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Revoca indulto: la pena nel reato continuato

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di revoca dell’indulto, stabilendo un principio fondamentale per i casi di reato continuato. La decisione sulla revoca indulto non deve basarsi sulla pena complessiva inflitta, ma sulla pena stabilita per ciascuno dei singoli reati unificati dalla continuazione. Il giudice dell’esecuzione ha l’obbligo di analizzare la sentenza di condanna per individuare le singole pene, non potendosi limitare a considerare solo il totale della pena finale.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Revoca Indulto e Reato Continuato: La Cassazione Fa Chiarezza sul Calcolo della Pena

La revoca indulto è un tema delicato che interseca clemenza dello Stato e certezza della pena. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 26003/2025, offre un’importante lezione su come valutare la condotta del beneficiario, specialmente quando questi commette un nuovo reato strutturato come ‘continuato’. La Corte ha ribadito che non si può fare ‘di tutta l’erba un fascio’: la valutazione deve essere analitica e specifica, non basata sulla pena complessiva.

I Fatti di Causa

Un soggetto, precedentemente beneficiario di un indulto concesso con due diverse ordinanze nel 2009, viene nuovamente condannato per un delitto non colposo commesso prima che fossero trascorsi cinque anni dall’entrata in vigore della legge sull’indulto (L. 241/2006). La nuova condanna, divenuta irrevocabile, era per più violazioni della legge sugli stupefacenti (art. 73 d.P.R. 309/90), unificate dal vincolo della continuazione, con una pena totale di tre anni e otto mesi di reclusione e 4.400,00 euro di multa.

Il Giudice per le indagini preliminari (GIP) di Salerno, agendo come giudice dell’esecuzione, sulla base di questa nuova condanna, ha revocato l’indulto precedentemente concesso. Il difensore del condannato ha però proposto ricorso in Cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge: il GIP aveva considerato la pena complessiva senza acquisire la sentenza di condanna e senza verificare le pene inflitte per ogni singolo reato.

L’Importanza della Valutazione per la Revoca Indulto

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando con rinvio l’ordinanza del GIP. Il cuore della decisione risiede in un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità, che il GIP aveva ignorato.

Il giudice dell’esecuzione, secondo la Suprema Corte, aveva errato nel basare la sua decisione unicamente sul titolo della sentenza e sulla pena finale. Per decidere sulla revoca indulto a causa di un nuovo reato, specialmente se continuato, è indispensabile un’analisi dettagliata.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che, ai fini della revoca dell’indulto ai sensi dell’art. 1, comma 3, della legge n. 241/2006, nel caso di reati unificati dal vincolo della continuazione, la pena di riferimento non è quella complessiva. Al contrario, il giudice deve considerare la pena inflitta per ciascuno dei singoli reati. Questo perché la continuazione è una finzione giuridica che serve a mitigare il trattamento sanzionatorio, ma non fonde i singoli episodi criminosi in un unico reato.

Ogni reato mantiene la sua autonomia ontologica, e la valutazione sulla meritevolezza del mantenimento del beneficio deve essere fatta in relazione alla gravità di ciascuna singola condotta. Il GIP, non acquisendo neppure la sentenza di condanna, si è precluso la possibilità di effettuare questa valutazione essenziale. Avrebbe dovuto disaggregare la pena complessiva per individuare quella inflitta per il reato più grave e per i reati satellite, e solo allora verificare se una di queste superasse i limiti previsti dalla legge per la revoca del beneficio.

Le Conclusioni

La sentenza rafforza un importante principio di garanzia nel diritto dell’esecuzione penale. La revoca di un beneficio come l’indulto non può essere un automatismo basato su un mero calcolo aritmetico della pena totale. Richiede un’indagine approfondita e puntuale da parte del giudice, che ha il dovere di esaminare nel dettaglio la natura e la gravità dei nuovi reati commessi. La decisione sottolinea che l’adempimento istruttorio, come l’acquisizione della sentenza di condanna, non è una formalità, ma un passaggio necessario per garantire una decisione giusta e conforme ai principi di legge.

In caso di reato continuato, quale pena si considera per la revoca dell’indulto?
Per la revoca dell’indulto, non si considera la pena complessiva risultante dalla continuazione, ma la pena inflitta per ciascuno dei singoli reati che lo compongono. Il giudice deve individuare le singole pene per valutare se superano i limiti di legge per la revoca.

Cosa ha sbagliato il Giudice per le indagini preliminari in questo caso?
Il Giudice ha sbagliato a basare la sua decisione di revoca unicamente sulla pena totale inflitta per il reato continuato, senza aver prima acquisito e analizzato la sentenza di condanna per determinare le pene relative a ciascun singolo episodio criminoso.

Qual è l’obbligo del giudice dell’esecuzione prima di decidere sulla revoca dell’indulto in casi simili?
Il giudice dell’esecuzione ha l’obbligo di compiere un’adeguata istruttoria, acquisendo la sentenza di condanna relativa ai nuovi reati. Deve poi disaggregare la pena complessiva per identificare quella applicata a ogni singolo reato e solo sulla base di queste singole pene può valutare se sussistono le condizioni per la revoca del beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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