Revoca detenzione domiciliare: quando la violazione delle prescrizioni la giustifica?
La revoca detenzione domiciliare è un tema di grande attualità nel diritto penale esecutivo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 21695/2024) offre spunti cruciali per comprendere quando la condotta del condannato può portare alla perdita del beneficio. Il caso analizzato riguarda un soggetto in detenzione domiciliare trovato in possesso di sostanze stupefacenti, una circostanza che ha portato il Tribunale di Sorveglianza a ripristinare la detenzione in carcere.
I Fatti del Caso: Detenzione Domiciliare e la Scoperta di Stupefacenti
Il protagonista della vicenda è un giovane uomo, ammesso alla misura alternativa della detenzione domiciliare. Durante un controllo, le forze dell’ordine hanno rinvenuto nella sua disponibilità non solo una quantità di sostanza stupefacente, ma anche strumenti normalmente utilizzati per la preparazione e il confezionamento delle dosi.
Di fronte a questa scoperta, il Tribunale di Sorveglianza di Catania ha deciso di revocare la misura. La motivazione alla base del provvedimento era chiara: la condotta del soggetto violava apertamente le prescrizioni imposte e dimostrava che la detenzione domiciliare non era più una misura adeguata a contenere il suo pericolo di recidiva e a favorirne il reinserimento sociale.
La Decisione del Tribunale di Sorveglianza e il Ricorso in Cassazione
Insoddisfatto della decisione, il condannato ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione. La sua difesa, pur formalmente denunciando vizi di violazione di legge e illogicità della motivazione, mirava sostanzialmente a ottenere una nuova valutazione dei fatti. Si sosteneva che l’episodio fosse di natura occasionale e, pertanto, non così grave da giustificare una misura drastica come la revoca detenzione domiciliare.
La Suprema Corte, tuttavia, ha respinto completamente questa linea difensiva, dichiarando il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile.
Le Motivazioni della Cassazione sulla Revoca Detenzione Domiciliare
La Corte di Cassazione ha ribadito alcuni principi fondamentali che governano sia il giudizio di legittimità sia la valutazione del Tribunale di Sorveglianza.
I Limiti del Giudizio di Legittimità
In primo luogo, i giudici hanno sottolineato che il ricorso per cassazione non è una terza istanza di giudizio sui fatti. La Corte non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito (in questo caso, il Tribunale di Sorveglianza), ma deve limitarsi a verificare che la decisione impugnata sia legalmente corretta e logicamente motivata. Nel caso di specie, il ricorrente chiedeva proprio un diverso apprezzamento delle circostanze, un compito che esula dalle competenze della Cassazione.
La Valutazione Discrezionale del Giudice di Sorveglianza
In secondo luogo, la Corte ha confermato che la decisione del Tribunale di Sorveglianza era stata presa nell’esercizio dei suoi poteri discrezionali, in modo del tutto corretto. Il possesso di stupefacenti e degli strumenti per la preparazione delle dosi non è una violazione banale. È stata considerata una condotta ‘inosservante’ delle prescrizioni, ma soprattutto ‘incompatibile’ con la prosecuzione della misura. Tale comportamento è stato interpretato come un chiaro segnale che la detenzione domiciliare era divenuta inadeguata a fronteggiare il pericolo di recidivanza del soggetto.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia
L’ordinanza in esame conferma un orientamento consolidato: la detenzione domiciliare è un beneficio concesso sulla base di un patto di fiducia tra lo Stato e il condannato. La violazione di tale patto, specialmente attraverso condotte che indicano la persistenza di legami con ambienti criminali o la commissione di nuovi reati, può legittimamente portare alla revoca della misura. La decisione del Tribunale di Sorveglianza è ampiamente discrezionale e, se motivata in modo logico e coerente con i fatti accertati, non è censurabile in sede di legittimità. Per il condannato, ciò significa non solo il ritorno in carcere ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso di specie.
Il possesso di droga giustifica sempre la revoca della detenzione domiciliare?
Sì, secondo questa ordinanza, il ritrovamento di sostanza stupefacente e di strumenti per preparare le dosi è una condotta incompatibile con la misura, in quanto dimostra un concreto pericolo di recidiva e rende la detenzione domiciliare inadeguata.
È possibile contestare la valutazione del Tribunale di Sorveglianza in Cassazione?
No, non è possibile chiedere alla Corte di Cassazione di rivalutare i fatti. Il ricorso è ammesso solo per contestare la violazione di norme di legge o un’evidente illogicità nella motivazione, non per proporre un’interpretazione diversa degli eventi.
Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, poiché si presume una colpa nella proposizione di un’impugnazione priva dei requisiti di legge.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 21695 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 21695 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 18/04/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a RAGUSA il DATA_NASCITA
avverso l’ordinanza del 06/12/2023 del TRIB. SORVEGLIANZA di CATANIA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Visti gli atti.
Esaminati il ricorso e l’ordinanza impugnata.
Rilevato che l’unico motivo dedotto nell’impugnazione da NOME COGNOME, pur formalmente strutturato come denuncia dei vizi di violazione di legge e di illogicità della motivazione, sollecita, nella sostanza, apprezzamenti di merito estranei al giudizio di legittimità, ed è, comunque, manifestamente infondato.
Il Tribunale di sorveglianza, nell’esercizio dei poteri discrezionali riconosciutigl dall’ordinamento, ha fondato la decisione di revocare la detenzione domiciliare, sul rinvenimento nella disponibilità del condannato di sostanza stupefacente nonché di strumenti normalmente utilizzati per preparare le dosi. Tale condotta inosservante delle prescizioni imposte al detenuto domiciliare, è stata, con argomentazioni pesabili, apprezzata come incompatibile con la prosecuzione della misura divenuta inadeguata a fronteggiare il pericolo di recidivanza e a favorire il reinserimento sociale.
Il ricorrente nulla di concreto oppone, limitandosi, nella sostanza a sollecitare un diverso apprezzamento delle medesime circostanze prospettate come non particolarmente significative per l’occasionalità dell’episodio.
Ritenuto che deve essere dichiarata l’inammissibilità del ricorso, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, in mancanza di elementi atti a escludere la colpa nella determinazione della causa di inammissibilità, al versamento della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Il
Pr si dente
Così deciso, in Roma 18 aprile 2024
Il Consigliere estensore