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Revoca confisca: l’errore che costa l’inammissibilità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni soggetti che chiedevano la revoca di una confisca di prevenzione. La Corte ha stabilito che lo strumento corretto per contestare una confisca definitiva, alla luce della sentenza n. 24/2019 della Corte Costituzionale, non è l’incidente di esecuzione, ma la specifica richiesta di revocazione prevista dall’art. 28 del d.lgs. 159/2011. L’errata scelta procedurale, unita alla genericità e ripetitività del ricorso, ha portato alla sua reiezione e alla condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Revoca Confisca: Scegliere la Strada Giusta per non Perdere in Partenza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di revoca confisca di prevenzione: la scelta del corretto strumento processuale è un requisito imprescindibile per poter vedere la propria richiesta esaminata nel merito. In questo caso, l’errore procedurale dei ricorrenti ha portato a una dichiarazione di inammissibilità, chiudendo di fatto la porta a ogni discussione sulla sostanza della questione. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dai giudici.

I Fatti: la Confisca e il Tentativo di Revoca

La vicenda trae origine da un decreto di confisca di prevenzione emesso nel 2017 dal Tribunale di Chieti nei confronti di sei persone. Anni dopo, queste ultime si sono rivolte allo stesso Tribunale, in funzione di giudice dell’esecuzione, chiedendo la revoca di quel provvedimento. La loro istanza si basava, tra le altre cose, sugli effetti di una importante sentenza della Corte Costituzionale (la n. 24 del 2019), che aveva dichiarato l’illegittimità di una specifica tipologia di confisca.

Il Tribunale ha dichiarato l’istanza inammissibile, evidenziando due ragioni principali: in primo luogo, lo strumento utilizzato – l’incidente di esecuzione – era errato; in secondo luogo, una richiesta identica era già stata respinta in precedenza.

L’Analisi della Cassazione sul Tema della Revoca Confisca

I ricorrenti hanno impugnato la decisione del Tribunale dinanzi alla Corte di Cassazione, ma senza successo. La Suprema Corte ha confermato in toto la decisione di inammissibilità, fornendo chiarimenti cruciali sulla procedura da seguire.

Il Rimedio Corretto: Revocazione vs. Incidente di Esecuzione

Il punto centrale della sentenza è la distinzione tra due strumenti processuali: l’incidente di esecuzione e la richiesta di revocazione. La Cassazione, richiamando una precedente pronuncia delle Sezioni Unite, ha stabilito che, in materia di misure di prevenzione patrimoniali, il rimedio corretto per far valere il difetto originario dei presupposti a seguito della sentenza della Corte Costituzionale è la richiesta di revocazione, come previsto dall’art. 28 del d.lgs. 159/2011. L’incidente di esecuzione, invece, è uno strumento con finalità diverse e non applicabile in questo specifico contesto. Aver utilizzato la procedura sbagliata ha reso l’istanza, fin dal principio, inammissibile.

La Portata Limitata della Sentenza Costituzionale

La Corte ha inoltre precisato che i ricorrenti avevano interpretato in modo errato la portata della sentenza costituzionale n. 24/2019. Tale pronuncia aveva dichiarato illegittima la confisca nei confronti di coloro ritenuti ‘abitualmente dediti a traffici delittuosi’ (lett. ‘a’ dell’art. 1, d.lgs. 159/2011). Tuttavia, il decreto di confisca originale si basava anche su un altro presupposto: il fatto che i soggetti vivessero ‘abitualmente con i proventi di attività delittuose’ (lett. ‘b’ dello stesso articolo). Questa seconda ipotesi non è stata toccata dalla sentenza della Consulta e, secondo la Cassazione, i ricorrenti non l’hanno adeguatamente contestata.

La Genericità e Reiteratività del Ricorso

Infine, la Corte ha bollato il ricorso come generico e reiterativo. Era stato infatti dimostrato che una precedente istanza, basata sugli stessi argomenti, era già stata rigettata l’anno precedente. La riproposizione di una richiesta identica, senza nuovi elementi, costituisce un’ulteriore causa di inammissibilità.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte di Cassazione si fondano su un rigoroso rispetto delle norme procedurali. Il diritto non ammette scorciatoie: ogni istanza deve essere presentata utilizzando gli strumenti che la legge mette a disposizione. Confondere l’incidente di esecuzione con la richiesta di revocazione non è un mero formalismo, ma un errore sostanziale che impedisce al giudice di entrare nel merito della questione. La Corte ha voluto ribadire che la certezza del diritto passa anche attraverso il corretto uso delle procedure, garantendo ordine e prevedibilità all’azione giudiziaria.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre una lezione chiara: nel campo delle misure di prevenzione e, in particolare, della revoca confisca, la strategia processuale è tanto importante quanto le ragioni di merito. Scegliere il rimedio giuridico errato equivale a compromettere l’esito della propria azione legale sin dall’inizio. La decisione sottolinea la necessità di un’analisi legale approfondita prima di intraprendere qualsiasi iniziativa, specialmente quando si intende mettere in discussione un provvedimento divenuto definitivo. Per i cittadini, ciò si traduce nell’importanza di affidarsi a professionisti esperti che conoscano a fondo non solo il diritto sostanziale, ma anche le complesse regole del processo.

Qual è lo strumento giuridico corretto per chiedere la revoca di una confisca di prevenzione definitiva dopo la sentenza della Corte Costituzionale n. 24/2019?
Lo strumento corretto è la richiesta di revocazione prevista dall’articolo 28, comma 2, del d.lgs. n. 159 del 2011, e non l’incidente di esecuzione.

Perché il ricorso alla Corte di Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per tre motivi principali: 1) è stato utilizzato uno strumento processuale errato (incidente di esecuzione invece della revocazione); 2) il ricorso era generico e non contestava adeguatamente tutti i fondamenti del provvedimento di confisca; 3) l’istanza era una mera ripetizione di una precedente richiesta già rigettata.

La sentenza della Corte Costituzionale n. 24/2019 ha annullato tutte le confische di prevenzione?
No. La sentenza ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della confisca basata sulla presunzione di pericolosità per i soggetti ‘abitualmente dediti a traffici delittuosi’, ma ha lasciato inalterata la validità della confisca per coloro che ‘vivono abitualmente con i proventi di attività delittuose’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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