Revoca Detenzione Domiciliare: Legittima per Violazioni Ripetute
La revoca della detenzione domiciliare è un provvedimento severo che segna il ritorno in carcere per il condannato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 18515/2024) ha ribadito i principi fondamentali che guidano questa decisione, sottolineando come la condotta del soggetto sia l’elemento cruciale. Il caso analizzato riguarda un individuo che, nonostante fosse sottoposto a questa misura alternativa, ha violato ripetutamente le prescrizioni imposte, portando il Tribunale di Sorveglianza a revocarne il beneficio. Vediamo nel dettaglio i fatti e i principi di diritto affermati dai giudici.
I Fatti del Caso
Un uomo, ammesso alla misura della detenzione domiciliare, si era reso protagonista di plurime violazioni delle regole imposte dal Tribunale. In particolare, in più occasioni e nonostante una diffida formale, si era allontanato dalla sua abitazione in orari non consentiti. Come se non bastasse, durante questi allontanamenti, si era messo alla guida di un’autovettura pur essendo sprovvisto della patente di guida.
Di fronte a questa condotta, il Tribunale di Sorveglianza di Brescia aveva disposto la revoca della misura, ritenendo il comportamento del condannato incompatibile con la prosecuzione del beneficio. L’interessato ha quindi proposto ricorso per cassazione avverso tale decisione.
La Decisione della Corte sulla Revoca della Detenzione Domiciliare
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la validità del provvedimento del Tribunale di Sorveglianza. I giudici di legittimità hanno chiarito che, sebbene la revoca non sia una conseguenza automatica di qualsiasi violazione, essa diventa necessaria quando il comportamento del soggetto si dimostra incompatibile con la finalità della misura.
L’Incompatibilità come Criterio Fondamentale
Il punto centrale della decisione risiede nel concetto di “incompatibilità”. La legge (art. 47-ter della legge n. 354/1975) non prevede una revoca automatica. La valutazione del giudice deve concentrarsi sulla gravità della condotta e sulla sua capacità di minare la fiducia che lo Stato ha riposto nel condannato. In questo caso, le violazioni non erano sporadiche o di lieve entità. L’essersi allontanato ripetutamente, anche dopo essere stato formalmente avvisato, e l’aver guidato senza patente, sono state considerate condotte che dimostrano una totale noncuranza delle regole e un’inaffidabilità del soggetto, rendendo impossibile la prosecuzione della misura alternativa.
Le Motivazioni della Cassazione
La Corte ha ritenuto che la motivazione del Tribunale di Sorveglianza fosse congrua, adeguata e priva di vizi logici o giuridici. È stato valorizzato il fatto che le violazioni fossero state ripetute e accertate. La Cassazione ha richiamato la sua giurisprudenza consolidata, secondo cui la revoca della detenzione domiciliare è legittima in presenza di comportamenti gravi, anche prima che si concluda un eventuale procedimento penale per il reato di evasione. Non è infatti necessario attendere una condanna per evasione per valutare l’incompatibilità della condotta con la misura. La difesa del ricorrente, secondo la Corte, non è riuscita a confrontarsi efficacemente con queste solide argomentazioni, rendendo il ricorso palesemente infondato.
Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza serve da monito: la detenzione domiciliare è un beneficio concesso sulla base di un patto di fiducia tra il condannato e lo Stato. La violazione sistematica delle prescrizioni, specialmente se accompagnata da altre condotte illecite come la guida senza patente, rompe questo patto. La decisione del giudice di revocare la misura non è una punizione aggiuntiva, ma la presa d’atto che il soggetto non è idoneo a beneficiare di alternative al carcere. Per i condannati, ciò significa che ogni violazione, anche se percepita come minore, può essere valutata nel suo complesso e portare a conseguenze molto serie, come il ritorno in istituto di pena.
Una qualsiasi violazione delle prescrizioni comporta automaticamente la revoca della detenzione domiciliare?
No, la revoca non è automatica. Deve essere disposta solo quando il comportamento del soggetto risulta incompatibile con la prosecuzione della misura, a seguito di una valutazione discrezionale del giudice.
È necessario attendere la condanna per il reato di evasione prima di poter revocare la detenzione domiciliare?
No, non è necessario attendere l’esito del procedimento penale per evasione. La valutazione sull’incompatibilità del comportamento con la misura è autonoma e può basarsi sulle sole violazioni accertate delle prescrizioni.
Cosa succede se le violazioni delle prescrizioni sono ripetute nel tempo?
Le violazioni ripetute e accertate, come l’allontanamento ingiustificato dal luogo di detenzione, rafforzano la valutazione di incompatibilità del condannato e costituiscono un solido fondamento per la legittima revoca della misura.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 18515 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 18515 Anno 2024
Presidente: FIORDALISI DOMENICO
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 28/03/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a BERGAMO il DATA_NASCITA
avverso l’ordinanza del 05/12/2023 del TRIB. SORVEGLIANZA di BRESCIA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
n
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RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Considerato che NOME COGNOME, ricorre per cassazione avverso l’ordinanza in preambolo, con cui il Tribunale di sorveglianza di Brescia ha revocato la misura della detenzione domiciliare concessagli;
ricordato che «La detenzione domiciliare prevista dall’art. 47-ter della legge 26 luglio 1975, n. 354, non deve essere automaticamente revocata in qualsiasi caso di violazione delle prescrizioni dettate, ma solo quando il comportamento del soggetto risulta incompatibile con la prosecuzione della misura» (Sez. 1, n. 13951 del 04/02/2015, COGNOME, Rv. 263077) e che ai fini della valutazione della compatibilità o meno dei comportamenti posti in essere con la prosecuzione della misura, quando tali comportamenti possano dar luogo all’instaurazione di procedimenti penali, non è necessario che il giudice tenga conto dell’esito di questi ultimi, non essendo configurabile alcuna pregiudizialità, neppure logica, fra l’esito anzidetto e la valutazione in questione» (Sez. 1, n. 41796 del 09/09/2021, Acri, Rv. 282153; Sez. 1, n. 25640 del 21/05/2013, COGNOME, Rv. 256066);
ritenuto che il provvedimento impugnato ha fornito una motivazione congrua, adeguata ed esente da vizi logici e giuridici, e ha valorizzato la circostanza che il condannato aveva posto, in più occasioni e nonostante diffida, condotte in violazione delle prescrizioni connessa alla misura, essendosi allontanato dal domicilio in orario non consentito e postosi alla guida dell’auto, sebbene privo di patente, così ponendosi nel solco della consolidata giurisprudenza di legittimità secondo cui «La revoca della detenzione domiciliare è legittimamente disposta nei confronti del condannato che ne fruisca, in presenza di ripetute e accertate violazione delle prescrizioni imposte (in particolare, di abbandono ingiustificato del luogo di detenzione), anche prima della definizione del giudizio sul reato di evasione contestatogli» (Sez. 1, n. 41540 del 10/11/2010, Rizzo, Rv. 248469);
ritenuto che con tali argomentazioni, non manifestamente illogiche, la difesa ha omesso di confrontarsi, sicché il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e – per i profili di colpa connessi all’irritualità dell’impugnazione (Corte cost. n. del 2000) – di una somma in favore della Cassa delle ammende che si stima equo determinare, in rapporto alle questioni dedotte, in euro tremila; –
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 28 marzo 2024
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Il Consigliere estensore
Il Presidente