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Revoca confisca: l’appello è il rimedio corretto

Un soggetto ha richiesto la revoca della confisca di quote societarie, misura disposta nell’ambito di un procedimento di prevenzione a carico di terzi. Il Tribunale ha respinto l’istanza e l’interessato ha proposto ricorso per cassazione. La Suprema Corte, con questa ordinanza, ha chiarito che per le misure di prevenzione antecedenti alla riforma del 2011, il rimedio corretto non è il ricorso per cassazione ma l’appello. Di conseguenza, ha riqualificato l’impugnazione e trasmesso gli atti alla Corte d’Appello competente, sottolineando l’importanza di garantire un riesame completo del merito nel procedimento di revoca confisca.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Revoca Confisca: La Cassazione Sceglie l’Appello per le Misure Ante-2011

Quando si parla di misure di prevenzione patrimoniali, la corretta individuazione del rimedio processuale è fondamentale per la tutela dei diritti. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale in materia di revoca confisca, specificando quale sia la via da percorrere per contestare un provvedimento di rigetto relativo a misure disposte prima della grande riforma del 2011. La decisione chiarisce che, in questi casi, lo strumento corretto è l’appello, non il ricorso per cassazione, garantendo così un pieno riesame del merito.

Il Caso: La Richiesta di Revoca della Confisca di Quote Societarie

Il caso nasce dalla richiesta di un privato di ottenere la revoca di una confisca di quote societarie di cui era formalmente intestatario. Tali quote erano state confiscate anni prima, con un decreto del 2002, poiché ritenute nella disponibilità indiretta di un altro soggetto, destinatario di una misura di prevenzione personale. Il Tribunale di Napoli, con un decreto del giugno 2024, aveva respinto l’istanza. Contro questa decisione, il difensore del privato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando un’erronea applicazione della legge penale.

La Decisione della Corte: Riqualificazione in Appello

La Corte di Cassazione, esaminati gli atti, ha accolto la richiesta del Procuratore Generale e ha riqualificato l’impugnazione da ricorso per cassazione a ricorso in appello. Di conseguenza, ha ordinato la trasmissione degli atti alla Corte d’Appello di Napoli, che sarà l’organo competente a decidere nel merito. La Suprema Corte non è entrata nella valutazione della fondatezza della richiesta di revoca, ma si è concentrata esclusivamente sulla questione procedurale, ritenuta dirimente.

Le motivazioni della corretta qualificazione del ricorso in tema di revoca confisca

Il cuore della decisione risiede nell’analisi della normativa applicabile e della giurisprudenza consolidata. I giudici hanno chiarito i seguenti punti:

1. Normativa Applicabile: La confisca era stata disposta nel 2002, quindi prima dell’entrata in vigore del d.lgs. 159/2011 (Codice Antimafia). Pertanto, la disciplina di riferimento è quella precedente, contenuta nella legge n. 1423 del 1956.
2. Giurisprudenza Consolidata: Secondo un orientamento ormai prevalente, avverso i provvedimenti che decidono sulla revoca o modifica di una misura di prevenzione (disciplinati dalla vecchia normativa), è esperibile l’appello e non il ricorso per cassazione. La Corte cita numerose sentenze a supporto di questa tesi, evidenziando come l’indirizzo minoritario, che ammetteva il solo ricorso per cassazione, sia stato superato.
3. Natura del Giudizio di Revoca: L’istituto della revoca della confisca si inserisce in un autonomo sottosistema, quello delle misure di prevenzione. Esso opera secondo la clausola rebus sic stantibus, consentendo un nuovo esame delle condizioni che avevano giustificato la misura ablativa. Questo giudizio, che coinvolge una nuova valutazione del merito sulla pericolosità del soggetto e sulla provenienza dei beni, richiede le stesse garanzie processuali del procedimento originario, incluso il doppio grado di giudizio di merito (Tribunale e Corte d’Appello).

Le conclusioni: Garanzie Processuali e Doppio Grado di Giudizio

La decisione della Cassazione riafferma un principio di garanzia fondamentale: la possibilità per le parti di ottenere un esame completo dei fatti e del diritto attraverso i tre gradi di giudizio. Qualificare l’impugnazione come appello significa assicurare che la Corte d’Appello possa riesaminare interamente la questione, valutando nel profondo le argomentazioni della difesa. Solo dopo questa fase di merito, la decisione potrà eventualmente essere sottoposta al vaglio di legittimità della Corte di Cassazione. Questa ordinanza, dunque, non solo risolve un caso specifico, ma fornisce un’indicazione procedurale chiara per tutti i casi di revoca confisca relativi a misure disposte prima del 2011, rafforzando il diritto a un giusto processo.

Qual è il rimedio corretto contro un provvedimento che nega la revoca di una confisca di prevenzione disposta prima del 2011?
Secondo la giurisprudenza consolidata richiamata dalla Corte, il rimedio corretto è il ricorso in appello e non il ricorso per cassazione, in base all’art. 7 della legge n. 1423 del 1956.

Perché la Corte di Cassazione ha riqualificato il ricorso come appello?
La Corte lo ha fatto in applicazione dell’art. 568, comma 5, del codice di procedura penale, che consente al giudice di qualificare correttamente l’impugnazione proposta. Ha ritenuto che la natura del giudizio di revoca, che implica un riesame del merito, richieda un secondo grado di giudizio di merito (l’appello) per garantire pienezza di tutele alle parti.

Cosa significa che la revoca della confisca opera ‘rebus sic stantibus’?
Significa che la richiesta di revoca si basa sulla valutazione di un cambiamento delle circostanze di fatto che avevano originariamente giustificato la confisca. L’istituto consente quindi un nuovo esame della situazione alla luce di nuovi elementi o del mutato contesto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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