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Revoca indulto e reato continuato: la Cassazione chiarisce

Un soggetto beneficia di un indulto ma commette un nuovo reato. La Cassazione chiarisce che la revoca indulto non è automatica se, a seguito dell’applicazione del reato continuato, la pena per il nuovo delitto scende sotto la soglia di due anni. Il provvedimento impugnato è stato annullato senza rinvio.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Revoca Indulto e Reato Continuato: La Cassazione Annulla la Revoca

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha affrontato un’interessante questione giuridica riguardante la revoca indulto. Il caso esaminato chiarisce cosa accade quando la pena per un nuovo reato, commesso da un soggetto che ha beneficiato del condono, viene successivamente ridotta in un altro procedimento attraverso l’applicazione della disciplina del reato continuato. La decisione sottolinea come un fatto nuovo, anche se processualmente successivo, possa incidere sulla legittimità di un provvedimento di revoca già emesso.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da un provvedimento di cumulo pene che applicava a un soggetto un indulto nella misura di tre anni di reclusione. Successivamente, lo stesso individuo veniva condannato in via definitiva per un reato di usura, commesso in parte dopo l’entrata in vigore della legge sull’indulto. Inizialmente, la Corte d’Appello, in qualità di giudice dell’esecuzione, aveva disposto la revoca del beneficio, ritenendo che la condanna per il nuovo reato superasse la soglia di pena prevista dalla legge come condizione ostativa.

Tuttavia, la situazione si complicava. Nelle more del procedimento, un altro collegio della stessa Corte d’Appello, su istanza del condannato, applicava l’istituto del reato continuato (ex art. 671 c.p.p.), unificando la pena per il reato di usura con altre condanne precedenti. L’effetto di questa operazione era una rideterminazione della pena per l’usura, che veniva quantificata come un aumento di solo un anno e tre mesi di reclusione rispetto alla pena base del reato più grave. Questa nuova pena era, quindi, inferiore al limite di due anni di reclusione stabilito dalla legge sull’indulto (L. 241/2006) come soglia per la revoca di diritto del beneficio.

La questione della revoca indulto e la nuova pena

Nonostante questa rideterminazione, la Corte d’Appello in sede di rinvio confermava la revoca dell’indulto. L’imputato, pertanto, proponeva ricorso per cassazione, sostenendo che la nuova pena, essendo inferiore al limite legale, eliminava i presupposti per la revoca del beneficio.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato. Il punto centrale della decisione risiede nell’impatto che l’ordinanza di applicazione del reato continuato ha avuto sulla vicenda. Questo provvedimento, sebbene successivo alla prima ordinanza di revoca, costituiva un elemento di novità decisivo che il giudice del rinvio avrebbe dovuto considerare.

La Cassazione ha richiamato il fondamentale principio di diritto stabilito dalle Sezioni Unite (sentenza n. 21501/2009), secondo cui, in caso di reati uniti dal vincolo della continuazione, la pena rilevante ai fini della revoca indulto non è quella edittale minima prevista per il singolo reato, ma l’aumento di pena concretamente inflitto per quel reato “satellite”.

Nel caso di specie, l’ordinanza del 13 settembre 2022 aveva fatto esattamente questo: aveva calcolato l’impatto sanzionatorio dei delitti di usura come un aumento di un anno e tre mesi di reclusione. Tale quantum è indiscutibilmente inferiore alla soglia dei due anni di pena detentiva che la legge n. 241 del 2006 impone per la revoca di diritto dell’indulto.

Conclusioni

La Corte ha concluso che, venuti meno i presupposti legali per la revoca del beneficio, l’ordinanza impugnata era illegittima e doveva essere annullata. La sentenza stabilisce un principio di grande importanza pratica: una rideterminazione della pena in fase esecutiva, attraverso l’applicazione della disciplina del reato continuato, può neutralizzare gli effetti di una condanna che altrimenti comporterebbe la revoca automatica dell’indulto. Di conseguenza, il giudice dell’esecuzione deve sempre tenere conto di tutte le circostanze sopravvenute che modificano il quadro sanzionatorio, anche se definite in un procedimento parallelo, prima di decidere sulla revoca di un beneficio come l’indulto.

La revoca di un indulto è sempre automatica se si commette un nuovo reato?
No, la legge prevede che la revoca avvenga solo se per il nuovo reato doloso viene riportata una condanna a una pena detentiva non inferiore a una specifica soglia (in questo caso, due anni).

Cosa succede se la pena per il nuovo reato viene ridotta in un secondo momento?
Se la pena viene rideterminata, ad esempio tramite l’applicazione della disciplina del reato continuato, e scende al di sotto della soglia legale prevista per la revoca, i presupposti per la revoca stessa vengono meno e il provvedimento che l’ha disposta deve essere annullato.

Come si calcola la pena per un reato satellite ai fini della revoca dell’indulto?
Non si considera la pena minima prevista dalla legge per quel reato, ma l’aumento di pena concreto che è stato inflitto a titolo di continuazione. Se tale aumento è inferiore al limite di legge (due anni nel caso analizzato), la revoca del beneficio non è legittima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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