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Revoca dell’affidamento: la sostituzione è possibile

Un soggetto in affidamento in prova commette un nuovo reato. Il Tribunale di Sorveglianza revoca la misura e dichiara inammissibile la richiesta di detenzione domiciliare. La Cassazione annulla la decisione, stabilendo che la legge, in caso di violazioni, consente al giudice non solo la revoca dell’affidamento, ma anche la sua sostituzione con un’altra misura. Pertanto, la richiesta di detenzione domiciliare doveva essere valutata nel merito.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Revoca dell’affidamento: la Cassazione apre alla sostituzione con altre misure

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4579 del 2025, ha affrontato un’importante questione relativa alla revoca dell’affidamento in prova al servizio sociale. La pronuncia chiarisce che, in caso di violazione delle prescrizioni, il Tribunale di Sorveglianza non ha come unica opzione la revoca della misura, ma può anche disporne la sostituzione con un’altra più restrittiva, come la detenzione domiciliare. Questa decisione amplia la discrezionalità del giudice, orientandola verso una valutazione più flessibile e adeguata al singolo caso.

I fatti del caso: dalla violazione dell’affidamento al ricorso in Cassazione

Il caso riguarda un individuo condannato a una pena di 8 anni e 6 mesi, al quale era stato concesso l’affidamento in prova al servizio sociale. Dopo oltre due anni di esecuzione regolare della misura, veniva arrestato in flagranza per spaccio di sostanze stupefacenti.

Di conseguenza, il Tribunale di Sorveglianza revocava l’affidamento, dichiarando non valido il periodo di pena già scontato. A seguito di un primo annullamento da parte della Cassazione per vizi di motivazione, il Tribunale, in sede di rinvio, confermava la revoca e dichiarava inammissibile la richiesta, avanzata dalla difesa, di sostituire l’affidamento con la detenzione domiciliare.

Contro questa seconda ordinanza, la difesa proponeva ricorso per cassazione, lamentando due aspetti principali:
1. La revoca era stata disposta ex tunc (cioè con effetto retroattivo) senza una valutazione complessiva del comportamento tenuto per oltre due anni, basandosi unicamente sulla gravità del nuovo reato.
2. L’erronea declaratoria di inammissibilità della richiesta di detenzione domiciliare, sostenendo che la normativa vigente consente al giudice di sostituire una misura alternativa violata con un’altra più afflittiva.

Le motivazioni della Corte sulla revoca dell’affidamento

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, concentrando la sua analisi sul secondo motivo, ritenuto logicamente prioritario. I giudici hanno evidenziato come l’articolo 51-ter dell’Ordinamento Penitenziario, a seguito delle modifiche introdotte dal d.lgs. n. 123 del 2018, conferisca espressamente al Tribunale di Sorveglianza il potere di decidere in ordine alla “prosecuzione, sostituzione e revoca della misura”.

Questa formulazione testuale, secondo la Corte, non lascia dubbi: il legislatore ha inteso fornire al giudice un ventaglio di opzioni per gestire le violazioni commesse dalla persona in misura alternativa. La revoca rappresenta la soluzione più drastica, da riservare ai casi più gravi, ma non l’unica. Accanto ad essa, si pone la possibilità di proseguire con la misura in corso (magari con prescrizioni più stringenti) o, appunto, di sostituirla con un’altra più restrittiva ma pur sempre alternativa al carcere.

Di conseguenza, il Tribunale di Sorveglianza ha errato nel dichiarare inammissibile la richiesta di detenzione domiciliare. Avrebbe dovuto, invece, valutarla nel merito, verificando se, nonostante la violazione, sussistessero ancora i presupposti per una misura extra-muraria, sebbene più contenitiva.

La Corte ha anche chiarito che non è pertinente il richiamo all’art. 58-quater dell’Ordinamento Penitenziario, che preclude la concessione di nuove misure alternative a chi ha subito una revoca. Tale norma, infatti, opera solo dopo che la revoca è divenuta definitiva, e non impedisce al giudice, nel corso dello stesso procedimento di revoca, di optare per una sostituzione anziché per la revoca stessa.

Conclusioni

La sentenza in esame stabilisce un principio di notevole importanza pratica: la violazione delle prescrizioni dell’affidamento in prova non comporta automaticamente la revoca e il ritorno in carcere. Il Tribunale di Sorveglianza è chiamato a esercitare un potere discrezionale più ampio, che gli consente di modulare la risposta sanzionatoria in base alla gravità del comportamento e al percorso rieducativo del condannato. Può quindi disporre la sostituzione della misura in corso con una più restrittiva, come la detenzione domiciliare. La decisione del Tribunale di Sorveglianza è stata annullata con rinvio, affinché un nuovo collegio proceda a una valutazione di merito sulla richiesta di sostituzione della misura.

Se una persona in affidamento in prova commette un reato, il giudice può sostituire la misura con la detenzione domiciliare?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’art. 51-ter dell’Ordinamento Penitenziario permette al Tribunale di Sorveglianza di scegliere se proseguire, revocare o sostituire la misura con un’altra più restrittiva, valutando il caso specifico.

È ammissibile una richiesta di detenzione domiciliare presentata durante il procedimento di revoca dell’affidamento?
Sì, è ammissibile. Secondo la sentenza, il Tribunale di Sorveglianza ha il dovere di valutare nel merito tale richiesta e non può dichiararla inammissibile a priori, in quanto la sostituzione della misura è una delle opzioni previste dalla legge.

La norma che vieta nuove misure dopo la revoca (art. 58-quater Ord. pen.) si applica anche alla richiesta di sostituzione durante il procedimento?
No. Tale divieto si applica solo dopo che la revoca della misura è diventata definitiva. Non impedisce al giudice, all’interno dello stesso procedimento, di decidere di sostituire la misura invece di revocarla.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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