava estinta una pena per indulto. La Corte ha chiarito che la revoca indulto è automatica se l’imputato commette un nuovo grave reato entro cinque anni dalla legge di clemenza, anche se la sentenza di condanna per tale reato diventa definitiva dopo la scadenza di detto quinquennio. Ciò che conta è esclusivamente la data di commissione del nuovo delitto.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Revoca Indulto: Quando Scatta? La Cassazione Chiarisce

L’indulto è una misura di clemenza che può estinguere la pena, ma non è un beneficio incondizionato. La legge prevede specifiche circostanze che possono portare alla sua cancellazione, una delle quali è la revoca indulto per la commissione di un nuovo reato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento cruciale su questo punto, stabilendo che per la revoca è determinante il momento in cui il nuovo reato viene commesso, non quando arriva la condanna definitiva.

I Fatti di Causa: Un Indulto Messo in Discussione

Il caso ha origine da una decisione del Tribunale di Catania che, in qualità di giudice dell’esecuzione, aveva dichiarato estinta una pena di tre anni di reclusione e 1.500 euro di multa inflitta a un individuo. L’estinzione era stata concessa in applicazione della legge sull’indulto (L. 241/2006).

Tuttavia, il Procuratore della Repubblica ha impugnato questa decisione, sostenendo che il beneficio non doveva essere concesso. Il motivo? L’esistenza di una ‘causa ostativa’, ovvero una condizione che impediva l’applicazione dell’indulto.

La Causa Ostativa e la Revoca Indulto

La legge sull’indulto (art. 1, comma 3, L. 241/2006) stabilisce che il beneficio viene revocato se la persona, nei cinque anni successivi all’entrata in vigore della legge, commette un delitto non colposo per il quale riporta una condanna a una pena detentiva non inferiore a due anni.

Nel caso specifico, l’imputato aveva commesso un grave reato in materia di stupefacenti (art. 73 D.P.R. 309/90) il 1° settembre 2007, ovvero entro il quinquennio previsto. Per tale reato, aveva subito una condanna a cinque anni di reclusione e 18.000 euro di multa. Sebbene la sentenza per questo nuovo reato fosse diventata irrevocabile solo successivamente, la commissione del fatto era avvenuta nel periodo ‘sospetto’, integrando così la condizione per la revoca indulto.

Le Motivazioni della Cassazione: Conta la Data del Reato, non della Condanna

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso del Procuratore, giudicandolo fondato e annullando l’ordinanza del Tribunale. Il punto centrale della motivazione risiede nell’interpretazione della norma sulla revoca indulto. I giudici supremi hanno ribadito un principio già consolidato in giurisprudenza (citando la sentenza n. 33903 del 2021): ai fini della revoca del beneficio, è sufficiente che il nuovo delitto sia stato commesso entro il termine di cinque anni dall’entrata in vigore della legge sull’indulto. Non è invece necessario che, entro lo stesso termine, sia intervenuta anche la relativa sentenza di condanna. Il provvedimento del giudice dell’esecuzione era quindi illegittimo, poiché al momento della concessione dell’indulto esisteva già la condizione ostativa che ne imponeva la revoca. La Corte ha pertanto annullato l’ordinanza senza rinvio, decidendo direttamente la questione.

Le Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza riafferma un’interpretazione rigorosa delle condizioni per il mantenimento dei benefici di clemenza. La decisione sottolinea che la finalità della norma sulla revoca è quella di sanzionare chi, dopo aver ottenuto un beneficio, dimostra di non meritarlo tornando a delinquere in un arco di tempo definito. Il comportamento antigiuridico, manifestato con la commissione del nuovo reato, è l’elemento scatenante della revoca, a prescindere dai tempi processuali necessari per l’accertamento definitivo della responsabilità. Questa pronuncia serve da monito: l’indulto non è una ‘pagina bianca’, ma un’opportunità condizionata a una buona condotta successiva, la cui violazione ha conseguenze automatiche e inevitabili.

Per la revoca dell’indulto, il nuovo reato deve essere accertato con sentenza definitiva entro il quinquennio previsto dalla legge?
No, non è necessario. La Corte di Cassazione ha chiarito che è sufficiente che il nuovo delitto sia stato commesso entro il termine di cinque anni dall’entrata in vigore della legge sull’indulto, anche se la relativa sentenza di condanna interviene successivamente.

Cosa è sufficiente per determinare la revoca dell’indulto ai sensi della L. 241/2006?
È sufficiente la commissione, nel quinquennio successivo all’entrata in vigore della legge, di un delitto non colposo per il quale sia stata inflitta una pena detentiva non inferiore a due anni. L’elemento determinante è la data di commissione del fatto, non quella della condanna.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte ha annullato senza rinvio l’ordinanza del Tribunale che aveva concesso l’indulto. Ha ritenuto il provvedimento illegittimo in quanto, al momento della sua emissione, sussisteva già la condizione ostativa (la commissione del nuovo grave reato) che ne imponeva la revoca.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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